mercoledì 21 marzo 2018 - angelo umana

Oltre la notte, di Fatih Akin

Aus dem Nichts, dal Nulla o Oltre la notte

Il senso di tutto il film sta nella scarna dichiarazione che Diane Kruger pronuncia ricevendo il premio per la migliore interpretazione femminile al festival di Cannes 2017, premio annunciato da Almodòvar e consegnato da Sorrentino: Non posso accettare questo premio senza rivolgere un pensiero a coloro che sono stati colpiti dal terrorismo e che stanno cercando di rimettere insieme i pezzi per continuare a vivere, dopo aver perso tutto. Sappiate che non vi abbiamo dimenticati.

Peculiare è osservare i titoli che sono stati dati al film in tre diverse lingue: in tedesco Aus dem Nichts (dal nulla), l'ambientazione è ad Amburgo e parzialmente in Grecia. Il regista Fatih Akin (La sposa turca) è nato nel '73 da genitori turchi e vive in Germania. In inglese In the fade (nell'oblìo, o dissolvenza) ed in italiano Oltre la notte. Paiono entrarci tutti col film. “Dal nulla”, dalle parti più oscure della popolazione tedesca, o dai motivi più bassi, come la convinzione di essere razza superiore e osteggiare o uccidere gli stranieri stabilitisi nel proprio territorio, nasce la xenofobia. L'”oblìo” delle vittime che il terrorismo ha prodotto e la “notte” della disperazione, oltre la quale Katja-Diane non saprà andare. Lo tenta inizialmente, nel processo a carico dei due giovani autori dell'attentato: a Katja sono stati ammazzati da una bomba il marito Nuri, curdo, e il bambino dei due, Rocco. E' convinta da subito che siano stati dei “nazisti”, appartenenti nella realtà al National Sozialistischer Untergrund-NSU (nel film c'è il favoreggiamento di Alba Dorata). Si tratta dei ”delitti del kebab”: una decina di stranieri venne uccisa in Germania tra il 2000 e il 2007, ad opera di giovani tutti appartenenti a situazioni sociali e familiari quantomeno problematiche.

La tedesca Katja aveva conosciuto Nuri acquistando da lui marijuana e lo aveva sposato in prigione mentre lui scontava la pena per spaccio. Nel processo la difesa dei responsabili del delitto insinua appunto il passato di Katja e Nuri; gli autori saranno assolti per insufficienza di prove. Ma Katja ha cominciato a morire la sera in cui torna nell'ufficio del marito per riportare a casa la famigliola e trova un grande assembramento di folla e la polizia che delimita il luogo dello scoppio. Non riuscirà a “rimettere insieme i pezzi” fino in fondo, o lo farà in modo del tutto personale. E' proprio il suo sguardo che le ha fatto meritare il premio a Cannes (con Golden Globe al film): stravolto e smarrito dopo la tragedia, animato al processo, deciso e quasi sereno nell'epilogo.




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