mercoledì 31 gennaio 2018 - Giovanni Greto

Padova | “CENTRODARTE 18”, la nuova rassegna della storica Associazione patavina

11 appuntamenti da febbraio a maggio all’insegna della musica di qualità

Sulla scia di un successo di pubblico in costante crescita, a dimostrazione che musica di ricerca non è sinonimo di musica “di nicchia”, con il concerto del trio Brotzmann – Parker – Drake alla Sala dei Giganti al Liviano alle 21(un orario valido per tutti i concerti), si apre venerdì 2 febbraio la nuova stagione del Centro d’Arte, un’Associazione che si conferma sempre più una realtà imprescindibile della produzione culturale di Padova, radicata solidamente fin dalle sue origini a quella dell’Università, ma anche della vita musicale di una città tradizionalmente aperta alle più vivaci esperienze internazionali. Come negli anni scorsi, il Centro d’Arte propone sempre progetti originali, in dialogo sia con gli artisti sia con strutture eccellenti di produzione attrezzate come SaMPL, il laboratorio elettroacustico del Conservatorio cittadino. La politica dell’Associazione inoltre è costantemente volta a favorire la massima accessibilità a un pubblico giovane, da cui è premiata con un consenso più che incoraggiante. Per la prima volta a Padova, “questo trio”- scrive Stefano Merighi impegnato da sempre nell’Associazione – “è un gruppo coeso che offre una proposta musicale ben precisa, sviluppata dapprima come “Die Like a Dog”(quartetto di fine anni ’90 che includeva anche il trombettista Toshinori Kondo, in memoria di Albert Ayler, con quattro dischi all’attivo, più uno con Roy Campbell al posto di Kondo), in seguito come trio dal 2001, con riunioni più o meno stabili. In questo contesto la visione radicale di Brötzmann torna a dialogare con la musica afroamericana, producendo un esplosivo cortocircuito sonoro. Fin dalla metà degli anni ’60, la frattura che Brötzmann aveva provocato nella scena improvvisata di allora era anche in garbata polemica con il free americano : l’attenzione di musicisti come Ayler, Coltrane, Sanders per la sfera mistico-spirituale era quanto di più estraneo per l’iper-materialista Brötzmann. La sua era ed è rimasta una musica materica, collerica, più vicina al mondo dell’arte d’avanguardia europea (ambiente da cui Brötzmann proviene, il movimento Fluxus, ad esempio), da sempre scettica nei confronti del trascendente. Eppure, il linguaggio neroamericano ha sempre stimolato la (mal)educazione musicale di Brötzmann, attratto dal jazz delle origini, oppure da solisti come Coleman Hawkins o Sonny Rollins. Dunque l’amicizia e la collaborazione artistica con Parker e Drake, che rappresentano una delle eredità viventi della new thing storica, non può che sfociare in una musica palpitante e dai contrasti spigolosi ma fecondi, come testimoniato anche dal recente, magnifico “Song Sentimentale”. Accanto a Peter Brotzmann (Remscheid, 1941) ai sassofoni e ai clarinetti, ci saranno William Parker (New York, 1952) e Hamid Drake (Monroe, 1955), che assieme costituiscono una tra le più entusiasmanti sezioni ritmiche del Jazz creativo.

Venerdì 9 febbraio torna a Padova al teatro-cinema Torresino un artista al centro di molteplici iniziative, non solo musicali, Otomo Yoshihide (Yokohama, 1959), che oltre a esibirsi in solo alla chitarra elettrica, con un programma che guarda alla tradizione del jazz più avventuroso e alla sperimentazione sonora più radicale, riunisce attorno a sé un ensemble di giovani musicisti italiani formatosi per l’occasione in un laboratorio da lui diretto.

Venerdì 23 febbraio, di nuovo al Torresino, arriva il trio “Big Satan”, che allinea il chitarrista Marc Ducret e il batterista Tom Rainey accanto a Tim Berne, il geniale sassofonista e compositore che il Centro d’Arte portò giovanissimo per la prima volta in Italia nel 1980, e che è oggi un punto di riferimento per il linguaggio originale in cui si fondono composizione e improvvisazione.

Tutta scritta è invece Tastieren!, una monumentale composizione, frutto del talento del veneziano Giovanni Mancuso (1970), uno dei più visionari compositori italiani di oggi, il quale mette in scena una spettacolare orchestra che oltre a tre pianoforti e un clavicembalo, schiera più di venti tastiere elettriche ed elettroniche. Una vera e propria fiera di suoni vintage tipici del pop anni 60-70, qui al servizio di una scrittura complessa e brillante, affidata alle mani di tre eclettiche pianiste: Vida Borojevic, Alba Dal Collo, e Debora Petrina, scelte per affinità elettiva da Mancuso, anche pianista in questa prima esecuzione assoluta, il 2 marzo all’Auditorium Pollini.

Il 9 marzo è la volta del primo di una serie di doppi concerti. Alla Sala dei Giganti compare, un’altra prima italiana, il quartetto elettroacustico “Les frères bobine”. Basati a Parigi, i compositori Stefano Bassanese e Ben Thigpen improvvisano sui loro strumenti a induzione magnetica un dialogo con la chitarra di Carlo Noja Barbagallo (altrimenti compositore-esecutore elettronico e cantautore) e il clarinetto di Massimo Carrozzo. Dopo di loro, esordisce il duo formato dalle chitarre elettriche di Alessandra Novaga, musicista sperimentale con un recente passato di chitarrista classica alle spalle, e da Stefano Pilia, altrimenti attivo con Massimo Volume, Afterhours, Rokia Traoré, David Grubbs. Novaga e Pilia presentano per la prima volta il progetto “Glimpses of the Day”, basato su accordature microtonali e sulle scale dei raga indiani.

