venerdì 13 marzo 2015 - paolo

Populismo all’Amatriciana: Michele Emiliano

L'ex magistrato ed ex sindaco di Bari Michele Emiliano, appresa la notizia della conferma della assoluzione di Silvio Berlusconi da parte della Corte di Cassazione, ha fatto una dichiarazione che lascia semplicemente sbigottiti. 

Sentite un po' cosa ha dichiarato nel corso della trasmissione "L'aria che tira" condotta da Mirta Merlino su la7 , di cui è praticamente ospite fisso al pari di Augusto Minzolini, dopo le congratualzioni di rito al neoassolto, pur nel dichiararsi personalmente distante dalla figura di Silvio Berlusconi come uomo e come politico:

"Vorrei fare le mie congratulazioni a Berlusconi, anche se mi pesa un po’, perché è un mio avversario politico con una visione del mondo e della vita completamente diversa dalla mia. Però, quando una persona viene assolta dalla Cassazione, una procura come quella di Milano deve ammettere di avere sbagliato. E questo deve indurre tutti, e in particolare gli avversari politici di Berlusconi, a prendere atto di questo fatto (...) Quello che è successo è una cosa grave. Un uomo politico che viene coinvolto in una indagine di quelle proporzioni e ha subito un danno notevolissimo d’immagine da un processo avrà certamente qualcosa da dire adesso”

Questa in sintesi la dichiarazione nella quale Emiliano circostanzia più completamente il suo pensiero , facendo soprattutto riferimento al suo trascorso di magistrato.

Una dichiarazione apparentemente di buon senso, di moderata ed equidistante visione della amministrazione della giustizia in Italia che non dovrebbe suscitare nessuna critica, anzi direi banalmente scontata se fossimo in un paese normale, dove la politica vive di una normale contrapposizione tra le parti e dove la magistratura ha un pieno riconoscimento istituzionale da parte dei cittadini.

Purtroppo non è così: la politica italiana vive di feroci contrapposizioni portate avanti con mezzi tra i più degradanti e mistificanti possibili e la magistratura italiana gode della peggiore considerazione non solo da parte dei cittadini che ne subiscono gli effetti degenerativi ogni giorno ma anche a livello internazionale, dal momento che, per esempio secondo la Banca Mondiale e in tema di giustizia civile, veniamo classificati dopo lo Zimbabwe, ovvero al 73esimo posto dopo paesi come Rwanda, Botswana e Ghana.

Ma allora perché quella dichiarazione da parte di Emiliano? Qual è il senso?

La risposta è, a mio modesto parere, piuttosto semplice e va ricercata nella nuova veste di Emiliano come politico candidato per il centrosinistra alle prossime elezioni regionali in Puglia. Quella Puglia di Raffaele Fitto dissidente in Forza Italia che potrebbe offrire ad Emiliano l'opportunità di raccogliere quell'elettorato che non vuole rivotare Berlusconi perché giudicato un cavallo zoppo, non vede in Fitto una figura credibile e cerca quindi una sponda moderata ma di governo nel candidato PD Emiliano, dato per probabile vincente stante la crisi personale di Nichi Vendola e di SEL, soprattutto in quella regione.

Il mio sbigottimento personale non è quindi tanto per la dichiarazione in sé, quanto per la inopportunità della medesima se inserita in un contesto di giudizio relativistico sulla giustizia italiana, soprattutto da parte dei politici.

In sostanza Silvio Berlusconi e i suoi accoliti, che siano berlusconiani alla Brunetta o diversamente berlusconiani alla Alfano poco conta, da sempre portano avanti una feroce lotta contro la magistratura rea, a loro dire, di losca persecuzione nei confronti del loro leader massimo. Non solo, sempre secondo questi, proprio i magistrati sono stati i complici di un complotto dei "poteri forti internazionali (leggi Troika)" teso a far cadere nel 2011 il governo Berlusconi.Complici cioè di quello spread a 570, che i contribuenti italiani pagavano con miliardi di euro di interessi sul debito, e di tutto lo sputtanamento internazionale del loro leader.

Di questo feroce attacco istituzionale ne hanno fatto un mantra, ritenendo i magistrati politicizzati e comunisti quando condannano Silvio, assolutamente degni di riconoscimento di legittimità quando lo assolvono. Sulla base di questo demenziale assioma discende che la condanna a 4 anni per frode fiscale passata in giudicato a carico di Berlusconi, che nel frattempo ha appena terminato il periodo di affidamento ai servizi a Cesano Boscone, è una sentenza ingiusta che condanna un innocente (Santanché docet), mentre l'assoluzione sul processo Ruby è sacrosanta perché riconosce l'innocenza dell'imputato (?!!).

Una teoria singolare che porta perfino i berlusconiani a lamentare un dispendio di soldi pubblici nel caso di assoluzione , che per esempio nel caso in questione e solo per le intercettazioni loro valutano in milioni di euro a differenza della amministarzione che parla invece di alcune decine di migliaia, sessantamila euro per l'esattezza. Come se il concetto di risparmio che si traduce non portando avanti gli accertamenti e le inchieste, dovesse prevalere sull'esigenza di definire le responsabilità di chi si presume abbia commesso dei reati, soprattutto se uomo pubblico.

Ma allora se è giusto e lecito chiedere le scuse quando i magistarti sbagliano nel perseguire e nel condannare quando poi l'imputato, al termine di un iter processuale viene assolto, alla stessa stregua dovrebbero essere presentate le scuse di Silvio Berlusconi (e di tutti i forzaitalioti arrembanti) là dove in qualità di premier è stato riconosciuto colpevole di frode fiscale (reato gravissimo) ai danni dello Stato e quindi dei cittadini. Oh no?

Risulta invece che non solo Silvio e relativo cerchio magico non si sono scusati, anche per il dispendio di risorse pubbliche, ma che perseverano nei loro intendimenti e anzi raddoppiano con un fantomatico ricorso alla Corte di Giustizia di Strasburgo.

In questo clima politico e civile si inserisce questa dichiarazione cerchiobottista di Michele Emiliano che lascia francamente perplessi. Una dichiarazione inopportuna politicamente perché offre una sponda a coloro che della giustizia hanno fatto e fanno sfregio continuo e anche moralmente poco azzeccata perché tende ad estendere il giudizio assolutorio nel merito di atti processuali sull'intera figura di Silvio Berlusconi.

Infatti stamani, sempre su La 7, canale di pubblicità interrotta dalla politica e sempre come ospite di Mirta Merlino, la forzista Nunzia De Girolamo, rispondendo ad un giornalista che proprio stigmatizzava questa extrapolazione totalmente assolutoria di Silvio, ha dichiarato che i magistrati nel caso di Berlusconi "spiavano dal buco della serratura su fatti privati", insomma dei guardoni che fanno i puritani.

Questo è esattamente quello che pensano molti cittadini che hanno un concetto dell'etica pubblica e della morale piuttosto labile e che quindi vedono nei magistrati una indebita ingerenza in fatti privati, anche quando questi fatti riguardano un primo ministro che dovrebbe avere un profilo istituzionale ben diverso da quello mostrato da Silvio Berlusconi. E non sto a ricordare quali siano questi fatti che si sono espressi in decenni di vita pubblica dell'ex cavaliere, ormai di dominio pubblico a livello mondiale.

Per questi motivi ritengo la dichiarazione di Michele Emiliano una boutade che poteva anche risparmiarsi.




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