sabato 5 marzo 2016 - Antonella Policastrese

Otto Marzo: in nome di Berta Caceres

Berta Caceres, uccisa il 3 marzo del 2016, nel suo letto, era una madre di quattro figli. Sostenitrice della sacralità dell’ambiente, ha speso la vita per la sua comunità, in difesa del fiume sacro, del quale si sentiva custode. Berta Caceres si era battuta come una leonessa per sventare la costruzione di una diga che doveva sorgere sul Rio Gualcarque nel Nord Ovest dell’ Honduras poiché ciò avrebbe significato mancanza d’acqua per numerose famiglie dei villaggi vicini.

Pur essendo stata minacciata più volte non aveva mai indietreggiato nel portare avanti la sua battaglia, in difesa degli ultimi e contro lo sfruttamento selvaggio del territorio. D’altra parte per le comunità honduregne, tutto ciò che esiste in natura è sacro, come gli alberi che respirano, o i corsi d’acqua popolati da divinità femminili.

Bisognava andare avanti, tant’è che Berta soleva dire che il fiume le aveva predetto che l’avrebbe spuntata in quella battaglia titanica, contro aziende minerarie ed idroelettriche; tanto che la sua presenza è diventata così ingombrante da doverla annientare. Nella sua comunità, Berta non ha esitato a prendere in mano il timone della nave, in nome di tanti attivisti ambientalisti uccisi tra il 2010- 2014.

Berta, era stata anche arrestata; pur tuttavia non si è mai risparmiata nel denunciare la costruzione di quell’impianto non voluto dalla comunità indigena. Tutto ciò cozzava contro il principio di autoderminazione dei popoli, ed il diritto ad usufruire del proprio territorio. La sua fede, nel riscatto umano ed ambientale, non era rimasta inascoltata; tant’è che ad aprile 2015 le venne assegnato il Premio Goldaman, uno dei più ambiti riconoscimenti per chi lotta in difesa dell’ambiente.

Ma tutto questo non è bastato; e dopo un’animata discussione, avuta una settimana prima della sua morte con i militari ed i dirigenti dell’azienda idroelettrica è stata assassinata. Diritti, inalienabili per le comunità dell’Honduras che non sono tali per chi ha interesse a tramutare l’ambiente in un bancomat o carta di credito. Diritti che la Caceres aveva difeso strenuamente davanti alla corte europea di Straburgo ed anche in Vaticano, che non hanno indotto i saggi a tutelarla, proteggerla. Una donna che dovrebbe essere ricordata in questo otto marzo 2016.

La sua storia non può essere archiviata, seppellita sotto la polvere del tempo; specie in un momento in cui l’esistenza non è ricolma di gioia e le ingiustizie diventano la regola del nostro vivere.

Berta è il simbolo di tante donne che lottano strenuamente per il proprio habitat, la cui felicità è legata alla bellezza di alberi che non hanno nessuna pretesa, se non di essere sfiorati dal vento o fare ombra con il loro manto di foglie, durante giorni di calura che non danno tregua.

Fiori, fiumi, si concedono spontaneamente alla vista di chi ne apprezza la bellezza; una bellezza che solo chi sa gioire delle piccole cose apprezza, perdendosi in paesaggi incontaminati che trasmettono pace. Berta Caceres come ogni donna, sapeva ascoltare le divinità di quei luoghi che l’avevano indotta a difenderli.

Il messaggio che questa eroina ci ha lasciato, è davvero unico, poiché racchiude un discorso di armonia proveniente da una natura violentata da mani sacrileghe, che distruggono, devastano e rischiano di farci perdere la nostra identità di esseri umani.




Lasciare un commento