sabato 15 ottobre 2011 - Professional Consumer

Per uscire dalla crisi tocca ricapitalizzare i consumatori

Le imprese producono troppo, retribuiscono poco, impallano il mercato svalutando il valore delle merci che hanno prodotto. Bruciano ricchezza e bloccano la crescita. Sottraggono a quella crescita riserve di capitale che non vengono investite.

I consumatori hanno acquistato tutto, hanno poi smaltito fino ad inquinare pur di far crescere l’economia. Ora affogano in un mare di debito. Ci sono ancora quelli del credito, screditati, che non fanno più credito.

In ultimo gli Stati, anch’essi indebitati, che debbono risanare i conti e mancano di spendere per la crescita. Insomma, il meccanismo dello scambio risulta bloccato: non si vende, né si acquista.

In un mercato di tal fatta si mostra come i produttori abbiano bisogno di acquistare quella domanda che smaltisce l’offerta. Questo il fatto nuovo, questo quello che la crisi dice, proprio mentre l’economia di mercato rischia il default.

Per ripristinare l’equilibrio agli imprenditori, azionisti di riferimento della società "libero mercato s.p.a.", tocca insomma ricapitalizzare i soci consumatori.

Ma certo, un grande aumento di capitale che doti gli associati di adeguata capacità di spesa mettendo sul piatto i profitti d’impresa, quelli tenuti in cassa e non spesi per gli investimenti produttivi.

Per quegli imprenditori che aderiscono, un investimento: abbassando il prezzo delle merci, per smaltire il prodotto, viene rifocillato quel potere d’acquisto che smaltisce.

Così investiti quei profitti consentiranno di poter nuovamente produrre, riprendere a crescere e tornare a fare utili. Per questa via si va oltre la crisi; percorrendola fino in fondo si risanano le casse pubbliche.

Approfittando del profitto si può fare centro, altro che sterilizzarlo dentro prelievi patrimoniali.




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