mercoledì 13 dicembre 2017 - UAAR - A ragion veduta

Omicidi al tallio: effetti di alcune letture in una mente suggestionabile

Mattia Del Zotto, il ventisettenne balzato alle cronache di questi giorni per avere ucciso tre suoi familiari avvelenandoli con solfato di tallio e averne spediti in ospedale altri cinque, aveva intrapreso negli ultimi anni un percorso religioso. 

Questo è un dato di fatto, anche se non è chiaro quale sia realmente la fede che avrebbe abbracciato. La madre ha spiegato ai carabinieri che il figlio non aveva mai dato dettagli in merito, ricorda solo vagamente di averlo sentito parlare di un gruppo che si chiamerebbe “Concilio Vaticano II” e di averne dedotto che si sarebbe trattato di una sorta di setta. Lui però, il reo confesso, sempre ai carabinieri ha riferito di essersi convertito all’ebraismo tre anni prima.

Altro dato di fatto: la famiglia Del Zotto era solita trascorrere le vacanze in una cascina friulana e proprio in Friuli sono stati commessi due omicidi, diciassette e diciotto anni fa, usando del tallio per avvelenare le vittime. Questo non garantisce che Mattia abbia tratto ispirazione da quell’episodio, ma non lo esclude nemmeno e certo l’avvelenamento da tallio non è tra le prime opzioni che passano per la mente di una persona determinata a uccidere. Occorre esserne venuti a conoscenza in qualche modo e quei fatti di cronaca potrebbero essere proprio la fonte ispiratrice di Mattia.

I suoi familiari, quelli superstiti naturalmente, e i conoscenti descrivono una persona molto introversa e con tratti di spiccata maniacalità. Ossessionato dai consumi di energia preferiva vivere al freddo, stava attento a staccare le prese di ogni apparecchio che non usava e nutriva avversione verso il telecomando. Non è dato sapere in che modo possa essere stato influenzato dal suo percorso mistico/religioso, ma ha dichiarato che il suo obbiettivo era quello di punire soggetti impuri e certamente l’impurità, come del resto la purezza all’opposto, sono attributi ricorrenti in più o meno tutti i culti. Ai carabinieri ha anche dichiarato di non sentire il dovere di «collaborare con questa istituzione o con altre istituzioni di questo Stato».

Partendo da queste premesse non si comprende come il carcere di Monza, nel quale Del Zotto si trova attualmente rinchiuso in regime di isolamento, abbia potuto soddisfare la sua richiesta di avere un testo religioso da leggere. Per la precisione aveva chiesto dei libri sull’ebraismo, ma in carcere non ve n’erano e così gli è stata data una Bibbia. Un libro in cui tra l’altro le punizioni anche cruente sono praticamente una norma, in particolare nel Pentateuco che corrisponde poi alla Torah ebraica. Se, come sembra, la sua psicopatia suggestionabile è almeno parzialmente influenzata dall’esasperazione mistica, intuitivamente si dovrebbe a maggior ragione tenerlo alla larga dai suoi testi di riferimento. Tanto varrebbe fargli leggere dei romanzi gialli a base di omicidi per avvelenamento. Magari Un cavallo per la strega, di Agatha Christie, dove una serie di persone vengono uccise proprio avvelenandole con solfato di tallio.

Massimo Maiurana




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