sabato 25 gennaio 2014 - Pompeo Maritati

Passera in procinto di formare un proprio partito

Questa proprio ci mancava per completare il quadro confusionario di un sistema che oramai sta collassando e dove chi ha i mezzi, frutto di opportunità recondite, di grazie ricevute pregresse, sta cercando di accaparrarsi le briciole di un popolo alle soglie della povertà economica, civile e culturale.

Ecco che sulla ribalta dello scenario politico italiano ricompare il pluridecorato Passera, ex amministratore delle Poste Italiane e Amministratore delegato di Banca Intesa, certamente non uno stupido, lungi da me ad affibbiargli tale epiteto ma sicuramente soggetto poco incline ad affrontare una battaglia politica, peraltro quale capo di un partito.

L’esasperazione del proprio individualismo, l’autogratificazione di sentirsi all’altezza se non al di sopra delle parti, convinti della propria forza professionale e caratteriale spinge questi personaggi in cerca d’autore a ritenersi baluardo di tutti e panacea dei problemi del Paese.

Non riesco a capire perché anziché andare in ordine sparso e dispersivo, non si cerchi invece il coagulamento delle migliore risorse disponibili. Possibile che Passera non abbia riflettuto sulla miserrima figura politica di Monti? Oppure spera, in virtù dello sciagurato immobilismo politico dovuto ad un governo senza spina dorsale, di andare al voto con il proporzionale secco, certo di poter comunque ottenere qualche punto in percentuale di voti che gli consentano di attingere al faraonico premio dei compensi elettorali, ovvero il finanziamento ai partiti già bocciato da un referendum.

L’odore della politica in un sistema come il nostro, fuori controllo e privo di regole o peggio ancora, dove le regole valgono per alcuni ma non per la classe politica, è così intenso e accattivante che riesce ad attirare quei personaggi vicini o meglio voluti dalle lobby della finanza per meglio condizionare e pilotare, più di quanto già in essere, le scelte della politica oramai da un ventennio orientate ad uno sviluppo economico finanziario che si basa sull’aurea regola dove a fronte di popoli sempre più in difficoltà corrisponde un incremento della massa finanziaria disponibile ai pescecani della finanza.

Come ho avuto modo di scrivere qualche giorno fa, basta guardare gli indici andamentali della Borsa di Milano e di quelle Europee in genere, per constatare come tutti i listini stiano progredendo alla grande a fronte di un paese in declino dove tutti gli indicatori economici sono in rosso.

Oramai ogni soggetto che direttamente o indirettamente abbia avuto la fortuna, l’opportunità di farsi conoscere dai mass media, solo per aver calcato il palcoscenico su cui andava in scena la Commedia di un Popolo in crisi irreversibile, anche se in qualità di comparsa, s’arroga la presunzione di poter fondare un nuovo partito. Tutto ciò a mio avviso non può che rappresentare un ulteriore elemento di degrado e di confusione che procurerà ulteriore difficoltà nel ricercare formule governative valide ed efficaci che possano condurci fuori dal pantano in cui da anni stiamo sprofondando sempre più. Incoscienza, imbecillità, egoismo, opportunismo, pare siano diventati gli elementi propulsivi di una degenerazione che parrebbe ai limiti dell’irreversibilità, ma mi auguro di sbagliare, in quanto ciò comporterebbe un vero disastro per il 90% della popolazione.

Cosa dire di più, spero che l’intelligenza attiva residuale, non condizionata da egoismi personali, porti questi soggetti a pensare più di coalizzarsi tra loro, cercando dall’interno dei già esistenti partiti, numerosi e sconquassati, di apportare quell’energia e quella necessaria professionalità etica, atta a cominciare a infondere quell’indispensabile iniezione di fiducia che spinga quella parte buona del paese, che per fortuna ancora c’è, a darsi uno scossone e a riprendere, anche se lentamente e con immensi sacrifici, la strada del recupero, non solo economico ma soprattutto di quella dignità che pare sia stata più volte calpestata proprio da chi avrebbe dovuto, per vocazione e funzione istituzionale tutelare.

Sperare oggi è l’unica risorsa disponibile rimasta alla povera gente di buona volontà, di tutti coloro che hanno creduto nell’impegno lavorativo fatto di sudore e di sacrificio e non invece di opportunità costruite a tavolino che alla fine hanno finito di favorire i soliti noti, generando la più becera convinzione che sta distruggendo il tessuto produttivo che è rappresentata dall’idea che oramai non vale la pena impegnarsi in quanto il potere di pochi, voluto da altrettanti pochi individui, ha ingessato lo sviluppo e se non si appartiene direttamente o indirettamente a questa casta, tarpando le ali a ogni iniziativa che così è destinata a fallire. Ecco che i nostri imprenditori, spesso da noi bastonati, preferiscono chiudere le loro aziende, cercando di realizzare quel minimo che possa loro consentire di vivere dignitosamente e forse anche senza problemi, o addirittura a delocalizzare, buttando in mezzo la strada centinaia, migliaia di lavoratori ai quali non resta loro che sperare in un miracolo.

Da quanto sin’ora ascoltato e visto attraverso gli occhi della stampa e della TV, vien fuori uno scenario sconfortante, dove la tragica realtà del declino del Paese pare trovi interesse solo laddove corrisponda ad altrettanti interessi personali di pochi, ovviamente appartenenti ad una casta auto nominatasi ed auto gratificatasi da faraoniche prebende in netto contrasto con le difficoltà vissute giorno dopo giorno da milioni di famiglie. Una situazione irritante che purtroppo gode del favore dell’apatica indifferenza soprattutto di tutti quei milioni di giovani disoccupati che avendo anche abbondantemente superato i trent’anni sono privi di un lavoro, a cui è stata negata la speranza per un loro futuro, che al momento sembrano subire inconsciamente e senza alcuna forma reattiva una politica fagocita; senza idee e quel che è ancora più vergognoso e preoccupante per il loro e nostro futuro, senza un’adeguata nuova e preparata classe dirigente, che non sia il frutto della solita opportunità derivata da una “Grazia Ricevuta”. 

 

Foto: Wikimedia




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