mercoledì 7 giugno 2023 - Giovanni Greto

Presentati ufficialmente i tre festival DMT (Danza, Musica, Teatro) della Biennale di Venezia

48 giorni di programmazione, che si estendono fino a tre mesi di attività con le residenze dei giovani artisti di Biennale College

In vista dell’imminente inizio del primo dei tre festival della sezione DMT, quello relativo al Teatro (15 giugno – 1 luglio), il presidente della Biennale di Venezia, Roberto Cicutto, ha voluto presentare ufficialmente il nutrito cartellone, esordiendo così nel suo intervento : Da quest’anno la Biennale ha deciso di aumentare le risorse e il sostegno destinati ai settori DMT e ai rispettivi Festival Internazionali, concepiti come lo sviluppo di un progetto che arricchisca conoscenza e sperimentazione in coerenza con un mandato quadriennale. Un ruolo molto importante assume l’attività del programma Biennale College DMT, che per tutte e tre le arti dal vivo ha prodotto risultati straordinari, non solo scoprendo giovani talenti, ma facilitando anche la loro immissione nel circuito di compagnie internazionali, se non addirittura in strutture permanenti di primaria importanza. Il lavoro dei direttori artistici ha dimostrato nei primi tre anni del loro mandato le infinite possibilità nel tessere un filo ininterrotto fra maestri dl passato, artisti contemporanei e professionisti del prossimo futuro. Solo una istituzione multidisciplinare come la Biennale di Venezia, internazionale per costituzione e capace di interpretare le diverse contemporaneità che hanno costituito la sua storia, può assolvere a questo compito avvalendosi anche di nuove tecnologie e mezzi espressivi per inventare nuovi linguaggi e inedite collaborazioni.

Per i tre Festival sono oltre 450 gli artisti coinvolti, da 30 Paesi diversi ; 70 le novità, tra prime assolute, europee e italiane ; 41 le produzioni e coproduzioni, molte delle quali commissionate.

Stefano Ricci e Gianni Forte, direttori del settore, hanno presentato EMERALD, lo smeraldo, ossia il colore che contraddistingue, dopo Blue e Rot, questa 51esima edizione del Festival del Teatro.

Evoca la città dei prodigi del Paese di Oz, Emerald City, e invita il pubblico a un viaggio nello stupore.

Tra i protagonisti spiccano i nomi di Armando Punzo, che è stato insignito del Leone d’oro alla carriera con questa motivazione : La ricerca del senso del teatro inizia quando ci si avventura in territori umani spinti dalla necessità di una propria, originale, identità culturale. Dove il palco si nutre della stessa vita concreta. Nel tentativo di comunicare attraverso l’isolamento, artistico e geografico; il carcere e le sue barriere. Forzare un limite, l’assenza di libertà che frantuma gli assiomi attraverso il Teatro per diventare rigogliosa mietitura. Ricominciare a sognare un nuovo uomo e imporlo alla realtà. Una forma visionaria di comunicazione distillando un linguaggio ricostruito all’ombra di un pregiudizio: lo spirito e la fantasia non hanno sbarre che contengano ma, soprattutto, siamo certi che siano gli Altri i prigionieri condannati ad un perimetro? I nostri limiti, le paure, il bisogno di affermazione sociale, la cecità verso il prossimo; rendere visibile il non palpabile, l’inconsapevole: un’utopia culturale di cui Armando Punzo e la Compagnia della Fortezza sono le fulgide incarnazioni”.

E’ un regista radicale, che pone l’azzeramento del teatro come condizione per ritrovare il senso oltre il mestiere, dando una forza e un’evidenza fisica sconosciute ai suoi spettacoli, da quando nel 1987 inizia a lavorare con il gruppo di detenuti – attori nel carcere di Volterra.

