martedì 11 settembre 2018 - Camillo Pignata

Onu: "Allarme razzismo in Italia". I limiti e le ragioni

L'allarme dell'ONU, per l'incremento in Italia di fenomeni razzisti, è giusto ma incompleto. Gli spari, le aggressioni, le minacce contro gli immigrati sono sotto gli occhi di tutti e aumentano a vista d'occhio. La politica del governo contro gli immigrati è evidente, gli ostacoli alle operazioni di salvataggio delle ONG, il sequestro di 176 immigrati, i continui interventi del ministro degli interni non possono essere negati.

Ma l'Onu non è, e non può essere solo il termometro di una situazione nei vari paesi.

Un organismo come l'ONU, dovrebbe andare al di là del fattore epidermico dei singoli i episodi, nei vari paesi del mondo.

L'ONU dovrebbe indagare le cause le ragioni di questo incremento del razzismo che non sono riferibili solo alle scorie razziste, ancora presenti nel nostro paese, e lottare contro ogni preconcetto e presunzione di potere risolvere il problema immigrazione, con politiche autonome dei singoli stati.

Non esiste un'unica ricetta o soluzioni cavalcate sull'onda di singoli episodi.

Dovrebbe fare una valutazione del problema in un'ottica transnazionale, anzi continentale, per promuovere una politica collaborativa tra gli stati e continenti, tra l’Europa e l’Africa ad esempio.

E questo è un primo punto.

Un secondo punto riguarda il rapporto tra razzismo e gestione iperliberista di una globalizzazione diseguale.

“La fabbrica del razzismo” è la centralità del denaro, che si è tradotta nella finanziarizzazione dell'economia reale, della politica, ed in Europa nella sovranità del credito.

Questi fattori hanno “spersonalizzato” i rapporti sociali e politici .

 

Hanno creat un sistema in cui i dipendenti sono dei numeri, gli elettori dei voti.

In tale sistema ha germogliato il razzismo, che è l'incapacità di riconoscere negli altri una persona.

 



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