giovedì 30 dicembre 2010 - UAAR - A ragion veduta

ONU: ritorna la condanna alle violenze sulla base dell’orientamento sessuale

 

Martedì 21 dicembre scorso l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha approvato il reinserimento, nella risoluzione sulle esecuzioni extragiudiziarie, sommarie o arbitrarie, del riferimento all’orientamento sessuale che era stato precedemente cancellato (crf. Ultimissima del 19 novembre).

L’Assemblea Generale approva ogni due anni risoluzioni di condanna alle esecuzioni arbitrarie e ad altri generi di uccisioni: la condanna specifica verso i crimini commessi per via dell’orientamento sessuale della vittima era stata inserita nella risoluzione del 2008, in quanto gli omosessuali erano stati riconosciuti come una categoria particolarmente a rischio di violenze. Il riferimento doveva costituire una forma di allerta per i paesi membri sul problema.

Lo scorso 16 novembre il riferimento era stato sostituito con un più generico “discriminazioni su qualunque base”. La proposta di ritornare alla formulazione originale è arrivata con un emendamento degli Stati Uniti, approvato con 93 voti favorevoli, 55 contrari e 27 astensioni. QueerBlog riporta la lista completa dei voti.

Ad ad aver cambiato radicalmente posizione sono stati Angola, Bahamas, Belize, Grenada, Rwanda, Saint Kitts e Nevis e Sud Africa. Tra gli stati che invece sono passati dall’astensione o assenza a un voto favorevole alla reintroduzione ci sono, tra gli altri, Colombia, Albania, Bolivia e Nicaragua.

Prima del voto, si è espresso contro il rappresentante degli Emirati Arabi, a nome del gruppo degli stati arabi, ribadendo il loro rifiuto a inserire nelle risoluzioni espressioni “controverse”. Secondo il gruppo l’orientamento sessuale coprirebbe un’ampia gamma di scelte personali che vanno oltre le relazioni tra adulti consenzienti, e che non dovrebbero essere collegate agli strumenti dei diritti umani. Il rappresentante del Benin, a nome del gruppo degli stati africani, ha espresso parere analogo, dichiarando la propria preferenza per la formula generica che il gruppo stesso aveva promosso e la propria preoccupazione per dei tentativi di creare nuovi diritti o gruppi fraintendendo la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo. Il delegato del Tajikistan, portando il parere dell’Organizzazione della Conferenza Islamica, si è dichiarato preoccupato della discriminazione e ben disposto al dialogo, ma poco convinto dell’uso di un concetto generico e ampio come la “nozione di orinetamento”, nonché preoccupato dei tentativi di mettere in relazione interessi sessuali e comportamenti. Particolarmente contrario si è dichiarato il rappresentante dello Zimbabwe, secondo il quale le azioni private non necessitano di essere prese in considerazione in ambienti internazionali. Inoltre, ha aggiunto, l’orientamento sessuale è un concetto dal significato oscuro, e non è un diritto umano né un valore universale: la sua delegazione non si sarebbe lasciata imporre una cosa simile, specialmente avesse incluso pratiche come rapporti con animali e pedofilia.

Rappresentanti di Stati Uniti, Belgio, Finlandia, Canada, Argentina, Colombia, Timor Est, Sudafrica e Rwanda hanno invece parlato a favore. Diversi commenti al voto sono riportati sempre da Reuters: ha espresso soddisfazione la Casa Bianca e l’ambasciatore americano al Palazzo di Vetro Susan Rice, secondo la quale il voto sarebbe un “messaggio chiaro che i diritti umani si applicano a tutti gli individui, indipendentemente dal loro orientamento sessuale”. La risoluzione modificata è stata poi approvata con 122 sì, un no dell’Arabia Saudita e 62 astensioni, tra cui quella, poco chiara, degli Stati Uniti, che Louis Charbonneau su Reuters sospetta però scollegata al discorso sull’orientamento sessuale.

Silvia Righini




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