giovedì 30 maggio 2019 - YouTrend

Piemonte: frattura tra Torino e il resto della Regione sia nel voto regionale che europeo

Chiamparino vince nel capoluogo piemontese, mentre Cirio dilaga fuori dalla Città metropolitana.

Le elezioni regionali in Piemonte hanno consegnato la vittoria al centrodestra guidato da Alberto Cirio: l’eurodeputato di Forza Italia ha prevalso con il 49,9% sul Presidente uscente Sergio Chiamparino, fermo al 35,8% dei consensi. Staccato nettamente il candidato del Movimento 5 Stelle Giorgio Bertola (13,6%); chiude la classifica Valter Boero del Popolo della Famiglia (0,7%).

La distribuzione dei voti nella Regione, tuttavia, non è omogenea: Chiamparino si afferma nella città di Torino con percentuali praticamente invertite rispetto al totale regionale (50,1% per il Governatore uscente e 35,6% per il candidato del centrodestra), ma appena si esce dai confini del capoluogo e ancor più da quelli della Città metropolitana di Torino, Cirio è quasi ovunque in testa.

Chiamparino vince nel capoluogo regionale

A Torino città, il Presidente della Regione uscente ha un largo vantaggio nelle zone statistiche centrali e collinari, nelle quali anche alle elezioni politiche del 4 marzo 2018 si era già registrata un’affermazione del PD(che prevalse in due dei quattro collegi uninominali della Camera in cui era diviso il capoluogo). Tuttavia, in alcune zone statistiche Chiamparino – che è stato Sindaco della città dal 2001 al 2011 – ha ottenuto anche più del 4% rispetto alle liste del centrosinistra a suo sostegno: è quindi possibile parlare di “effetto Chiamparino“, quantomeno nel capoluogo regionale, come testimonia il maggior consenso dato al Governatore uscente rispetto alle liste che lo hanno appoggiato.

A questo proposito, risulta essere interessante il confronto con le Europee: in tutti i quartieri a nord della Dora, sono Cirio e la Lega ad essere in vantaggio, mentre Chiamparino e PD si affermano con forza – come visto – nei quartieri centrali e collinari.

Queste mappe sono la fotografia di cosa è successo domenica a Torino, e raccontano come in tre anni sia cambiato lo scenario politico: il Movimento 5 Stelle che va alla conquista delle periferie – in particolare a nord della Dora – è ormai un ricordo. I quartieri che avevano sancito la vittoria di Chiara Appendino nel 2016, infatti, hanno abbandonato la Sindaca pentastellata per dirigere le proprie preferenze verso la Lega. Le elezioni regionali ed europee hanno quindi segnato il passaggio dei quartieri popolari di periferia dal Movimento 5 Stelle al partito di Salvini: le percentuali delle Europee mostrano un exploit della Lega nelle circoscrizioni 5 e 6 (le più settentrionali), dove il Carroccio ottiene rispettivamente il 37% e il 35%.

 

Lega avanti nella prima cintura Torinese

Non appena usciamo dai confini del Comune di Torino, nella prima cintura la Lega è in vantaggio quasi ovunque, tranne nei comuni di Pino Torinese, Collegno e Grugliasco, dove in testa c’è il Partito Democratico.

Il Movimento 5 Stelle, in netto calo in tutti i comuni della prima cintura, perde consensi soprattutto ad est del capoluogo piemontese.

La Lega, invece, va forte a nord del capoluogo, in sostanziale continuità con la zona settentrionale della periferia comunale di Torino.

Il Partito Democratico, infine, è sopra la media nei comuni più popolosi (le già citate Collegno e Grugliasco, dove è lista di maggioranza relativa, ma anche Moncalieri, Beinasco, Rivoli, San Mauro e Chieri) e in quelli collinari ad ovest.

Nel resto della Regione Cirio è in testa quasi ovunque

Nelle province di Vercelli, Novara e Alessandria l’europarlamentare albese doppia Chiamparino, ottenendo rispettivamente il 60,6%, il 59,6% e il 58,0% contro il 27,8%, il 28,0% e il 28,0% dell’ex Sindaco di Torino. Chiamparino è in leggero vantaggio a Cuneo città, ma in tutti gli altri capoluoghi provinciali è il candidato forzista a trionfare con percentuali superiori al 50%. Si noti come in tre di questi capoluoghi, ossia a Biella, Verbania e Vercelli, si è votato anche per rinnovare le amministrazioni comunali, con sindaci uscenti di centrosinistra ricandidati in tutti e tre i casi. Il risultato è stato che a Biella il centrosinistra di Marco Cavicchioli è rimasto fuori dal ballottaggio, mentre a Vercelli e Verbania le uscenti Maura Forte e Silvia Marchionini accedono al secondo turno ma partendo con uno svantaggio di diversi punti percentuali rispetto agli sfidanti del centrodestra. Quello che si può affermare, in sintesi, è che il voto europeo ha trainato – non sorprendemente – la Lega anche alle Amministrative e alle Regionali.

