martedì 19 dicembre 2023 - Phastidio

Ponte sullo Stretto: contromanovre in cabriolet

Nella giornata di ieri i due maggiori partiti di opposizione, Pd e M5S, impegnati nella costruzione del campo largo o “giusto”, per dirla col leader pentastellato Giuseppe Conte, hanno presentato le rispettive contromanovre di bilancio. 

Personalmente, sarei favorevole a iniziative del genere, così come al concetto di “governo ombra”, il cui compito è quello di lanciare legislazioni alternative a quelle della maggioranza. Il problema è che, di fronte a una maggioranza pro tempore che vive di spin e narrazioni e che alla fine produce misure che non sono neppure lontane parenti di quelle tratteggiate in campagna elettorale, anche l’opposizione deve fare lo stesso, per evitare di farsi uccellare dalla realtà e presentare misure fatte inavvertitamente di sangue, sudore e lacrime.

EXTRAPROFITTI STELLARI E STELLATI

Ecco quindi che il M5S ha deciso, a questo giro, di ripetere il fortunato mantra della tassazione degli extraprofitti, senza ovviamente fornire la definizione operativa di “extraprofitto”. Per l’Avvocato del Popolo, specialista in bonus, la contromanovra pentastellata poggia su “due grandi pilastri: impresa, ambiente e Sud, e poi sanità e istruzione”. Se non vi è chiaro quali siano i “due pilastri” in una frase che enumera cinque aree di intervento, passate oltre: il senso emergerà a breve.

Ta-daa! Ecco il momento topico: le coperture, per la gioia di noi contafagioli. Secondo Conte, “sono misure che si finanziano con extraprofitti di banche, settore bellico [sic], energetico, assicurativo e farmaceutico e con l’aumento della digital tax”. Come si nota, ci sono extraprofitti pressoché per tutti, per finanziare bonus per tutti. Una landinata, praticamente. C’è poi il riferimento al PNRR, con toni che stanno a metà tra reducismo della Grande Guerra e difesa di una coppa calcistica:

Chiederemo un chiarimento forte al governo. Quei soldi li abbiamo portati in Italia, ci sono costati dolore e sofferenza, non permetteremo che vadano persi.

Ricorda molto quel “It’s coming home” degli Europei di calcio 2021, poi volta in “It’s coming Rome”. Una cosa hanno in comune, la contromanovra del Pd e quella pentastellata: il ponte sullo Stretto. Inteso come “copertura” di altre spese. Ecco Conte:

Secondo voi, nelle condizioni in cui versa il Paese, ha senso concentrare e far assorbire tutte le risorse in un’unica infrastruttura come il Ponte sullo Stretto? Non avrebbe senso [quei soldi] concentrarli sulla sanità che sta andando al disastro?

PIANO CASA CON VISTA SU PONTE

Ed ecco il Pd: c’è un incomprensibile piano di bonus per installare pannelli solari sui tetti degli edifici pubblici e industriali. Edifici pubblici con bonus fotovoltaico? Questa non l’ho capita benissimo, temo, ma è mio limite. E poi, ecco il fondo per gli affitti, da portare a un miliardo entro il 2026, blocco dell’indicizzazione degli affitti per un anno (inutile, visto che i locatori in regime di cedolare secca non possono mettere la scala mobile agli affitti), trasporto pubblico locale gratuito per i giovani (presumo per trovarsi sui mezzi con gli anziani a loro volta agevolati e avviare un confronto generazionale), quattro miliardi sulla sanità per accorciare le liste d’attesa ed eliminare il tetto alle assunzioni, duecento milioni per le borse di studio universitarie.

E poi, un “grande piano casa”, da finanziare, indovinate?, con i soldi destinati al ponte sullo Stretto. Bingo! Perché, come precisa Schlein, non siamo stati noi dell’opposizione a ordinare al governo di buttare soldi in quella infrastruttura. La cosa ci può perfettamente stare, per carità. Io sono da sempre tra gli scettici di quell’opera.

Il problema vero è un altro: che quella non è una copertura ma un dirottamento di impegni di spesa, che come tali devono trovare copertura. Il ponte dovrebbe costare 11,6 miliardi, “stanziati” dal governo Meloni. Stanziati non vuol dire trovati, mi raccomando. Il governo ha scalettato le spese per il ponte come segue: 780 milioni per il 2024, 1.035 milioni per il 2025, 1.300 milioni per il 2026, 1.780 milioni per il 2027, 1885 milioni per il 2028, 1.700 milioni per il 2029, 1.430 milioni per il 2030, 1.460 milioni per il 2031 e 260 milioni per il 2032.

Ma nulla è detto sulla reperibilità di quei soldi, visto che l’opera non rientra nel PNRR. Quindi, detto semplicemente, questa in sé non è una copertura. C’è da dire che il cartellino del prezzo della contromanovra complessiva del Pd ammonta a 22 miliardi, con “coperture” al solito tra “recupero di evasione fiscale” (che copertura non è), un taglio dei sussidi ambientalmente dannosi (SAD), che ammontano in totale a 23 miliardi, a patto di decidersi con sé stessi e non chiedere nei giorni pari di tagliare le accise sui carburanti (che sono un sussidio ambientalmente dannoso) e in quelli dispari “attingere” ai SAD medesimi.

C’è poi la ormai mitologica revisione delle tax expenditures, senza precisare quali. Memo: quelle pesanti, da cui proverrebbero soldi veri, sono quelle su sanità, interessi passivi su prima casa, lavoro dipendente e pensioni.

Naturalmente, è del tutto possibile che la cancellazione del ponte sullo Stretto non sia una copertura in sé, e che quei soldi provengano dalle fonti -non meno aleatorie- sopra citate, chissà. Ma la misura su arco pluriennale richiede serietà nella predisposizione di coperture a loro volta pluriennali.

DEFICIT IN AZIONE

Una tecnica simile si trova nella contromanovra di bilancio di Azione. Che, in pratica, elimina molte delle misure decise dal governo Meloni per dirottarle soprattutto a interventi sulla sanità, e trova le coperture…nel maggior deficit per il 2024. Non ci credete?

Azione Contromanovra 2024

Cioè, ci sono 10 miliardi di spesa 2024 per il comparto sanità, tra adeguamento delle retribuzioni e nuove assunzioni per ridurre le liste d’attesa, cioè maggiori spese permanenti, e la maggiore fonte di copertura sono 15 miliardi di “extradeficit” a cui -al solito- attingere per il solo 2024. A posto, no?

E non è tutto: mettere tra le “coperture” 4 miliardi di eliminazione dell’accorpamento dei primi due scaglioni Irpef è un doppione, perché quei 4 miliardi sono contenuti nel maggiore deficit per 15,7 miliardi. Non ci siamo, ragazzi.

Quindi, per farvela breve: io resto un sostenitore delle legislazioni alternative e dei governi ombra, ma se queste proposte sono scritte sulla sabbia e sono anelli di fumo o cabriolet, come si diceva degli assegni scoperti, temo dovrò ricredermi. Del resto, gli anglosassoni hanno la definizione giusta: smoke and mirrors.

Photo by Xdmag on flickr – CC BY-NC-SA 2.0 DEED




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