Giovedì 15 giugno (replica il 16) al Teatro alle Tese debutterà Naturae, sviluppo e approdo di un ciclo durato quattro anni, secondo una pratica cara al regista che porta a maturazione le sue creazioni attraverso studi preparatori, laboratori, fasi di ricerca, spettacoli.

Il Leone d’argento è andato alla compagnia fiamminga FC Bergman, per la prima volta alla Biennale Teatro, un collettivo fondato nel 2008 dagli attori/registi/artisti Stef Aerts, Joé Agemans, Thomas Verstraeten e Marie Vinck. Questa la motivazione : Con le loro creazioni gli artisti fiamminghi FC Bergman, ispirandosi al cinema, alla letteratura e alla storia dell’arte, amalgamando un’estetica pittorica e l’uso di una tecnologia molto avanzata con i grandi racconti allegorici-medievali-biblici, plasmano un originale linguaggio di teatro-danza-site-specific, poetico e al tempo stesso irriverente, che rilascia una sensazione di sconcertante disagio nello spettatore. Utilizzando riferimenti, simboli e immagini profondamente radicati nella cultura e civiltà occidentale, sfuggendo alla dittatura del punto di fuga dei teatri all'italiana con prospettive organizzate in vorticosi tableaux vivants e riservandosi un margine d’imprevedibilità e improvvisazione, gli FC Bergman flirtano con i limiti del fattibile, creando delle apocalittiche favole moderne, spesso senza parole ma di sorprendente forza plastica e potere evocativo, focalizzandosi così sull'Uomo – combattuto tra il desiderio esistenziale di trascendere i propri perimetri e la paura di un cambiamento – seguendolo nelle sue commoventi odissee che si metamorfizzano poi in tragicomiche disavventure.

Sabato 17 giugno (replica il 18) in prima nazionale presenterà, alla Sala Marghera, zona industriale, Het Land Nod (La terra di Nod), uno spettacolo “oltre misura”, che sfida lo spazio tradizionale del teatro, prendendo ispirazione da un luogo, il Museo Reale delle Belle Arti di Anversa, di cui riproduce in scena l’intera sala Rubens con i maestosi dipinti del pittore fiammingo, per raccontare la storia avvincente di questo spazio, delle opere che ospita e soprattutto delle persone che lì cercano conforto e rifugio.

Da segnalare:

il collettivo catalano El Conde de Torrefiel, fondato a Barcellona nel 2010 da Pablo Gisbert Tanya Beyeler. Alle Tese dei Soppalchi presenterà La Plaza, uno spettacolo-paesaggio con cui la coppia di registi risponde all’urgenza di misurarsi con il proprio tempo, spostando lo sguardo fuori dal teatro, nella piazza dove accade la vita ;

Romeo Castellucci , alla Scuola Grande della Misericordia, proporrà, dal 28 giugno al 1 luglio, Domani, un’azione performativa, interpretata dall’artista brasiliana Ana Lucia Barbosa. Vestita di bianco, con un bastone da rabdomante, alla cui estremità è infilata una scarpa, si muove ripetitivamente seguendo azioni cicliche attorno ad una stanza per 25 minuti, accompagnata dalle musiche di Scott Gibbons.

ALTERED STATES, titolo del 17esimo Festival di danza Contemporanea (13 – 29 luglio) è il terzo capitolo con cui il Direttore Wayne McGregor continua a sondare questa disciplina mobile, in dialogo con le tecno-culture e il pensiero scientifico più avanzato, ma anche in relazione percettiva con lo spettatore. Gli artisti e i lavori selezionati sono alchimisti del movimento. Il loro lavoro è guidato da un’insaziabile curiosità di esplorare e sperimentare sia nel processo creativo che nella performance, attraverso l’improvvisazione, l’installazione soma-sensoriale, il minimalismo radicale o con sorprendenti allontanamenti da forme e contesti consueti. Fondamentalmente, sfidano le ortodossie tradizionali della danza e, così facendo, ci portano a fare l’esperienza del nostro corpo rinnovato, connettendo i nostri modelli esterni del mondo con le meno conosciute mappe interne, alterando i nostri stati di conoscenza ed esperienza.