Il Movimento 5 Stelle, alle elezioni regionali, vince solo in alcuni comuni della alta Valle di Susa, laddove l’affinità ideologica con i No Tav rende la Valsusa un bacino elettorale fondamentale per il Movimento. A Venaus, in effetti, il Movimento è al 46%, e resta sopra il 30% anche a Exilles, Mompantero e Bussoleno. Tuttavia, in tutti i comuni della Valle lo schieramento guidato dal candidato Giorgio Bertola è in calo, e al di fuori di essa il Movimento 5 Stelle fatica a superare il 20%. Se si vanno ad analizzare i flussi, in effetti, si scopre che poco meno di un quarto degli elettori del Movimento alle Politiche 2018 è passato alla Lega e quasi un terzo si è astenuto.

Il nuovo Consiglio Regionale

A Palazzo Lascaris, sede del Consiglio Regionale, siederanno così i nuovi 51 consiglieri: la maggioranza di centrodestra avrebbe 33 seggi (23 alla Lega, 6 a Forza Italia e 4 a Fratelli d’Italia), mentre l’opposizione di centrosinistra ne avrebbe 13 (di cui 9 al PD) contro i 5 del Movimento 5 Stelle. La ripartizione dei seggi, in base al sistema elettorale maggioritario della Regione, è la seguente:

  • Uno scranno spetta al Presidente della Regione, Alberto Cirio, che siede di diritto in Consiglio Regionale come previsto dallo Statuto regionale.
  • 10 consiglieri sono eletti in blocco dal listino regionale bloccato collegato a Cirio: si tratta dei leghisti Alberto Preioni, Sara Zambaia, Letizia Nicotra, Michele Mosca, Andrea Cane e Alessandro Stecco, dei forzisti Carlo Riva Vercellotti e Alessandra Biletta e, per Fratelli d’Italia, di Maurizio Marrone ed Elena Chiorino.
  • Per quanto riguarda i restanti 40 scranni, uno spetterebbe a Sergio Chiamparino in quanto secondo classificato nella corsa alla Presidenza. Tuttavia, Chiamparino ha già fatto sapere che intende rinunciare al suo seggio. Questi 40 seggi sarebbero dunque tutti assegnati su base provinciale con le preferenze, nel modo seguente:
    • Per la Lega siederanno in Consiglio Fabrizio Ricca, Stefano Allasia, Andrea Cerutti, Claudio Leone, Mauro Fava, Gianluca Gavazza e Valter Marin (Torino); Marco Protopapa e Giovanni Poggio (Alessandria); Paolo Demarchi e Luigi Icardi (Cuneo); Fabio Carosso (Asti); Michele Mosca (Biella); Riccardo Lanzo e Federico Perugini (Novara); Angelo Dago (Vercelli); Alberto Preioni (VCO). Per Forza Italia gli eletti sono Andrea Tronzano e Paolo Ruzzola per Torino e Francesco Graglia per Cuneo, mentre Fratelli d’Italia elegge Paolo Bongioanni per il cuneese e Roberto Rosso per il torinese.
    • Per il PD gli eletti sono Mauro Salizzoni (che detiene il record di preferenze), Daniele Valle, Monica Canalis, Alberto Avetta, Raffaele Gallo e Diego Sarno per la Città metropolitana di Torino, Maurizio Marello per il cuneese, Domenico Rossi per il novarese e Domenico Ravetti per l’alessandrino. Le altre 4 liste del centrosinistra eleggono un consigliere ciascuno nel torinese: per i Moderati Silvio Magliano, per Liberi Uguali Verdi Marco Grimaldi, per la lista “Chiamparino per il Piemonte del Sì” Mario Giaccone e, in seguito alla rinuncia di Chiamparino al seggio in Consiglio Regionale, Elena Loewenthal per la lista +Europa Sì Tav.
    • Per il Movimento 5 Stelle, infine, siederanno in Consiglio, per il torinese, Giorgio Bertola (sconfitto nella corsa alla Presidenza della Regione ma ripescato con le preferenze), Francesca Frediani e Sarah Disabato; per la Provincia di Cuneo Ivano Martinetti e per quella di Alessandria Sean Sacco.

 




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