martedì 26 febbraio 2013 - Terenzio Davino

Partito-razzia nella cultura politica del “posto fisso”

Valorizzare e riconoscere socialmente l’esigenza di dare forza e sostanza alla crescita e coesione sociale. Conflitti, cambiamento, coraggio per alcuni, paure per molti altri, sono gli elementi che anche quest’anno promettono all’orizzonte agitazioni di tante persone che protestano contro i governanti, la politica e altri attori potenti, rei e responsabili di una situazione avvilente per il Paese.

Aspettando improbabili e lenti accertamenti di responsabilità politica, la crescente disuguaglianza, la povertà profonda e l’assenza di leadership lungimirante a ogni livello dei governi passati matura e accresce l’insofferenza in ampie parti del tessuto sociale. Indignazione, rabbia, manifestazioni interiori ed esteriori fomentano una pressante richiesta di equilibratura e convergenza delle responsabilità e della “democrazia” che ha perso il senso della legittimità morale e di consenso.

Le banche sono state salvate ma non hanno salvato le imprese, i soldi sono (as)serviti per pagare i bonus ai manager e poco denaro è stato concesso in prestito per finanziare idee e progetti imprenditoriali. La crisi economica ha rivelato che il patto sociale tra i governanti e governati si è rotto, la politica sorda e indifferente di fronte alle preoccupazioni della gente è rimasta focalizza e solo interessata a proteggere e proteggersi al potere. Sullo sfondo, il fallimento nell’adempiere all’obbligo e mandato di assicurare la realizzazione dei diritti sociali ed economici ha dato modo alle persone di perdere la fiducia in chi ha trascurato l’accertamento delle responsabilità, la giustizia e la promozione dell’uguaglianza retributiva.

I leader politici non comprendono ancora la necessità di costruire e mantenere un sistema che protegga il popolo e chi non ha potere, garantisca legalità e controlli degli atti compiuti, rispetto degli standard sui procedimenti corretti, processi equi e in tempi congrui, nell’attuare il migliore interesse dei cittadini.

Creare una comunità politica, che permetta a tutti di avere un accesso alla partecipazione alla vita democratica con un forte sostegno istituzionale all’impegno della cittadinanza civile e una visione chiara per il futuro, è l’intento che va perseguito con coraggio e determinazione fin da subito per non perdere definitivamente il tempo vincente.

La “valutazione” è strategica nelle politiche dello sviluppo sociale, educativo ed economico, necessaria per l’unità e per andare oltre il localismo e tracciare chiaramente i percorsi di responsabilità intrapresi nell’esercizio delle funzioni pubbliche, da rivelarsi a tutti i livelli.

Per costruire l’uguaglianza formale e sostanziale il Paese ha bisogno di indirizzarsi verso una nuova riscoperta culturale della gestione delle risorse, in contatto con gli interessi, le culture, i linguaggi e i modi aggiornati del tempo che si sta vivendo, e perseguendo il solido sviluppo della cittadinanza attiva. Valutare per valorizzare, riconoscere socialmente e presentare moralmente il buon lavoro fatto a vantaggio delle nuove generazioni, è il perno con il quale frantumare la partito-razzia.

La nuova e dirompente esigenza di dare forza e sostanza alla crescita e coesione sociale, va promossa con l’unità collettiva, lo sviluppo democratico di un pensiero collettivo e agire proattivo che assicuri un processo sociale forte verso il miglioramento continuo. 

È sentito il bisogno di verificare con costanza gli interventi pubblici (politici e istituzionali) diretti e indiretti, non tralasciando di controllare le politiche, gli esiti e gli impatti sociali prodotti in termini qualitativi e di benessere collettivo. Il dialogo va protetto, ricercato, mantenuto e reso corretto e veritiero rispondendo periodicamente alle questioni poste durante il mandato politico concesso.




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