Il Leone d’oro alla carriera è stato assegnato a Simone Forti.

All’artista del movimento, italo-americana, nata a Firenze nel 1935, emigrata a Los Angeles nel 1938, a causa delle leggi razziali dell’Italia fascista, sarà dedicata la mostra retrospettiva che a partire dagli anni ‘60 abbraccia tutta la sua arte – disegni, ologrammi, video, fotografie, quaderni, poesie, performance (Sale d’Armi A dal 13 al 29 luglio). Essendo forse più nota come coreografa, saranno presentate le sue rivoluzionarie Dance Constructions. Si tratta di una storica serie di performance, replicate più volte al giorno, sintesi perfetta di quella ricerca del movimento che caratterizza fin dagli esordi la pratica dell’artista. Verrà ricostruita per e con i danzatori di Biennale College, guidati da Sarah Vox Swenson.

Così scrive Wayne McGregor nella motivazione del premio :

Simone Forti ha dato vita a un corpus di opere - performance, disegni, film, video, fotografia, installazioni e scritti - sorprendente per varietà e unico per capacità visionaria. Innovatrice su vasta scala e specialista dell’improvvisazione nella danza, l’arte di Simone Forti ha spesso unito elementi quali il movimento, il suono e gli oggetti in nuove e sorprendenti articolazioni ibride - lavoro che è stato tanto fondamentale nello sviluppo della postmodern dance, quanto illuminante per il minimalismo.

Autodefinitasi artista o movement artist, così da non costringersi nelle convenzioni e ortodossie dell’essere una ‘coreografa’, Simone Forti si è sempre mossa liberamente e senza confini tra mondi creativi, intrecciando diverse discipline e – facendo questo – ha sostenuto la superiorità del corpo, o piuttosto ‘il pensare con il corpo’ come forza di sperimentazione, azione e (re)invenzione.

Un estremo interesse suscita la presenza del TAO DANCE THEATER, compagnia pechinese, guidata da Tao Ye e Duan Ni, cui è stato attribuito il Leone d’argento, con la seguente motivazione :

Abbandonata la narrativa, la trasmissione di un messaggio e le scenografie elaborate ,Tao Ye e Duan Ni hanno creato un genere di danza unica ed evoluzionistica che cattura con la sua forza ipnotica e minimalista. La loro compagnia, fondata nel 2008, è impegnata in un’estetica di ‘danza pura’, essenziale, che elimini ogni categorizzazione del movimento e, per estensione, di loro stessi. Il corpo viene presentato come elemento da percepire in quanto affascinante alla vista – privo di rappresentazione, narrativa, contesto, semplicemente esistente come oggetto. Esso viene amplificato solo dall’uso della luce e del suono, così da consentire agli spettatori di essere messi a confronto - e alla prova - con tecniche, vocabolario e forme rigorosamente focalizzate sul corpo.

E’ questa fiducia nel potere del solo movimento (sviluppato tramite il loro innovativo Circular Movement System) con tutto il suo potenziale ed espressività latente, le sue sfumature, la sua eleganza, idiosincrasia, limiti e restrizioni, che ci chiede di guardare e guardare ancora, di apprendere la sintassi nascosta e di ‘vedere’ davvero come se facessimo esperienza del corpo e della danza per la prima volta.

TAO Dance Theater sarà alla Biennale Danza il 28 e il 29 luglio con tre nuovi lavori presentati al Teatro Malibran in prima europea, tre coreografie che proseguono la sequenza delle Numerical Series con cui si sono affermati sulla scena internazionale: 11, 13, 14 i titoli.

Da non perdere A day of Films featuring our Artists, una giornata di proiezioni cinematografiche non stop (domenica 23 luglio al teatro Piccolo Arsenale), che continua sullo schermo il racconto degli artisti invitati al Festival, ma include anche lavori sperimentali, anteprime e prime europee.

