sabato 26 settembre 2015 - Rocco Di Rella

Non è una partita di calcio tra Germania e Grecia

La terza vittoria elettorale conseguita da Alexis Tsipras in otto mesi certifica la grande fiducia che il popolo greco nutre nei confronti del suo giovane primo ministro. La vittoria del 20 settembre è molto diversa da quella del 25 gennaio. A gennaio, Syriza aveva vinto le elezioni minacciando fuoco e fiamme contro la Germania e le istituzioni comunitarie. Dopo otto mesi, le elezioni vengono vinte nuovamente, ma con l'impegno ad attuare le misure di risanamento imposte dalla Germania e dalle istituzioni comunitarie.

Sinora il primo ministro greco non ha ottenuto niente di quello che aveva promesso a gennaio. Otterrà, forse, un successo significativo quando sarà riuscito a rinegoziare i termini e le condizioni di rimborso del pesante debito contratto dallo Stato ellenico. Saggezza e buon senso consigliano di applicare a tale debito un tasso d'interesse prossimo allo zero. La trasformazione degli aiuti finanziari concessi alla Grecia in prestiti (quasi) infruttiferi eviterebbe la strozzinesca auto-alimentazione del debito verificatasi negli ultimi sei anni, ma darebbe anche ad un altro Stato dell'Eurozona, diverso dalla Germania, la possibilità di finanziarsi a tasso zero. Con questa operazione s’inizierebbe ad intaccare il privilegio accordato ai tedeschi dagli speculatori finanziari, che, con i loro discutibilissimi giudizi di solvibilità (cosiddetti rating), applicano al debito della Germania tassi d’interesse più bassi di quelli applicati agli altri stati europei.

E’ pertanto evidente che la crisi greca non è affatto chiusa, anche perché non è ancora stato messo in equilibro il sistema pensionistico ellenico. Dopo il drammatico vertice europeo di Bruxelles terminato la mattina dello scorso 13 luglio (tenutosi dopo il “referendum” greco del 5 luglio), il Parlamento di Atene ha adottato diversi provvedimenti di risanamento finanziario, ma non ha ancora varato quello più importante, ossia una radicale riforma del sistema previdenziale.

In sostanza, continuano ancora a mancare all'appello le decisioni definitive sui due focolai (debito e pensioni) della crisi finanziaria greca. Non manca, però, un accettabile livello di fiducia e serenità tra gli interlocutori, che ha preso il posto della forte tensione imperante un paio di mesi fa. Quella tensione era causata dalla sordità tedesca dinanzi alle richieste greche di alleggerimento del debito e dalla paura del governo greco di perdere molti consensi con l’approvazione dei provvedimenti di risanamento. I tedeschi hanno iniziato a sentirci grazie alle forti pressioni su di loro esercitate dagli americani, dai francesi e dagli italiani. Il governo greco è riuscito a liberarsi della sua paura con una geniale trovata (impropriamente denominata referendum) a metà strada tra un plebiscito ottocentesco ed un'assemblea sessantottina. Il riacquistato udito tedesco e la svanita paura greca fanno ritenere che, entro la fine dell'anno, verranno prese le decisioni in grado di porre fine, una volte per tutte, a questa lunga crisi politica e finanziaria.

Anche in assenza di una soluzione definitiva, la crisi greca ha già prodotto risultati molto importanti.

E' stato consacrato il talento politico di Alexis Tsipras, cui sta riuscendo la straordinaria impresa di restare molto popolare approvando provvedimenti molto impopolari. Partendo da una situazione molto critica, è riuscito a tenere a galla la nave greca e a non essere sepolto da una risata simile a quella con cui Sarkozy sancì la morte politica di Berlusconi.

La sinistra radicale greca (Syriza) non è più una minaccia per l’unione monetaria, ma un soggetto politico lealmente impegnato a costruire un’Europa più forte.

E' cresciuto il coordinamento delle politiche economiche nazionali all’interno dell’Eurozona. L’Eurogruppo (consiglio dei ministri finanziari dell’Eurozona), tracciando sempre più chiaramente il perimetro delle politiche economiche nazionali, è diventato il nucleo del futuro Ministero europeo dell’Economia.

Il trasferimento della sovranità fiscale dagli Stati nazionali all'Unione Europea non è più invocato solo da intellettuali ed opinionisti, ma è ora proposto da molti degli statisti che hanno partecipato al drammatico e massacrante vertice europeo del 12 e 13 luglio.

La crisi greca è stata scambiata per una partita di calcio da quegli osservatori che si sono limitati ad additare un vinto e ad incoronare un vincitore. La crisi greca non è una partita di calcio, ma la somma della fragilità delle attuali istituzioni comunitarie e della mediocrità di alcuni capi di governo europei. Ha rischiato di distruggere un epocale processo storico iniziato il 9 maggio 1950, ma, per fortuna, sta diventando una grande opportunità da cogliere per rafforzare l'Unione Europea.




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