venerdì 27 novembre 2020 - iltaccuino

“Non trovo più parole”, il nuovo romanzo di Cristina Leone Rossi

Non trovo più parole di Cristina Leone Rossi. La scrittrice veneta Cristina Leone Rossi presenta “Non trovo più parole”, un’affascinante opera che narra gli ultimi sette giorni di vita di un uomo che deve trovare il coraggio di scrivere la parola fine sul romanzo della sua esistenza. 

La giovane autrice è attualmente impegnata nella campagna di crowdfunding lanciata dalla casa editrice Bookabook: se il suo libro arriverà a 350 preordini in cento giorni, verrà pubblicato. L’anteprima del romanzo è presente sul sito della casa editrice, e le bozze saranno immediatamente disponibili per la lettura una volta effettuato il preordine.

 

«Probabilmente dovrei dirlo almeno a lui che il romanzo non ci sarà mai. In una sola settimana, con tutte le cose che devo sbrigarmi a fare, non ce la farò mai a consegnargli qualcosa di finito. Si dovrà accontentare di un romanzo incompiuto, che poi fa anche più figo. È un degno saluto di un rispettabile scrittore stroncato dalla crudeltà della vita […]».

 

Non trovo più parole di Cristina Leone Rossi è la storia di un’ipotetica fine che dà vita a tanti inizi. Edoardo Timbri è uno scrittore sessantenne che sta morendo: gli resta una settimana per provare a prendere confidenza con la morte, e invece di lasciarsi andare allo sconforto decide di pianificare il suo addio al mondo. L’autrice delinea il personaggio di Edoardo con grande sensibilità, donandogli una voce forte e presente. È un protagonista vivo, vibrante; è un uomo caratterizzato da una cinica e caustica ironia, la cui anima viene scandagliata nel momento più cruciale dell’esistenza di un essere umano: quello del commiato, della chiusura del sipario. È un personaggio a cui ci si abitua dopo poche pagine, e lo si ama per la sua brutale sincerità e per la sua disperata forza di vivere a pieno i pochi giorni a sua disposizione. Il lettore lo accompagna nella sua vita familiare, nel legame complesso ma anche tenero con i suoi tre figli, e lo osserva nel suo rapporto travagliato con diverse donne: dall’attuale compagna alla giovane amante, dall’ex moglie alla prima fidanzatina mai dimenticata. L’autrice decide di affidare al protagonista la narrazione dei suoi ultimi giorni: in un amaro quanto potente racconto in prima persona, Edoardo riflette sul tempo che non ha e su quello che ha vissuto e che a volte ha sprecato. Un intenso flusso di coscienza che aggancia il lettore e non lo lascia andare: come al suo personaggio, anche all’autrice interessa essere onesta; le preme raccontare la verità dei fatti e quei particolari in apparenza insignificanti che costituiscono il cuore della vita. Le pagine riservate ai suoi rapporti con la famiglia sono emozionanti; egli si rende conto di non aver mai dedicato il giusto tempo a conoscere ogni membro: «La presunzione di saper tutto dei propri cari. Di conoscerne ogni sfaccettatura a memoria. Non è così». Nella sua organizzazione giornaliera degli addii, Edoardo decide di includere anche la scrittura di sette capitoli destinati a un pezzo importante della sua esistenza: «Mi sono sempre servito della potenza delle parole per andarmene altrove», afferma, ed è quindi normale che nei suoi ultimi giorni lui voglia perdersi in esse, anche se per la prima volta fa fatica ad afferrarle. Lo scrittore fa i conti con le sue mancanze e con i suoi sensi di colpa, ma anche con tutta la vita che ha assaporato fino all’ultima goccia, come un buon vino: «Tutto ha un senso e nulla ce l’ha. Sta a chi ci balla nel mezzo decidere il peso delle cose che gli capitano». Così come sta al lettore decifrare l’enigmatico finale aperto di questo notevole romanzo; un epilogo che lascia uno spiraglio, e che pone un interrogativo che rimane nella testa e non vuole più andare via. 

TRAMA. Lo scrittore Edoardo Timbri è un uomo che forse ha raggiunto la fine. È alla fine del suo romanzo, forse l’ultimo. È alla fine dei suoi giorni. Forse gli ultimi sette. E come accade nei libri è alla fine che si fanno i conti, che si restituisce il senso ultimo di tutte le parole scelte, che si capisce il senso di tutte le scelte fatte. Alla ricerca delle parole che non trova, a cavallo di una vespa, con un bagaglio di errori, domande, parole rubate, disillusioni, vaga sicuro di raggiungere una meta che gli darà risposte. Forse.

BIOGRAFIA. Cristina Leone Rossi è nata il 25 aprile 1998. Ha ballato per quattordici anni, ama la musica, studia recitazione a Roma ed è iscritta al Dams all’università RomaTre. Sulla sua passione per la scrittura l’autrice afferma: «Niente è scrittura. Niente è letteratura. Ma tutto può diventarlo se è l'unica cosa che ti permette di rendere reale l’invenzione, di rendere credibile la finzione. Esserne l’artefice è un privilegio per il quale sono disposta a spendere ogni energia ed ogni giorno di vita che mi è concesso». Il suo primo romanzo, “Non trovo più parole”, è in preordine nella pagina di crowdfunding della casa editrice Bookabook.

 

LA CASA EDITRICE. Bookabook nasce nel 2014 da un’idea semplice: trasformare il lettore da consumatore a parte attiva della vita del libro, partecipando alla campagna di crowdfunding per sostenerne la pubblicazione. Nel 2015 la casa editrice è stata finalista del premio internazionale per l’innovazione in editoria “Renew the Book” ad Amsterdam; ha inoltre costruito una delle comunità di lettori più numerose in Europa, ha visto i suoi autori vincere premi prestigiosi e ha lanciato la carriera di autori poi approdati a Mondadori, Giunti, Longanesi, Rizzoli, Piemme. A distanza di anni Bookabook resta convinta che l’editoria possa essere migliore, più aperta alle idee e più trasparente.

 




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