La primavera si apre alla Sala dei Giganti mercoledì 21 marzo con Harris Eisenstadt (Toronto, 1975), che il Centro d'Arte ha ospitato qualche anno fa: era batterista nel quintetto del trombettista e compositore Nate Wooley, il quale gioca ora da solista nel “Canada Day Quartet” di Eisenstadt. È molto frequente che sulla scena del jazz contemporaneo i musicisti facciano valere le proprie doti non soltanto come strumentisti ma anche come compositori e arrangiatori, e che si formino ensemble transatlantici come questo, che ospita il pianista inglese Alexander Hawkins (Oxford,1981) e il bassista franco-tedesco, ma di stanza a New York, Pascal Niggenkemper (1978, Engen).

Centrodarte18 prosegue con un’altra formazione euroamericana, come è il caso della collaborazione di Josh Berman (cornetta, Chicago, 1972) e Jason Roebke (contrabbasso, Kaukana, 1974), che dal sempre fervido ambiente di Chicago giungono al Torresino sabato 7 aprile unendosi al percussionista inglese Paul Lytton (Londra, 1947), uno dei fondatori della scena Free europea negli anni 70.

“Cortex” è un quartetto tutto norvegese, la cui formazione richiama da vicino quella dello storico quartetto di Ornette Coleman a cavallo tra gli anni 50 e 60. Thomas Johansson, tromba, Kristoffer Berre Alberts, sassofoni, Ola Høyer, contrabbasso e Gard Nilssen, batteria vogliono rendere omaggio e attualizzare una formazione decisamente importante nella storia del Jazz. Saranno al Torresino giovedì 19 aprile.

Il secondo doppio concerto, sabato 28 aprile, si apre con la pianista svizzera Sylvie Courvoisier, da tempo residente a NYC, dove è basato il suo trio formato da Drew Gress al contrabbasso e Kenny Wollesen alla batteria. Segue un’altra recente formazione transatlantica, la rivelazione “The Sync” formata dalla pianista e compositrice alsaziana Eve Risser, con la flautista-cantante Sylvaine Hélary, insieme al violoncello di Fred Lonberg-Holm e alle percussioni di Mike Reed, questi ultimi già transitati da Padova negli anni scorsi insieme ai loro propri gruppi.

Si ritorna alla Sala dei Giganti venerdì 4 maggio con “Sinergia Elettronica”, uno straordinario supergruppo, nato dall’incontro di Jooklo Duo (Virginia Genta e David Vanzan) con la componente elettronica dell'ensemble “Metabolismus” (Werner Nötzel, Moritz Finkbeiner, Thilo Kuhn, Thomas Schätzl). Nella musica del gruppo convergono esperienze diverse, che spaziano dal free jazz alla psichedelia, dall’improvvisazione radicale alla sperimentazione elettroacustica. Cuore del gruppo è un sintetizzatore analogico progettato da Kuhn, che a partire da impulsi luminosi mette in moto una serie di nastri magnetici che creano loop sempre nuovi, in continua trasformazione. Il concerto di Sinergia Elettronica sarà aperto da un set del percussionista Chris Corsano. Proveniente dal New England, Corsano ha collaborato con musicisti provenienti dagli ambiti più disparati: Joe McPhee, Thurston Moore, Björk, Nels Cline, Akira Sakata, Paul Flaherty, Sir Richard Bishop e mille altri. La batteria rimane protagonista, ma si espande in un sapiente e misurato uso di oggetti “estranei”: corde di violino, archetti, strumenti a fiato modificati, legni e metalli.

Sabato 19 maggio, al Torresino, si chiude la prima parte di Centrodarte18 con uno degli artisti più amati dal pubblico padovano, il cornettista Rob Mazurek, che il Centro d’Arte segue da tempo nelle sue peregrinazioni musicali per il globo. Da Chicago, passando per São Paulo, Mazurek e il suo abituale partner Chad Taylor, alla batteria, approdano a Londra con il quartetto “Chicago London Underground”, arruolando questa volta il contrabbassista John Edwards e, nuovamente, il pianoforte di Alexander Hawkins. Il prodotto di questa alchimia si fonda programmaticamente su un'ipotesi di provvisorietà, su un magma “non finito” e contempla la sua esistenza come fotografia dell'attimo più che come progetto stabile.

Una consistente addizione al programma di Centrodarte18 è infine rappresentato, quest'anno, da una nuova iniziativa in collaborazione con il SaMPL del Conservatorio, una rassegna di aperitivi acusmatici nei quali il pubblico potrà ascoltare, nello straordinario sistema surround dell'auditorium Pollini, una scelta di lavori tra musica, arte acustica, sound art, radiofonia e fonografia. Raggruppati per affinità tematiche, i diversi lavori presentati sono accomunati dalla diffusione multidirezionale e dalla proposta di un ascolto immersivo. Il ciclo, vera rassegna parallela e complementare ai concerti, prevede sei appuntamenti a partire dalla fine di aprile fino alla fine dell'anno.

Appare evidente, come il Centro d’Arte abbia preparato un cartellone interessante e stimolante che potrà influenzare o far cambiare idea a quella parte di pubblico giovane che desidera liberarsi dall’assedio della musica commerciale.




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