lunedì 20 gennaio 2020 - Emilia Urso Anfuso

Policlinico Umberto I: Dipartimento di chirurgia Valdoni e un bel ricordo da conservare nel cuore

Ospedale è un termine che deriva dal latino hospitale, e indicava la camera che era destinata agli ospiti. Oggi può apparire paradossale pensare all’ospitalità riferita alle strutture sanitarie, che in alcuni casi nel belpaese non sono affatto luoghi ospitali.

La situazione a livello nazionale, però, ci racconta una realtà molto migliore di quanto si immagini: l’Italia resta tra le nazioni che, a livello mondiale, vantano l’eccellenza in campo sanitario. Le recenti classifiche ci pongono al nono posto, su scala mondiale. Un vero vanto.

Il nostro paese, peraltro, sforna medici specialisti che sono molto richiesti nelle altre nazioni, le università italiane sono un altro fiore all’occhiello del Made in Italy, e il fatto che attualmente i giovani scelgano di emigrare alla ricerca di migliori opportunità professionali, prioritariamente in campo medico, è causato solo dalla cattiva condizione del sistema socio economico, che dall’avvento della crisi ha minato gravemente la stabilità del mercato del lavoro.

Tornando al tema centrale, quello delle eccellenze in campo medico, oggi voglio spendere qualche parola per un reparto in particolare, che si trova presso il Policlinico Umberto I di Roma: il padiglione di chirurgia intitolato al Professor Pietro Valdoni, considerato il più grande chirurgo italiano del '900 

Perché ne parlo? Perché oltre a essere un polo chirurgico di eccellenza, poco tempo fa al suo interno una persona a me molto cara ha trovato ospitalità, cure, sostegno, attenzioni. Fino all’ultimo respiro.

Non ce l’ha fatta il caro zio Franco Belluso, ma la consapevolezza che sia stato curato al meglio, con le attenzioni che ci riportano all’osservanza del contenuto profondo che ci ricorda le origini del termine ospedale, ha posato nell’animo di noi parenti una carezza, spalmato un balsamo, che in un momento di dolore così impietoso, ci ha fatto del bene.

Sapere che sì, esistono luoghi di cura, che ancora oggi si possa contare sull’attenzione, la professionalità e l’umanità di professionisti a cui chiediamo di prendersi la responsabilità della nostra vita, è un grande valore.

Francesco Belluso rimarrà indissolubilmente dentro i cuori di tutti noi, perché la sua esistenza - in alcuni periodi avventurosa, ricca di esperienze, di viaggi, di ricordi da raccontare a tutti noi che abbiamo passato tante ore ad assorbire le sue parole e a immaginare tanti luoghi, non si dissolve con la mancanza corporea.

Con riconoscenza sincera, la moglie Paola Papandrea e i figli Laura e Norberto, ringraziano tutto il team di medici e personale sanitario, cui aggiungo un mio personale ringraziamento.

Curare il prossimo è il livello più alto che l'uomo possa raggiungere. In una società composta di persone "eccezionali" la normalità diviene un elemento raro: non banalizziamolo. Mai. 

Foto: web.uniroma1.it




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