venerdì 3 marzo 2023 - Phastidio

Niente rischio, abbiamo il bonus minusvalenze

Plusvalenze esentasse, minusvalenze rimborsate: prosegue la guerra di liberazione italiana contro il rischio che assedia le nostre patriottiche imprese

 

Prosegue senza soste l’operazione svuota-cassetti per opera della politica. Obiettivo è quello di rilanciare meravigliose idee sin qui rimaste allo stato di vapore, e farle approdare nei portafogli degli italiani e dei loro discendenti, anche se non nel modo che qualcuno immagina.

Leggiamo su MF del 14 febbraio, ad esempio, che Fratelli d’Italia avrebbe approntato due proposte di legge, a firma del deputato Andrea de Bertoldi, per favorire l’investimento nelle piccole e medie imprese garantendo (alla lettera) quanto più possibile i risparmiatori dal rischio di perdite. Dio non esiste, Marx è morto, per ammazzare il rischio ci stiamo attrezzando.

CAPITALI PREMIATI DAL FISCO

Con la prima proposta di legge, si esenta da imposizione sul reddito di capitale l’eventuale plusvalenza derivante da investimento in piccole e medie imprese, fino a una data soglia. E se le cose andassero male? Nessun problema: in quel caso, la perdita realizzata può essere dedotta nei successivi cinque anni. Vi piace vincere facile? È il vostro momento.

Con la seconda proposta si agisce sui leggendari Pir, i piani individuali di risparmio. Quei veicoli che sono risultati molto utili alle società di gestione e alle reti distributive per abbuffarsi di commissioni. Ricordate, no? Ecco. Ora, si pensa di estendere i benefici pur frenando l’avidità commissionale degli intermediari. Come si legge nell’articolo di MF,

[…] persone fisiche e imprese che investono nei Pir potranno contare su una garanzia pubblica attorno al 30% o 40% attraverso una sezione speciale del Fondo PMI previsto dalla legge 662 del 1996, che sarebbe alimentata con circa 100 milioni l’anno fino al 2033. Oltre alla copertura offerta, la grande novità di questa proposta è la possibilità per le aziende di investire nei Pir, finora limitata alle persone fisiche.

Ma non è tutto: poiché i cinque anni di divieto di disinvestimento, necessari per fruire delle agevolazioni fiscali, a qualcuno paiono eccessivi, ecco che “si sta studiando” di ridurre quel periodo a due anni. Capitale paziente ma non troppo, insomma. Deve essere un omaggio alla velocità, quindi al futurismo marinettiano, una delle correnti culturali che innervano il partito di maggioranza relativa.

Tali misure sembrano introdotte anche per agevolare i fondi pensione, rispondendo a singolari richieste di una improbabile “garanzia pubblica” sugli investimenti nella leggendaria “economia reale”, purché nazionale. A parte sbattere nei vincoli sugli aiuti di stato. Ah no, ora la Ue ci ha liberato degli aiuti di stato e quindi possiamo sbizzarrirci. Almeno, così credono.

A conferma del fatto che siamo di fronte a vere e proprie impalcature di grandi riforme, si punta a consentire ai risparmiatori di possedere un Pir su più intermediari. Attualmente il limite di investimento in questi strumenti è di 40 mila euro annuali e 200 mila euro complessivi.

PIZZERIE STARTUP

Perché dico che questo è l’ennesimo cassetto svuotato? Perché già due anni addietro, durante l’iter della legge di bilancio 2021, era stato previsto un cuscinetto alle perdite sui Pir, pari al 20% da recuperare in dieci anni per disinvestimenti decorso il termine quinquennale. Poi, siccome c’è grossa crisi, la legge di bilancio 2022 aveva ridotto la protezione al 10% da recuperare in ben 15 anni. Che vergogna, signora mia: come si potrà mai affrontare il rischio a mani nude con queste micragnose misure?

Che dire, quindi? Prosegue la lotta senza quartiere al malefico rischio che ostacola le patrie intraprese. Arriva il bonus minusvalenze, si rafforzano le esenzioni di imposta sulle plusvalenze, si richiedono due soli anni di pazienza nel capitale investito. Si prevede un boom di venture capital e private equity, le pizzerie diverranno startup, ora che il tasso-soglia è stato drasticamente abbattuto. Restiamo in attesa delle coperture, come sempre. Perché credo che cento milioni annui siano un po’ pochini. Ma forse si potrebbe usare la futuribile “flessibilità” del PNRR, e strepitare contro i tedeschi e i loro aiuti di stato. Vi faremo sapere. Nel frattempo, s’avanza l’era di “scarichiamo le perdite dalle tasse!”




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