venerdì 16 giugno 2017 - Elena Ferro

Paura di volare: cedere alle nostre paure è il torto più grande che possiamo farci

Che bello il mese di giugno: se metto da parte il caldo afoso che opprime la città, per il resto è uno dei mesi che preferisco. C'è tutta l'attesa per l'estate in questo mese, che inevitabilmente colleghiamo a sorrisi, libertà, pace e serenità.

Non ha importanza se saremo destinati a luoghi lontani tutti da scoprire o se resteremo esattamente dove siamo in questo momento. Giugno è il mese dell'immaginazione, il mese in cui tutti, ma proprio tutti, sogniamo di essere altrove. Di volare altrove. Ma cosa capita se la paura di volare ci frena? E come possiamo superarla? Ho una discreta esperienza in proposito ;)

Come vi 'suona' l'idea che qualcuno possa avere paura di "decollare"?

Uno sguardo sopra le nuvole

Io in questo periodo ho lo sguardo sempre oltreoceano. Quest'anno poi il desiderio di viaggiare è grande, perché è passato un po' troppo tempo dal mio ultimo viaggio e quella dimensione nel mio quotidiano mi manca.

Così quasi ogni giorno sogno di essere altrove, di viaggiare in isole calde, bianche, deserte e assolate. Certo, direte voi, basta prendere un aereo e via.

Sentirsi leggeri e volare sopra le nuvole, vederle passare e dissolversi, bucarle con il muso e spuntare al di là, con un sole che spacca i finestrini dell'abitacolo.

Ma non è facile prendere un aereo e via

Se ci penso su un attimo, mi rendo conto che non prendo un aereo da un bel pezzo. Succede che le cose a volte le lasci andare, senza l'idea precisa di abbandonarle per sempre, semplicemente le scansi, giorno dopo giorno, occasione dopo occasione.

E' così che funziona la paura quando ti avvolge e ti fa sua

Io viaggio piuttosto spesso per lavoro, quasi sempre verso il centro Italia. Ho preso l'abitudine di muovermi in treno, apparentemente per la ragione che mi è comodo, è più economico, veloce, posso lavorare indisturbata, telefonare, dormire. Non ci sono fastidiosi e invasivi controlli al gate e, soprattutto, non vola.

Eh già, la vera ragione per cui non prendo più un aereo, salvo per i viaggi lunghi lunghissimi e sempre in compagnia, è che ultimamente non sono a mio agio. Prendere l'aereo mi mette ansia e mi stressa al punto che arrivo stanca e tesa come una corda a destinazione. Non va mica bene viaggiare così....

Com'è nata la mia paura di volare

Io lo so che la cosa della paura del volo è nata in un particolare momento della mia vita, perché prima non ne avevo mai sofferto. Non che pensassi all'aereo come al mezzo più sicuro del mondo (anche se qualcuno lo sostiene, pazzi!) tuttavia viaggiavo volentieri e senza problemi di sorta. Ricordo bene la prima volta, mi sentivo importante, soddisfatta di me e dei miei successi. Il volo era stato come un premio, come un riconoscimento. Insomma, ero proprio a mio agio su un aereo.

Poi è mancato mio padre, ed io ho cominciato a patire il decollo.

Sulle prime non me ne rendevo conto. Salivo sul'aereo, salutavo le persone conosciute come se niente fosse, mi sedevo al mio posto e fin lì, tutto bene. Allacciavo le cinture e seguivo attentamente le istruzioni della hostess o dello stuart. Scambiavo sorrisi, tiravo fuori libri o documenti, insomma, ero come un pesce nel suo brodo. Poi, improvvisamente, cominciai a sentire il rumore roboante dei motori come una minaccia. Si accendevano e cominciavano a far vibrare tutto ed io cominciavo a irrigidirmi. Mi riempivo la testa di domande:

E se uno andasse in avaria?

E se mancasse il carburante?

E se non funzionasse il radar?

