giovedì 14 marzo 2019 - Oggiscienza

Nicotina, cavallo di Troia per le dipendenze da droghe

Fumare sigarette può fungere da “cavallo di Troia” per le dipendenze da altri stupefacenti. Non importa che si tratti di sigarette tradizionali oppure le elettroniche e-cig, poiché a parità di dose di nicotina, proprio quest’ultima sostanza aumenta la gratificazione indotta dal THC, o Δ9-tetraidrocannabinolo, cioè il principio attivo della marijuana. 

di Veronica Nicosia

Questo il risultato ottenuto dai ricercatori dell’Istituto di neuroscienze del Consiglio nazionale delle ricerche (CNR) di Milano, coordinati da Cecilia Gotti, nello studio pubblicato sulla rivista scientifica European Neuropsychopharmacology che approfondisce i meccanismi molecolari dell’effetto gateway, cioè che l’uso di nicotina ha sulle dipendenze da altre sostanze.

A oggi il fenomeno del tabagismo rappresenta un grande problema per la sanità pubblica, dato che il fumo è uno dei maggiori fattori di rischio prevenibili per l’insorgenza di malattie cardiovascolari, respiratorie e di tumori. È un grosso problema anche per la diffusione tra i giovani: in Italia, nella fascia 13-15, uno su cinque fuma. Negli anni gli studi in materia hanno sottolineato come chi fa uso di tabacco possa sviluppare anche disturbi mentali, comportamentali e fisici che sono tipici delle dipendenze da sostanze stupefacenti. Inoltre, diversi studi epidemiologici hanno mostrato che il consumo di tabacco predispone all’uso di altre droghe, come appunto cannabis o cocaina.

Nella lotta al tabagismo negli ultimi anni si è espanso il mercato delle sigarette elettroniche, dispositivi che dovrebbero accompagnare il fumatore nell’obiettivo di smettere di fumare, ma che contengono comunque nicotina seppur in dosi che dovrebbero essere via via minori e controllabili. Si tratta di dispositivi che eliminano gli effetti nocivi della combustione del tabacco, ma non è ancora chiaro se il loro utilizzo sia privo di altri rischi, che sono ora oggetto di nuovi studi clinici. In Italia il numero di fumatori sta calando, ma con importanti differenze tra le diverse regioni.

Lo studio

Un aspetto che i ricercatori guidati dalla Gotti dell’Istituto di neuroscienze del CNR hanno tentato di chiarire insieme ai collegi del Dipartimento Biometra delle Università degli Studi di Milano e di Modena-Reggio Emilia e ai ricercatori finanziati dalla Fondazione Zardi-Gori. Lo studio si è concentrato sulla comprensione del legame che esiste tra il fumo di sigaretta tradizionale, e-cig e la sensibilità al THC dopo 7 settimane di esposizione ed è stato condotto su modelli animali, un gruppo di topi.

La scelta di concentrarsi sul tabacco e sulla marijuana, spiega la Gotti in un comunicato, deriva dal fatto che sono anche le sostanze più comunemente usate dagli adolescenti a scopo ricreativo e spesso anche consumate in associazione tra loro. In passato, inoltre, gli studi hanno mostratoche anche per quanto riguarda gli effetti della cannabis sul cervello umano la variabile è il tabacco.

“La frequenza dell’uso della marijuana è associata alla dipendenza da nicotina, la principale sostanza d’abuso presente nel tabacco. Inoltre, il lavoro sperimentale dei coniugi Eric – già vincitore del premio Nobel – e Denise Kandel del Department of Neuroscience, della Columbia University di New York, ha posto le basi molecolari per capire come la nicotina possa abbassare la soglia per la dipendenza da altre sostanze, come marijuana e cocaina”.

I ricercatori hanno sottoposto i topi al fumo di sigaretta tradizionale o elettronica per un periodo di circa sette settimane, equiparabile all’esposizione alla nicotina di un fumatore nell’arco di circa cinque anni, osservando di fatto un aumento degli effetti gratificanti del Δ9-tetraidrocannabinolo. La Gotti ha spiegato: “Somministrando anche una dose di Δ9-THC molto bassa (sottosoglia) in animali già esposti al fumo di tabacco o ai vapori della sigaretta elettronica si ottiene un forte effetto gratificante che non si riscontra in quelli esposti all’aria pura”.

Alterazioni cerebrali

I risultati hanno inoltre evidenziato una serie di alterazioni molecolari a livello cerebrale legate proprio alla maggiore risposta comportamentale al principio attivo della marijuana negli animali esposti alla nicotina, prosegue la ricercatrice.

“Ad esempio un’aumentata espressione del fattore di trascrizione ΔfosB, ed un’alterata espressione dei recettori AMPA del glutammato a livello del nucleo accumbens, snodo essenziale nelle vie cerebrali del piacere. Lo studio pertanto conferma che la nicotina, in qualunque modo venga assunta, diventa una sorta di cavallo di Troia che aumentando la gratificazione da cannabis ne facilita l’uso e dà importanti suggerimenti sui possibili meccanismi molecolari alla base di questo effetto”.

Individuare il meccanismo molecolare che si cela dietro l’effetto gateway diventa dunque molto importante, sottolinea la Gotti, nella comprensione del fenomeno. “Il rischio di dipendenza da altre droghe non è relativo alla tipologia di sigarette, tradizionali o elettroniche, ma al livello di nicotina assunto per loro tramite. Va ricordato che questo effetto è particolarmente grave se l’esposizione alla nicotina avviene nell’adolescenza, periodo delicato per quanto riguarda la crescita del cervello”.

Si tratta di risultati sperimentali ottenuti per ora solo su modelli animali, ma molto importanti per comprendere i meccanismi che entrano in gioco nelle dipendenze da sostanze, siano esse la “legale” nicotina o stupefacenti come il THC e la cocaina. Il problema dunque non sta nella sigaretta tradizionale o in quella elettronica, che è sempre più utilizzata tra gli adolescenti e in età precoci, ma proprio nell’assunzione della nicotina. Per questo motivo i risultati ottenuti dallo studio suggeriscono la necessità di considerare delle politiche sociosanitarie che espongano non solo i rischi legati all’assunzione di nicotina, in qualsiasi forma essa avvenga.




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