sabato 16 febbraio 2013 - Terenzio Davino

Politica slow e “Quaresima” di risurrezione italiana

Disamina tra populismo, rigurgiti ideologici, falsi nobili politici, confusione, progressisti della parola e quaranta giorni per decidere su nomi e futuro Paese

C’è un 20% di elettori che tende ad abbracciare il “populismo elettorale”, facile e immediato, sempre in auge e imperituro nella politica con fare spiccio e spicciolo, rispolverato “a braccio” in ogni appuntamento elettorale e imbellettato al tele-elettore. Lanci di promesse e parole gratis per chi le proferisce, a pagamento per chi le riceve e in seguito le subirà. Una percentuale che nonostante tutto va finché gli altri lasciano andare, le regole s’infrangono nel tempo che si piega e dilata a piacimento ma non s’impiega per trovare buone ed efficaci soluzioni ai problemi. Un’area nella quale ogni detto è presto “non detto”, si vuole giocare sugli altri per sentirsi superiori, l’illusione è verità e la verità è un’illusione, “la crisi non c’è, il peggio è passato e sempre in linea con gli obiettivi”. Il loro leader è l’unico detentore del manuale della perfezione politica senza sbagli e mai errori. La politica è avanspettacolo.

Esiste un 20% di preferenze che lottano immerse in rigurgiti ideologici, ballando su note di cambiamento tradizionale, appesantito da costose forme di assistenzialismo verso il quale stringersi a catenaccio per nulla lasciando alla creatività e al dinamismo la possibilità d’inventare il futuro sostenibile. Una percentuale che ammette che qualcosa deve cambiare ma con calma, con passetti tranquilli, senza fare male alla politica, se è proprio inevitabile e comunque cercando certi equilibri. Andare avanti guardando indietro e ogni tanto lateralmente per confortarsi con l’identità del passato. Per il loro leader la comunicazione è ancora un optional, le pronte stentate risposte sono un’abitudine, si vince aspettando che l’avversario cada e non guasta farsi un po’ del male da soli. La politica è slow.

Un altro 20% è composto di “aristocratici delle urne”, votare è faticoso e per loro i “venti d’indifferenza” sono troppo forti. Per votare bisognerebbe prima informarsi, partecipare alla vita pubblica, andrebbe fatto per tempo, è meglio, quindi, trovare scuse e impedimenti vari per non “scendere” in strada e farsi vedere nel votare. Arriva il tempo di esprimere un voto importante per il futuro del Paese ma si pensa ancora che sia inutile votare “tanto nulla mai cambia”. E se iniziasse a cambiare quest’atteggiamento per primo? La politica non esiste nel proprio raggio d’azione.

Si trova un 20% in stato confusionale pre-elettorale composto di elettori coscienti che c’è una campagna elettorale, tanti simboli, volti, voci, pseudo-programmi e promesse (tante) che in aria volano e la mente è confusa, intontita da tante “campane” e “sirene politiche”. In quest’area ci si sente sballottati tra frasi dette che smuovono qualcosa dentro, eventi clamorosi che fanno cambiare iniziali percezioni, simpatie acquisite per una certa persona di un certo partito, voci di corridoio di amici e parenti e ognuno con verità accattivanti alle quali credere nell’imbarazzo della scelta. In questa fascia l’elettore è in un certo panico, sa che andrà a votare (forse) ma non come, a chi lascerà la sua sofferta “x” e fino all’ultimo titubante secondo l’umore volubile, condizioni meteo elettorali nei passi che lo conducono al fatidico istante del voto. La politica è indecisione continua e perenne.

C’è poi un 20% di progressisti (anche moderati) che crede nel rinnovamento incisivo e urgente del Paese afflitto da tante questioni irrisolte, da tanti anni di un fare politico stanco, personale in antitesi con il perseguimento del bene comune. In quest’area si vuole lottare con idee nuove, “rivoluzionarie”, organizzate, rispettose delle buone e funzionanti regole, che predilige la trasparenza, partecipazione sociale spinta, l’uso del web, preparazione nelle mansioni svolte, merito e abbattimento costi inutili e risparmio. Si pensa alla possibilità per tutti di fare politica, alla concretezza e solidarietà delle decisioni coraggiose da prendere, costruire un futuro tutti insieme all’insegna del semplice che funziona con bassi costi ambientali e sociali. Questo 20% dovrebbe convincere l’altro 80% dell’utilità di cambiare a grandi passi. La politica è impegno responsabile, condivisione e trasparenza.

Il tutto è contornato da uno scarto del 20% che ondeggia in sottofondo tra sondaggi in parte precisi, false dichiarazioni di voto, oblio generale che scivolando toglie qua e la punti percentuali a vantaggio o svantaggio dell’una o delle altre parti già esposte.

In questo scenario politico c'è anche la Quaresima. Quaranta giorni prima di Pasqua visti come un periodo propizio nel quale sarà scelto il nuovo Papa; le elezioni politiche avranno sancito vincitori e vinti, affranti esclusi, formazioni di Governo e alleanze strette da farsi; indicazioni sul prossimo Presidente della Repubblica, decisioni urgenti da prendere per risanare il Paese; ci saranno nuovi sviluppi negli scandali giudiziari appena aperti e in grado di sovvertire fin da adesso le certezze politiche. È iniziata (forse) la “Quaresima” di rinascita italiana.




Lasciare un commento