lunedì 25 febbraio 2013 - UAAR - A ragion veduta

Pillola del giorno dopo: l’impatto sui non cattolici della mutevole dottrina cattolica

Tre giorni fa la Conferenza episcopale tedesca ha dato parere favorevole all’uso della pillola del giorno dopo da parte delle donne vittime di stupri. Ha anche invitato le cliniche cattoliche del paese ad adeguarsi a tale direttiva.

I vescovi hanno precisato che l’autorizzazione vale esclusivamente per le pillole che non agiscono sull’ovulo già fecondato, e che sono quindi definibili esclusivamente “contraccettive”. Ora, stando a un documento ufficiale della Pontificia Accademia per la vita, emanato il 31 ottobre 2000 proprio in occasione dell’autorizzazione alla vendita della pillola del giorno dopo nelle farmacie italiane, “appare abbastanza chiaro che l’intenzione di chi chiede o propone l’uso di detta pillola è finalizzata direttamente all’interruzione di una eventuale gravidanza in atto, esattamente come nel caso dell’aborto. La gravidanza, infatti, comincia dalla fecondazione e non già dall’impianto della blastocisti nella parete uterina, come invece si tenta di suggerire implicitamente”. Ne conseguiva, continuava l’Accademia, “che, da un punto di vista etico, la stessa illiceità assoluta di procedere a pratiche abortive sussiste anche per la diffusione, la prescrizione e l’assunzione della pillola del giorno dopo. Ne sono moralmente responsabili anche tutti coloro che, condividendone l’intenzione o meno, cooperassero direttamente con una tale procedura”.

I vescovi tedeschi hanno dunque agito in maniera ambigua: da un lato hanno mostrato di voler innovare la dottrina, dall’altra si sono invece adeguati alla stessa dottrina. Ma non se ne esce: o i vescovi tedeschi hanno emanato, per mere ragioni di immagine, una regola che non sarà mai applicabile ad alcun fedele cattolico, oppure hanno semplicemente esternalizzato la decisione sulle cliniche, invitandole a distinguere i diversi principi attivi, e autorizzando di fatto una prassi che in teoria, stando al documento vaticano, non può mai essere ammessa.

La decisione dei vescovi è stata presa dopo lo scoppio di un caso che ha suscitato diffusa indignazione nell’opinione pubblica in Germania. Ovvero il rifiuto di fornire la pillola del giorno dopo da parte di ben due ospedali cattolici di Colonia a una ragazza stuprata. Non casualmente, la decisione è stata presa in un periodo di vuoto di potere in Vaticano. La vicenda non sarebbe altro che la milionesima bega interna non di nostro interesse, se la dottrina cattolica non avesse ricadute su chi cattolico non è. Le cose vanno però diversamente in quei paesi (come il nostro) dove ogni starnuto delle gerarchie ecclesiastiche si traduce in comportamenti obbedienti e ossequiosi della classe politica. La citata nota della Pontificia accademia si chiudeva infatti con un invito all’obiezione rivolto a medici e farmacisti, e negli anni seguenti i loro rifiuti sono stati innumerevoli (cfr. per esempio le Ultimissime dell’11 aprile e del 23 ottobre 2008). L’obiezione è stata seriamente considerata anche a livello istituzionale: nel gennaio 2001 l’assemblea della Regione Lazio, allora guidata dal governatore Storace, approvò una mozione (sostenuta anche dai cattolici del centrosinistra) che definiva “abortiva” la pillola del giorno e che chiedeva il riconoscimento dell’obiezione. Riconoscimento che, nel febbraio 2011, è stato avallato dal Comitato Nazionale di Bioetica. Ancora un anno fa il Vaticano faceva pressing sul governo Monti per impedire la vendita della pillola nel giorno dopo nelle parafarmacie.

A farne le spese, i diritti, la salute e l’autodeterminazione delle donne, le quali si ritrovano a non poter gestire liberamente la propria sessualità. Non si parla nemmeno della possibilità di interrompere la gravidanza, tra l’altro sempre più difficile a causa dell’ormai pervasiva presenza dei medici obiettori che rende inapplicabile la legge 194. Ma anche della semplice possibilità di accedere alla contraccezione d’emergenza. E la rete dei consultori e dei centri per le donne si impoverisce, visti anche i tagli alle risorse e la perdita di slancio e consensi dei movimenti delle femministe. Intanto i movimenti dell’integralismo cattolico no-choice, cui alcuni settori delle istituzioni lasciano campo libero e talvolta avallano, rialzano la testa. Tutti ostacoli che fanno tornare indietro l’Italia, ormai più vicina a paesi come quelli dell’America Latina o dell’Est Europa. Nazioni che invece stanno faticosamente avanzando sulla strada dei diritti riproduttivi scontrandosi proprio con l’accanimento della Chiesa. In Honduras, sempre per le pressioni cattoliche, si è rischiato (e si rischia ancora) che il ricorso alla pillola del giorno dopo, anche in caso di stupro, portasse addirittura al carcere.

La dottrina cattolica è mutevole, la Chiesa di oggi non è la stessa di duemila anni fa. Ed è giusto che sia così, perché ogni organizzazione dev’essere libera di adeguarsi ai tempi. Tante persone, e tante persone non cattoliche, hanno sofferto per l’applicazione della dottrina cattolica del momento. Le scuse tardive non servono. È invece sufficiente fare in modo che la dottrina del momento non diventi mai una legge imposta a tutti.




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