Perché ridiamo?
"Perché ridiamo. Alle origini del cervello sociale" è un saggio anche leggero, che ci fa capire molte cose importanti sulla socialità umana (Fausto Caruana, Elisabetta Palagi; 2024, il Mulino, 154 pagine effettive, euro 19).
Si può partire da una questione fondamentale: i filosofi hanno scritto molto riso chiarendo molto poco. Si possono distinguere tre teorie fondamentali, ognuna con dei limiti nello studio del riso. La teoria della superiorità "sostiene che questo comportamento è evocato da un senso di superiorità verso altri individui" (p. 13). Secondo la teoria dell'incongruenza ridiamo a causa dell'apprezzamento di qualcosa che viola le nostre attesse - ovvero dell'incongruenza che emerge dal confronto tra un'aspettativa e un fatto osservato" (p. 17). Invece la teoria del sollievo ritiene "che il riso sia evocato da un improvviso rilascio di energia da parte del sistema nervoso, a seguito di un momeno di tensione" (p. 19).
Esistono varie forme di riso, per cui è giusto valutare più punti di vista. Sicuramente gli esseri umanii vivono talmente tante esperienze, che qualsiasi forma di classificazione risulta più o meno riduttiva. La semplificazione è comunque sempre necessaria per poter procedere più agilmente e pel poter analizzare meglio le cose.
Comunque, secondo la corrente di studio del costruzionismo psicologico, "il quale sostiene che le cosiddette "emozioni di base", ovvero quel limitato numero di emozioni discrete crossculturali, universali e condivise tra molti mammiferi, sono in realtà frutto di una costruzione cognitiva talmente complessa e talmente influenzata dal nostro linguaggio e dalla nostra cultura da vanificare l'idea stessa che concetti come felicità, paura, disgusto o rabbia possano essere scientificamente utili per studiare le emozioni umane - e tantomeno per immaginare che le stesse siano presenti nel regno animale" (Barrette Russell 2015, p. 29). Il campo di studio è talmente variegato e diversificato a seconda delle varie culture umane, che risulta molto difficile confrontare utilmente alcune questioni molto importanti.
Come affermano gli autori, la "fine di questo viaggio neuroetologico" ci dimostra che "Contrariamente a quanto vuole una tradizione bimillenaria, il riso non è affatto tipico dell'uomo, e non è necessariamente connnesso allo humor". Si tratta "piuttosto di un comportamento animale complesso che assolve ancestrali funzioni sociali", come "stringere legami, promuovvere il gioco e le interazioni cooperative, diminuire la tensione" (p. 153). Un approccio che si può chiamare "teoria dell'interazione sociale". Ogni vita sociale è sempre molto più complessa di quello che pensiamo.
Negli esseri umani il riso ha la funzione primaria di comunicare che "la situazione è sicura" (Donald Hayworth). Ridere appare in molti casi "qualcosa di primitivo, animalesco e apparentemente anche un po' patologico" (p. 7). Il riso blocca i comportamenti aggressivi e rafforza i legami (Frijda, p. 27). Noi siamo qua per soffrire e per ridere.
Fausto Caruana lavora come ricercatore all'Istituto di Neuroscienze del CNR. Insegna Neuroscienze del Linguaggio all'Università di Parma. Nel 2018 ha pubblicato il saggio "Come funzionano le emozioni" (pubblicato insieme a Marco Viola).
Elisabetta Palagi insegna Etologia all'Università di Pisa. Nel 2020 ha vinto l'Animal Behavior Society Fellowship Award grazie ai suoi studi del comportamento animale.
Nota aforistica - "A volte devi fingerti fesso, ma solo per capire dove può arrivare la gente che pensa di essere furba" (Anonimo); "Ogni uomo è lupo per l'altro uomo" (Thomas Hobbes); "Il riso è nell'uomo la conseguenza dell'idea della propria superiorità. E, in effetti, siccome il riso è essenzialmente umano, è per essenza contraddittorio" (Baudelaire, 1868, citato a p. 24); Il riso origina dal contrasto tra una percezione e una rappresentazione (Schopenhauer, p. 66); In molti casi noi facciamo gossip, cioè parliamo non per dirci qualcosa, ma solo per il piacere di farlo (Dunbar, p. 93); La semiotica studia "tutto ciò che può venire utilizzato per mentire" (Umberto Eco, p. 101). Quindi "il riso volontario ha davvero una natura semiotica" (p. 101).
Nota specialistica - Secondo lo psicologo Nico Frijda, noi non vogliamo proprio comunicare i nostri stati mentali agli altri. "Viceversa, il comportamento espressivo è un'attività funzionale e relazionale, ovvero parte di un processo finallizzato a modificare la relazione tra il soggetto e l'ambiente". Quindi l'emozione serve "non per comunicare il proprio stato d'animo ma quanto più per influenzare il suo comportamento". Le teorie classiche risultano così "prive di riferimenti agli aspetti sociali e interattivi del riso. Il riso può essere definito una risposta sociale" (p. 27).
Nota spiritosa - Per finire, ci si può divertire con la barzelletta preferita di Freud... "Un membro della famiglia reale, in visita alle province, nota tra la folla un popolano che gli assomiglia in modo straordinario. Gli chiede di accostarsi e, con un sorriso beffardo, gli chiede: "Vostra madre è stata a servizio a Palazzo, vero?" "No Altezza" - risponde l'uomo - ma c'è stato mio padre" (nota a p. 76).