martedì 23 aprile 2019 - Giuseppe Aragno

Per Mimmo Mignano e per Cristo che non risorge più. Atto di dolore

Per Gesù Cristo – e quindi per i cattolici, che in tutte le chiese ne hanno festeggiato la Resurrezione, le sette opere di Misericordia vanno compiute perché il Regno dei cieli provi misericordia per i peccatori.


Le prime di tali opere, al di là della fede professata, costituiscono imperativi etici per tutta l’umanità: dar da mangiare agli affamati e dar da bere agli assetati. Se si lascia morire qualcuno di fame e di sete, è inutile vestirlo, alloggiarlo e visitarlo. Si può dargli soltanto sepoltura, come richiede la settima e ultima delle opere di Misericordia, che però sa di beffa feroce e non conquista il perdono, se la compie chi è la causa materiale e morale del decesso che conduce alla sepoltura. Seppellire chi si è lasciato morire di fame e di sete non apre le porte del Regno di Cristo e anzi le chiude per sempre: la mancanza di solidarietà non può meritare la misericordia celeste.

A Mimmo e a Marco Cusano, che a Napoli lottano per la dignità in cima al campanile della Chiesa del Carmine, Cardinali, Vescovi, sacerdoti e credenti non hanno dato finora né acqua, né pane. In quanto a Cesare, al quale Cristo riconosce il diritto di avere ciò che gli spetta, ma ha il dovere di dare ciò che deve, egli ha oggi purtroppo un ministro maledetto, figlio dell’odio e del male, così nemico di Dio, dei figli di Dio e di Cesare stesso, da proibire che acqua e cibo giungano a Mimmo e a Marco.
Nell’indifferenza di chi finge di festeggiarlo, Gesù Cristo oggi muore di nuovo. Stavolta senza speranza di resurrezione.

Foto: Wikipedia




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