Ero troppo orgogliosa per darlo a vedere, così mascheravo. Una volta viaggiai con una mia collega che non la finiva più di prendere gocce di tranquillanti. Nemmeno in quell'occasione fui capace di ammettere che anche io, sebbene non così gravemente, avevo paura dell'aereo, paura di volare.

Così fingevo, continuando a parlare tranquillamente con il mio vicino di turno o guardando fuori, facendo finta che tutto fosse sotto controllo. D'altra parte lo era stato fino a qualche tempo prima.

Poi cominciò il rito del sedile. Mi venne la fissazione che sul lato del corridoio potessi essere più sicura. In realtà era uno stratagemma che mi evitava di vedere come la terra letteralmente si abbassasse sotto i miei piedi, di come tutto sembrasse storto per un momento e di come quelle nuvole bianche se non grigie e minacciose invadessero l'abitacolo con conseguenze mortali per ciascuno di noi.

Il posto nel corridoio funzionava perché dal finestrino non riuscivo proprio a guardare. E poi, com'era comodo per allungare le gambe! Il secondo stratagemma che misi in atto fu la scelta della fila. Sapete che in molti aerei alcune file non esistono? La 13 e la 17 ad esempio.

Ma io ero oltre le superstizioni, io mi ero creata il mio rito salvifico personalizzato. Mi mettevo sempre nel mezzo, perché in quella posizione l'aereo, una volta sfracellatosi a terra, avrebbe garantito di sicuro la mia fuoriuscita al sicuro tra i primi superstiti.

Poi la situazione è peggiorata ulteriormente. Non solo cominciavo ad agitarmi in fase di decollo, ma anche in fase di atterraggio avevo una paura tremenda, che mi faceva passare i peggiori minuti della giornata. L'idea dell'imminente disastro si installava automaticamente nella mia testa e non c'era verso di mandarla via.

La compagnia delle persone non mi aiutava affatto, anzi. Così cominciai a viaggiare da sola. Una sofferenza davvero grande, che la mia ostinazione mi portò a superare, anche grazie a un percorso psicologico, per tentare di capire l'origine della mia paura. Alla fine ce l'ho fatta. I miei riti, la poltrona, la fila, il corridoio, i pensieri positivi, insomma tutto mi ha aiutato. Ma la cosa più utile è stata quella di non mollare.

Cedere alle nostre paure è il torto più grande che possiamo farci. Ma anche ignorarle puo' farci molto male. C'è sempre una ragione per la nostra paura di volare

Ognuno ha la sua, il bello è indagare e scoprirla, senza fretta. Le nostre vulnerabilità sono parte di noi: quando siamo in grado di accettarle, cambia la nostra percezione del problema e da impedimenti diventano motivo di crescita personale.

Un piccolo esercizio semplice per riprendere il controllo se abbiamo paura

Vale anche per la paura di parlare in pubblico, ne parlo anche nel mio manuale. E' una tecnica che ci insegna l'antica tradizione Yoga. I maestri infatti sanno che un respiro costante e profondo può, in pochissimo tempo, modificare profondamente la percezione della paura, facendoci ritrovare la fiducia in noi stessi e ridandoci la giusta dimensione del nostro essere in un dato momento.

Perciò, respirare profondamente e regolarmente, concentrandoci sul respiro e abbandonando il resto, ci aiuta a riprendere la coscienza di noi stessi, in una parola , ci aiuta a ritrovare le redini della nostra vita. Possiamo applicare questa tecnica con fiducia in ogni momento della giornata. Anche davanti a un pubblico o a una commissione d'esame pronta a giudicarci. Il vantaggio che ne otterremo è si riportarci dentro la nostra energia. E quando siamo nella nostra energia, tutto puo' accadere.

Come diceva Paolo Coelho :

Il guerriero della luce crede. Poiché crede nei miracoli, i miracoli cominciano ad accadere

dal suo Manuale del guerriero della luce


E voi, avete mai avuto paura di volare? Cos'è che vi spaventa di più in questo momento della vostra vita?




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