Il programma si completa con una serie di incontri e laboratori (dal 14 al 28 luglio) con gli artisti presenti al Festival.

Grande attesa, anche per l’appuntamento conclusivo di DMT, il 67esimo Festival di Musica Contemporanea, intitolato MICRO – MUSIC, presentato con queste parole dalla direttrice Lucia Ronchetti : E’ dedicato al suono digitale, alla sua produzione e alla sua diffusione nello spazio acustico, attraverso tecnologie avanzate e ricerche sperimentali. Il Festival presenta un ampio spettro di tendenze stilistiche e ricerche creative innovative della scena musicale internazionale, secondo forme installative, performative e online, con molte prime assolute commissionate dalla Biennale Musica e coproduzioni con i più importanti festival internazionali.

Il Festival si articola in sei sezioni : Sound Microscopies ; Sound Installations/Sound Exhibitions ; Stylus Phantasticus – The Sound Diffused by Venetian Organs ; Club Micro-Music ; Digital Sound Horizons ; Sound Syudies.

L’appuntamento clou è la presenza di Brian Eno, cui è stato assegnato il Leone d’oro alla carriera per la sua ricerca sulla qualità, la bellezza e la diffusione del suono digitale e la sua concezione dello spazio acustico come strumento compositivo.

Così si legge nella motivazione di Lucia Ronchetti : Il lavoro compositivo di Brian Eno è dagli esordi concepito quale processo generativo che evolve secondo una dimensione temporale potenzialmente infinita, anticipando molte delle tendenze compositive attuali legate al suono digitale. Lo studio di registrazione concepito come meta-strumento compositivo, regno di elaborazione, moltiplicazione e montaggio di frammenti sonori registrati, simulacri acustici, oggetti sonori autonomi, ha permesso a Brian Eno di creare spazi elettronici immersivi che si trasformano e permeano la realtà acustica nella quale siamo immersi, modulandola secondo drammaturgie sempre cangianti. Concependo la musica registrata come un immenso archivio di frammenti infinitesimali di suoni, la musica generativa e ambientale è pensata da Brian Eno come la creazione concettuale di un seme, capace di svilupparsi, piuttosto che come un albero già progettato in tutti i dettagli, invocando la nascita di un paradigma compositivo ispirato alla biologia piuttosto che all’architettura, capace di auto-evolvere e generare costantemente nuovi paesaggi sonori.

Brian Eno salirà sul palcoscenico del Teatro La Fenice il 21 ottobre con la prima esecuzione assoluta del nuovo progetto Ships, insieme alla Baltic Sea Philharmonic diretta da Kristjan Järvi, l’attore Peter Serafinowicz, il collaboratore storico e chitarrista Leo Abrahams, il software designer Peter Chilvers, in interazione con le atmosfere orchestrali diffuse ed elaborate per lo spazio acustico del teatro. Il concerto è previsto in doppia replica: alle 15.00 e alle 20.00.

Attorno a Brian Eno ruota inoltre Nothing Can Ever Be The Same, un’installazione generativa di video arte del filmmaker americano Gary Hustwit e dell’artista digitale britannico Brendan Dawes, visibile in prima assoluta dal 22 al 29 ottobre nelle Sale d’Armi dell’Arsenale. Si tratta di un’opera video immersiva di 168 ore che usa musiche, arte, e altro materiale documentario di Brian Eno per costruire un’immensa tavolozza di suoni e immagini re-interpretati da un software generativo sviluppato appositamente. Un’opera d’arte visiva pionieristica, che crea una convergenza in continua metamorfosi tra la creazione artistica e la sperimentazione digitale, offrendo una visione unica dello sviluppo dell’arte del compositore britannico.

