martedì 11 ottobre 2016 - Giovanni Greto

Patrizia Cirulli al Premio Tenco con “Mille baci”

Dopo aver musicato nel 2011 “Forse il cuore” di Salvatore Quasimodo, Patrizia Cirulli si cimenta con tredici poeti diversi, musicando i loro testi in questo nuovo album, per il quale nel luglio scorso ha vinto per la terza volta (le altre nel 2010 e nel 2013) il premio Stil Novo nell’ambito del “Premio Lunezia”, nella sezione “musicare i poeti”. Ecco la motivazione della giuria : “Musicare poesie d’autore, da Catullo a Quasimodo, vuol dire perpetuare nella nostra epoca difficile la Parola dei grandi Padri. Diventare ottimi interpreti di questa espressione artistica, come sicuramente può dirsi di Patrizia Cirulli, significa farsi portatori di grandi messaggi”.

La cantautrice milanese è altresì finalista nella categoria “opera prima” al Premio Tenco, le cui targhe verranno consegnate dal 20 al 22 ottobre al teatro Ariston di Sanremo.
Certamente non dev’essere stato un lavoro facile per un’artista che, come lei stessa scrive nelle note di copertina, per anni aveva sostenuto “che si dovesse partire dalla musica per creare canzoni e non il contrario. Perché la musica contiene già delle immagini che vanno poi a suggerire le parole”. Il risultato è un disco di tutto rispetto, che forse dura un po’ troppo (62minuti) a causa delle tante tracce (18). Molti sono i musicisti ospiti, che si alternano al fianco di un quartetto diretto da Lele Battista (piano, sintetizzatori, chitarre, basso e percussioni), responsabile degli arrangiamenti e completato da Giordano Colombo (batteria), Giuseppe Fiori (basso), Feyzi Brera (archi).

Le due canzoni destinate a rimanere più impresse sono forse quelle per le quali è stato girato anche un videoclip : “Deseo” di Federico Garcia Lorca, cantata assieme all’attore Sergio Muniz e “Mille baci”, nella quale Catullo manifesta il suo amore per Lesbia, interpretata assieme a Giancarlo Cattaneo, speaker radiofonico di radio Capital e Radio Dee Jay. Una voce calda e penetrante, che ben si sposa con quella focosa e drammatica della Cirulli. Melodicamente, alcuni accostamenti tra parole e musica risultano meglio riusciti, rispetto ad altri in cui si avverte una certa fatica. Il genere scelto è in prevalenza un Rock melodico, con parecchi inserti elettronici o di ‘noises’, vedi “La capra” di Umberto Saba, che destano un po’ di perplessità.
L’accostamento più riuscito tra la musica e la poesia mi sembra verificarsi in “Forse il cuore”, “Quanno parlo cu te”, di Eduardo De Filippo, “Primavera” di Trilussa, “Stringiti a me” di Gabriele D’Annunzio , l’unico autore, assieme ad Alda Merini, per il quale la Cirulli ha selezionato due poesie.

Tra i musicisti ospiti, spicca la quantità di chitarristi, ben sei, impegnati in undici tracce. C’è un solo esempio in cui la poesia cantata viene preceduta da quella recitata: “T’adoro al pari della volta notturna” di Charles Baudeleaire, letta nella traduzione italiana di Attilio Bertolucci da Giancarlo Cattaneo, mentre a seguire la Cirulli canta il testo originale francese. Mi sembra un esperimento ben riuscito, che potrebbe applicarsi in toto in un prossimo progetto. Di “Poema para Diego Rivera” scritto dalla moglie Frida Kahlo e di “Ay! had we never loved at all” di Oscar Wilde, la Cirulli ha voluto incidere sia la versione con il testo originale, che quella con la traduzione italiana. A tal proposito, mi sembra più a proprio agio con la lingua italiana, rispetto a quelle straniere. Forse la sua voce si presta meglio ad un certo tipo di pronuncia.
Riallacciandomi alla motivazione del premio Lunezia, ben venga, grazie a questo disco, uno stimolo per chi ascolta, a scoprire la ricchezza dell’ars poetica. E, in una età contrassegnata dalla banalità, non solo nei testi di molte canzoni, non può che contribuire ad arricchire il proprio bagaglio culturale porre attenzione ai testi poetici.
Che sono a volte difficili da capire, ma hanno dentro di sé la capacità di emozionare l’ascoltatore, perché rivelano la personalità e la genialità dell’autore.




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