lunedì 2 luglio 2018 - Francesco Grano

"Obbligo o verità": quando il gioco diventa infernale

Coinvolta sua malgrado nello Spring break, Olivia parte per il Messico insieme allo storico gruppo di amici e colleghi dell’università. Durante l’ultima sera di permanenza la ragazza viene avvicinata da Carter il quale, con modi gentili, invita lei e i suoi amici a seguirli in un posto tranquillo. Arrivati in una vecchia chiesa diroccata, Carter propone di giocare a obbligo o verità. Dopo un susseguirsi di goliardate e rivelazioni, il ragazzo confessa che li ha ingannati e che il gioco è più pericoloso di quanto sembra. Rientrati negli Stati Uniti Olivia inizia a soffrire di quelle che, apparentemente, sembrano allucinazioni. Ma quando uno di loro rimane ucciso in preda a una misteriosa trance legata al gioco, l’intero gruppo si capacita che qualcosa di sinistro incombe sulle loro vite.

Nelle lunghe e calde estati del passato a far provare qualche brivido ci pensavano i teen horror, sottocategoria della più cruenta e spaventevole cinematografia orrorifica. Un filone filmico che, nel tempo, ha instaurato una sorta di tradizione, trasformandosi in un appuntamento fisso nelle sale cinematografiche durante i mesi più torridi dell’anno. Raggiunto l’apogeo negli anni Novanta con Scream, capostipite di una fortunata saga firmata dal compianto Wes Craven, e qualche altra pellicola di culto come So cosa hai fatto, negli ultimi anni il teen horror ha assistito alla sua stessa deriva verso lidi depauperati di qualsivoglia originalità. E di certo Obbligo o verità (Truth or Dare, 2018) di Jeff Wadlow, regista con alle spalle pochi altri lavori discreti tra cui Never Back Down e Kick-Ass 2, non porta neanche un po’ di acqua fresca al mulino. Miscellanea tra horror, thriller e una spruzzata di paranormale Obbligo o verità affonda le sue radici nel terreno del già visto e dello stantio: il classico gruppo eterogeneo di amici (altruismo e false apparenze, problemi esistenziali, confusioni sentimentali), un viaggio vissuto per fare bisboccia assoluta, un estraneo che si insinua nel nucleo, una location maledetta, qualche altro ingrediente e il piatto è servito.

In Obbligo o verità a mancare, oltre l’originalità, è la costruzione di un crescendo di suspense e tensione – elementi portanti per ogni film dell’orrore che si rispetti – ma ciò che viene meno è proprio l’horror in sé. Non basta affondare il background del plot in un lontano e cupo massacro avvenuto decadi addietro per poter guadagnare l’attenzione dello spettatore, così come risulta inappropriata la scelta di tentare la strada del grandguignolesco tuttavia senza avere il coraggio di mostrare fino in fondo le conseguenze e lasciando che la macchina da presa celi i dettagli più macabri, dando vita a quel vedo non vedo molto più efficace nelle ghost story in cui la componente psicologica gioca un ruolo fondamentale. Parimenti buttare qua e là dei raffazzonati jump scare con l’intento di far provare secondi di terrore misti a una scarica di adrenalina, invece che far saltare dalla poltrona causa una piacevole risata perché Obbligo o verità risulta essere lacunoso sia nello script sia nella consequenzialità delle intere vicende dando vita a delle scene che sfiorano il ridicolo (in)volontario nelle quali tutto ciò che dovrebbe spaventare sortisce l’effetto di una pesante noia visiva in perenne aumento minuto dopo minuto.

Tra presenze demoniache, morti ammazzati, assenza di ritmo, reazioni al limite della mancanza di empatia (un cast davvero privo di capacità, carisma e mordente) e metamorfosi facciali che sfiorano il grottesco (non tanto nell’aspetto quanto nella realizzazione degli effetti davvero pessimi) l’unica nota di merito che spetta a Obbligo o verità è quella di mostrare, come hanno già fatto in parte altri suoi predecessori, quel lento e inesorabile smembramento all’interno di un nucleo ben consolidato, facendo in modo che debolezze, verità taciute e scheletri nell’armadio escano fuori per buttare ulteriore benzina sul fuoco (anche se, in questo caso, è di paglia). Prodotto davvero mal realizzato e facilmente dimenticabile, sconsigliato agli amanti del cinema dell’orrore ma che, forse, potrebbe destare qualche interesse verso i neofiti del genere, Obbligo o verità tenta il tutto per tutto in un finale potenzialmente aperto che mostra di cosa si può essere capaci quando il gioco diventa infernale ma, nonostante l’ampliamento della portata diventi più “social” e globale, ciò non basta a graziare e salvare un lungometraggio destinato all’archivio mnemonico delle pessime visioni cinematografiche.




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