Il Leone d’argento va al matematico, programmatore e performer statunitense Miller Puckette, con la seguente motivazione : Attraverso il riconoscimento del lavoro di Miller Puckette, la Biennale Musica persegue il suo obiettivo di premiare le personalità della scena musicale contemporanea che hanno reso possibile la realizzazione di molti capolavori della storia musicale degli ultimi decenni, attraverso la programmazione, l’esecuzione e la collaborazione con i compositori. Max/Msp, creato da Miller Puckette alla fine degli anni ’80, è stato concepito come ambiente informatico per la realizzazione di opere di musica elettronica dal vivo, per controllare installazioni sonore, creare strumenti musicali virtuali, elaborare suoni in tempo reale nelle performance strumentali, generare suoni digitali e composizioni per computer ed è diventato uno dei programmi più usati dai compositori e performer attivi di tutto il mondo, influenzando lo sviluppo compositivo della musica elettronica e dell’elaborazione del suono in tempo reale delle successive generazioni di compositori. Pure Data consente a musicisti, artisti visivi, performer, ricercatori e programmatori di creare software attraverso patches grafici e può essere utilizzato per elaborare e generare suoni, video, grafica 2D/3D e come interfaccia di sensori, dispositivi di input e MIDI.

Miller Puckette sarà in scena alla Biennale Musica insieme al percussionista Irwin il 18 ottobre alle Tese dei Soppalchi; sarà, inoltre, fra i maestri dei giovani artisti selezionati per Biennale College Musica.

Assolutamente da non perdere, Stylus Phantasticus, il suono diffuso degli organi veneziani.

Quattro organisti – in ordine cronologico Andrea Marcon (17 ottobre), Wolfgang Mitterer (24 ottobre), Luca Scandali (26 ottobre), John Zorn (29 ottobre) – si esibiranno rispettivamente nella chiesa di San Trovaso, nella Sala Concerti del Conservatorio Benedetto Marcello, nella chiesa di San Salvador, di nuovo al Conservatorio veneziano -, mettendo in luce gli organi creati a Venezia da Gaetano Callido, Jurgen e Hendrik Ahrend, Franz Zanin come strumenti ideati per diffondere e amplificare il suono nello spazio architettonico specifico di ogni chiesa e sala. Mentre Marcon e Scandali eseguiranno lavori per organo di Girolamo Frescobaldi, Bernando Storace, Andrea Gabrieli, Claudio Merulo e Giovanni Gabrieli, Mitterer eseguirà una nuova composizione, Requiem for a Beautiful Dream, per organo ed elettronica multicanale, commissionato dalla Biennale musica, mentre John Zorn proporrà in prima esecuzione italiana The Hermetic Organ (2012), in cui utilizza i registri più estremi dell’organo creando aggregati timbrici che si alternano secondo forme di happening musicale, mutuate dall’espressionismo astratto americano.

Per ciò che concerne Sound Studies, tutti i giorni alle 11 diverse tavole rotonde, incontri teorici e lecture dei protagonisti del festival con ospiti internazionali, creeranno un laboratorio continuo di riflessioni sul suono digitale e daranno la possibilità al pubblico di specialisti, al grande pubblico e al pubblico giovane di accedere alla scena della ricerca tecnologica legata ai nuovi sistemi di ascolto, diffusione e produzione. Gli incontri si svolgeranno nella Biblioteca dell’ASAC – Archivio Storico delle Arti Contemporanee – e saranno introdotti e animati dai giovani musicologi selezionati nel programma Scrivere in residenza dell’Archivio della Biennale, coordinati da Vincenzina Caterina Ottomano.

Si rinnova, infine, la collaborazione con RAI Radio3 per la trasmissione Lezioni di Musica, in diretta dalla Sala delle Colonne, sede della Biennale – con Giovanni Bietti, a cura di Paola Damiani e Tre soldi, cinque audiodocumentari realizzati da Giovanni Natalini, che racconteranno l’esperienza dei giovani artisti di Biennale College Musica.

 




Lasciare un commento