venerdì 23 novembre 2012 - Giuseppe Ottaviano

Omofobia e discriminazione nella scuola italiana

Il suicidio di A. 15enne romano ha fatto velocemente il giro dei quotidiani on line, anche grazie alle denunce di alcune associazioni LGBT che affermavano esserci alla base del gesto una discriminazione dovuta alla sua presunta omosessualità. Ieri centinaia di persone hanno improvvisato una fiaccolata in ricordo del ragazzo e contro le discriminazioni, il piccolo corteo, non autorizzato, ha percorso San Giovanni in Laterano per poi giungere alle porte del liceo Cavour, dove però i ragazzi in occupazione non hanno risposto alla manifestazione di solidarietà.

In tanti oggi denunciano una cattiva informazione da parte della stampa, pronta a cavalcare l’onda dell’omofobia senza verificare le informazioni della presunta omosessualità del ragazzo. Compagni di scuola, genitori e insegnati hanno presentato due lettere dove chiedono principalmente di rispettare il dolore, evitando ipotesi azzardate basate sul nulla. La procura nel frattempo ha aperto un’inchiesta per fare chiarezza su un caso che pare troppo acclamato da parte di stampa e associazioni Lgbt, ma anche eccessivamente sminuito da chi il ragazzo lo aveva conosciuto davvero. Tutti sono d’accordo sul ritenere A. un ragazzo con gusti particolari nel vestire, con uso di colori sgargianti e smalti. Atteggiamento che nei giovani di quell’età, ma non solo, può portare ad azioni discriminatorie.

“Scriviamo questa lettera di formale protesta per smentire ciò che è stato pubblicato nell’edizione dei quotidiani nel giorno 22/11/2012 riguardo al suicidio di un nostro compagno di classe – scrivono i ragazzi del liceo- Noi, gli amici, abbiamo sempre rispettato e stimato la personalità e l’originalità che erano il suo punto di forza. Non era omosessuale, tanto meno dichiarato, innamorato di una ragazza dall’inizio del liceo”.

A. era probabilmente un ragazzo eccentrico “lo smalto e i vestiti rosa, di cui andava fiero, erano il suo modo di esprimersi”, ma a complicare tutta la situazione c’è una pagina facebook:

“La pagina facebook, dove erano pubblicate citazioni di A., era stata creata per incorniciare momenti felici perché A. era così: portava il sorriso ovunque andasse; peraltro ‘la pagina aperta contro di lui da chi lo aveva preso di mira’ (citazione dal messaggero) è un’accusa non fondata".

Paola Concia, parlamentare omosessuale che da anni lotta per una legge contro l’omofobia, voleva vederci chiaro e ha incontrato personalmente gli studenti del liceo Cavour, riscontrando "un contesto scolastico assolutamente non ostile alla diversità” e dichiarando che il ragazzo “aveva oggettivamente problemi familiari”, in conclusione confermando l’ipotesi di “sentenze azzardate”. In una seconda lettera firmata, oltre che dai compagni di classe, da genitori e insegnati leggiamo:

“A. era un ragazzo molto più complesso e sfaccettato del profilo che ne viene dipinto: era ironico e autoironico, quindi capace di dare le giuste dimensioni anche alle prese in giro alle quali lo esponeva il suo carattere estroso e originale (e anche il suo gusto per il paradosso e il travestimento, che nelle ricostruzioni giornalistiche è stato confuso con una inesistente omosessualità); era curioso e comunicativo, pieno di vita e creativo, apprezzato a scuola dagli insegnanti; soprattutto era molto amato da tantissimi amici e compagni. Probabilmente nascondeva dietro un’immagine allegra e scanzonata una sofferenza complicata e un profondo e non banale ‘male di vivere’".

Il vero problema non è l’inclinazione sessuale del ragazzo ma le reazioni che possono aver scatenato i suoi atteggiamenti nei compagni di scuola. Che un modo di comportarsi così eccentrico, in ambiente scolastico, non abbia provocato nessun comportamento discriminatorio è difficile da credere, tutti siamo stati studenti e tutti conosciamo le dinamiche dei rapporti all’interno delle mura scolastiche. Questo non vuole dimostrare una "colpevolezza" dei compagni di scuola, ma affermare che in ambiente scolastico non esistono discriminazioni può essere addirittura deleterio, convincendo gli stessi studenti che battute o insinuazioni, anche se fatte senza nessuna cattiveria, possono avere delle conseguenze sulle personalità più fragili.

È impossibile, e forse anche ingiusto, sostenere che tali atteggiamenti siano base di un gesto tanto estremo per un ragazzo così giovane, cosa che spetterà agli investigatori chiarire, ma il problema della discriminazione della diversità e delle conseguenze che queste possono avere su ragazzi più sensibili è tutt’altro che chiuso.




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