martedì 8 novembre 2022 - UAAR - A ragion veduta

Ora alternativa, quando le scuole negano il diritto allo studio

Il caso di una media della provincia di Torino in cui i genitori degli studenti che non si avvalgono dell’Insegnamento della religione cattolica sono invitati a far perdere ai propri figli un’ora di lezione. Emarginato uno studente che frequenta da solo l’ora alternativa.

Sulla scalinata all’ingresso della scuola secondaria di primo grado Don Milani di Rivalta di Torino si trova ancora oggi la statua di una madonna di Lourdes. La sede fu monastero fino al 1770 e, nonostante da oltre 250 anni non lo sia più, il Comune, che è proprietario dei locali, non l’ha mai spostata. Eppure da molti anni è una scuola pubblica, i cui tratti distintivi dovrebbero essere quelli della laicità e del pluralismo.

In questa scuola, in cui peraltro ci sono ottimi insegnanti, ogni anno si prova sistematicamente a ostacolare lo svolgimento regolare dell’ora alternativa all’Insegnamento della religione cattolica. Mio figlio di 13 anni frequenta oggi la terza media ed è l’unico studente che durante l’ora alternativa è stato emarginato e si trova da solo in classe con un docente, perché i suoi compagni hanno scelto di non frequentare. Scelta legittima, ma fortemente orientata dalla stessa scuola che, a inizio anno scolastico, ha invitato a compilare moduli sull’ora alternativa non conformi a quelli del ministero, con l’indicazione (o la scusa) di voler “organizzare meglio l’offerta didattica”.

I moduli proponevano infatti soltanto due scelte: la non frequenza con entrata posticipata/uscita anticipata, oppure l’ora di compiti alla presenza di un docente. La scelta principale, ovvero quella di frequentare un programma didattico, è stata volutamente omessa. Le famiglie hanno quindi scelto in massa di far dormire i propri figli un’ora in più. Un’occasione persa, perché la scuola, anziché approfittare di una possibile offerta formativa, sceglie a priori di rinunciarvi.

Tutto questo avviene dopo anni di segnalazioni in cui, prima in qualità di membro del Consiglio di Istituto e oggi da genitore, faccio presente che quei moduli possono essere discriminatori. La scelta di non frequentare l’Insegnamento della religione cattolica non deve dare luogo ad alcuna disuguaglianza. Anche perché chi frequenta Irc non è sottoposto ogni anno alla compilazione di moduli, né gli viene chiesto se vuole astenersi dal frequentare.

Poiché sia religione cattolica che ora alternativa sono materie facoltative, la scuola in effetti avrebbe dovuto rivolgere la stessa domanda anche a chi sceglie di fare religione. Immaginiamo un modulo con la domanda: «Ti andrebbe di stare a casa se Irc fosse alla prima o ultima ora?». Chissà quali polemiche si aprirebbero se la scuola chiedesse di compilarlo. Sembra del tutto normale che invece accada per l’ora alternativa.

Nel 2003 e nel 2011 la commissione che vigila sul rispetto della Convenzione Onu per i diritti dell’infanzia e dell’adolescenza ha mosso pesanti rilievi all’Italia che sta violando da anni la libertà dei minorenni di ricevere o meno l’insegnamento della religione nella scuola dell’infanzia, primaria e secondaria. Tale libertà può essere effettivamente compromessa dalla mancanza di valide materie alternative e dall’assenza di informazioni.

La situazione negli anni è peggiorata anche grazie all’autonomia scolastica. E la scuola di Rivalta di Torino non è certo l’unica a mettere in atto modalità di dissuasione dalla frequenza. L’obiettivo è quello di risparmiare sulla nomina di un docente, ma in questo modo lo studente perde in quell’ora il proprio diritto all’istruzione.

Infine, il modulo richiesto ai genitori dalla scuola media rivaltese non rispetta nemmeno le tempistiche. Va infatti contro la decisione del Tar del Lazio che, con sentenza n. 10273 del 9 ottobre 2020, ha accolto il ricorso presentato dall’Unione degli atei e agnostici razionalisti nel gennaio 2013 contro la circolare per le iscrizioni all’anno scolastico 2013/2014 emanata dal Miur.

Nel ricorso si contestava la tempistica per la consegna dei moduli a settembre. Le scuole si trovavano così a dover organizzare le scelte alternative ad anno scolastico già iniziato, con inevitabili ritardi e, spesso, con la permanenza in aula dei non avvalentisi con l’insegnante di religione cattolica durante l’orario provvisorio e anche oltre.

Il Ministero ha dovuto pertanto adeguarsi alla sentenza e con la Nota per le iscrizioni all’anno scolastico 2021/2022 ha previsto che la consegna alla scuola dei moduli con le scelte alternative avvenga dal 31 maggio al 30 giugno. Il dirigente scolastico pertanto dovrebbe assumere già a giugno i supplenti annuali.

L’organico in questo modo è già completo a inizio anno, grazie a fondi ministeriali a cui la scuola attinge attraverso lo stesso capitolo di spesa utilizzato per pagare gli insegnanti scelti dal vescovo. In Italia sono circa 25 mila i docenti di Irc per una spesa totale di 1,25 miliardi. Non si capisce quindi perché le scuole si pongano il problema di dover risparmiare proprio sulle nomine degli insegnanti di alternativa.

Daniele Passanante

 




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