Nuovo arti“Moviment’Arti”: l’arte come socializzazione degli spazi

Organizzata dal Comitato “Comunità e Sviluppo Basilicata”, è stata inaugurata il 5 maggio la mostra collettiva di artisti lucani nel Terminal delle Ferrovie Appulo Lucane a Potenza.
La mostra, curata dal gallerista Domenico Dragonetti e dal portavoce del Comitato “Comunità e Sviluppo Basilicata” Gerardo sarà aperta fino al giorno 11 maggio per poi essere riproposta nella Stazione di Matera Centrale delle Ferrovie Appulo Lucane dal 19 al 24 maggio. L’inaugurazione ha visto la presenza del Presidente del C.d.A. FAL srl senatore Vittorio Zizza, dell’Assessore Regionale ai Trasporti di Regione Basilicata sen. Pasquale Pepe e dell’Assessore Comunale alla mobilità dott. Francesco Giuzio. Gli interventi sono stati coordinati, per conto del comitato organizzatore dal sociologo Mauro Armando Tita. La presentazione delle opere è stata curata dalla critica d’arte dott.ssa Grazia Pastore. Hanno esposto le proprie opere oltre trenta artisti lucani; per ciò che esse hanno prodotto sul piano comunicativo sono risultate coerenti con lo spirito che anima il “Comitato CSB”, ossia l’idea di recuperare l’identità della Comunità in funzione della crescita e dello sviluppo del territorio, in questo caso della Città di Potenza. La scelta di tenere la mostra in una Stazione ferroviaria è legata alla funzione che le Ferrovie Appulo Lucane hanno svolto e continuano a svolgere nelle aree interne del Mezzogiorno. I primi servizi ferroviari affidati alle attuali FAL srl risalgono ad oltre un secolo fa, a seguito della nazionalizzazione delle linee ferroviarie e con la nascita dell’Ente Ferrovie dello Stato ( FF.SS.)[1] e da allora hanno rappresentato un elemento di sviluppo e crescita sociale ed economica e di unificazione della comunità lucana. Per le aree interne tanto della Basilicata quanto più in generale dell’Italia, la nascita delle ferrovie ha rappresentato un fattore di modernizzazione della società del XX secolo favorendo la mobilità sociale. Con l’arrivo della ferrovia il lavoratore della terra, privo di istruzione, non era più condannato a fare il bracciante e poteva aspirare ad entrare a far parte della classe operaia; per chi poi sapesse leggere e scrivere e fosse in possesso di qualche titolo di studio rilasciato dalle scuole della prima metà del 900, come ad esempio poteva essere la Scuola di avviamento, c’era la possibilità di entrare a far parte della piccola borghesia impiegatizia. La mobilità ferroviaria, negli ultimi decenni è stata attraversata da cambiamenti profondi. I tempi dell’esistenza sono stati interessati da una accelerazione che ha porta il “tempo e lo spazio” ad essere consumati in fretta. A questo cambiamento esistenziale hanno contribuito le innovazioni tecnologiche: alla lentezza si è preferita la velocità rappresentata prima dall’introduzione massiccia dell’uso dell’automobile, successivamente dell’aereo ed oggi del web. Di fronte a questi mutamenti il treno è apparso obsoleto, non adeguato ai tempi. Il treno simbolo della modernità industriale, mezzo di trasporto collettivo se non addirittura comunitario, con radici profonde come è appunto una infrastruttura ferroviaria, è stato superato da forme di mobilità in linea con una post modernità liquida, priva di frontiere e fortemente individualista. Le stesse infrastrutture legate alle ferrovie sono apparse come qualcosa di inutile, nel migliore dei casi roba da archeologia industriale. Ma come spesso accade sono gli stessi cambiamenti ad avere in sé quelle contraddizioni che portano a valorizzare ciò che sembrava superato, da qui il recupero del trasporto ferroviario sia sulle brevi distanze, in ambito urbano e suburbano, che sulle lunghe distanze. Su pensi addirittura alla riattivazione di linee ferroviarie dismesse nella speranza di riportare sviluppo economico in territori massacrati dalla globalizzazione e dalla conseguente desertificazione. La velocità ha finito con l’intasare anche la vita sociale, limitando quella stessa libertà individuale che sembrava priva di limiti. Il rilancio della ferrovia in funzione della mobilità urbana e suburbana operata di concerto dalla Società FAL srl, la Regione Basilicata e i Comuni di Potenza e Matera si presenta come un’azione di recupero dell’ identità del territorio, altra cosa rispetto ai “nonluoghi” della Postmodernità o meglio ancora della Surmodernità della quale parlava Marc Augè nei suoi scritti [2]. Le opere presentate nella mostra richiamano alla mente dello spettatore caratteri ancestrali della comunità di appartenenza. La scelta di esporre le opere d’arte in un luogo di transito, quindi di fluidità e di movimento, come un terminal ferroviario, vuole costringere chi passa ad incontrare, seppure per pochi istanti, le proprie radici e quindi la propria identità. Non è stata casuale la scelta della mostra collettiva né quella del luogo di transito; ma vuol essere un ritorno alle radici della modernità dopo la destrutturazione operata dal pensiero post moderno negli ultimi decenni, che ha determinato un individualismo nichilista e svuotato di senso e di significato l’esistenza di ciascuno mettendo in discussione la stessa coesione sociale.Recuperare il senso di appartenenza ad una comunità non e segno di chiusura verso gli altri, ma ricorda il raccogliersi su se stesso di un atleta prima dello slancio in avanti. Riappropriarsi delle proprie radici comunitarie si declina soprattutto attraverso il senso di responsabilità verso la comunità. Un territorio dotato di un sistema di mobilità integrato efficace e moderno, condiviso e utilizzato dai cittadini di quel territorio è ricco di Storia, di relazioni, saldo sulle proprie radici e proiettato verso il futuro.
[1] S. Maggi. Le Ferrovie. Ed. il Mulino
S. Maggi. Storia dei Trasporti in Italia. Ed. il Mulino
S. Maggi, P.Tuscano , F.Barabesi. Il treno alle porte del paradiso. Ferrovia, musica, canzoni, storie. Ed. Feltrinelli
[2] M. Augè Non luoghi introduzione a una antropologia della surmodernità. Ed. eléuthera
M. Augè Che fine ha fatto il futuro? Dai nonluoghi al nontempo. Ed. eléuthera.