lunedì 23 luglio 2018 - Antonio Moscato

Nicaragua | Appello urgente: "Per la gravissima situazione di violenza politica di Stato e di violazione dei diritti umani"

Con questo appello noi, intellettuali, attivisti sociali e accademici, intendiamo manifestare la nostra recisa condanna per la gravissima situazione di violenza politica di Stato e di violazione dei diritti umani in cui si trova il Nicaragua, per responsabilità del regime di Ortega-Murillo, e che ha provocato circa trecento morti negli ultimi tre mesi.

L’indignazione, il dolore, il sentimento di frustrazione storica sono tanto più forti in quanto una tale aberrazione politica è dovuta a leader e governi che si dicono di sinistra. Cosa può ferire di più dell’ironia di un leader che si dice rivoluzionario mentre emula le pratiche criminali di quel dittatore contro il quale fu capace di sollevarsi? E la nostra indignazione è tanto maggiore in quanto a questo panorama di violenza politica di Stato si aggiunge il silenzio complice di leader politici e intellettuali che si (auto)proclamano di sinistra. La connivenza di un certo establishment intellettuale - una sinistra oficialista che suole arrogarsi l’esclusività di rappresentante della sinistra -, si è mutata, al calore del potere governativo, in un succedaneo del più sfacciato cinismo.

Denunciare questa situazione così dolorosa come inaccettabile, levare la voce contro le violazioni delle libertà e dei diritti più elementari che l’attuale governo nicaraguense sta commettendo, non è solo un dovere di umana solidarietà: è anche una presa di posizione e un appello collettivo per la difesa della Memoria rivoluzionaria, per tentare di evitare che questa degenerazione politica in atto arrivi sino al fondo.

Non c’è furto peggiore di quello che sottrae ai popoli la speranza.

Non c’è saccheggio peggiore di quello diretto a depredare le energie ribelli per un mondo giusto.

Non c’è imperialismo peggiore del colonialismo interno che si trasforma in violenza oppressiva rivestendosi di una retorica antimperiale.

Tutto ciò sta avvenendo in Nicaragua. La Terra che fu simbolo fertile della speranza emancipatrice alla fine degli anni Settanta, è diventata un ennesimo “campo” dell’autoritarismo.

La memoria infangata di una delle più nobili e promettenti rivoluzioni della Nuestra América, come fu e continua a essere quella di Sandino;

la memoria delle lotte anticapitalistiche di un popolo povero ma coraggioso, ora calpestata per (tentare di) mascherare l’ordinaria tipica violenza di un ennesimo regime dittatoriale, uno di quelli che sovrabbondano e si riproducono nella nostra storia;

un leader un tempo rivoluzionario, e onorato dalla fiducia del suo popolo, oggi trasformatosi in dittatore, avido di potere e con le mani macchiate di sangue fresco:

tale è, oggi, il paesaggio violentemente amaro [1] della nostra amata Nicaragua.

Alziamo la nostra voce per condannare pubblicamente la dittatura nella quale si è trasformato il Governo di Ortega-Murillo. Esprimiamo la nostra solidarietà a quel popolo e a quella gioventù che oggi, ancora una volta, si sono sollevati in resistenza, per appoggiare le loro rivendicazioni di dialogo e di pace, di cessazione di un governo illegittimo e criminale che oggi usurpa la memoria sandinista. Lo facciamo con la convinzione che non si tratta solo di “riscattare l’onore” del passato, ma, soprattutto, di mettere in salvo e custodire quei semi di futura emancipazione, oggi così messi a rischio.

18 luglio 2018

 

Nota del traduttore

1. «Violentemente amarga», nell’originale, rimanda, in modo immediato per un lettore di lingua spagnola, a un breve testo del 1983 di Julio Cortázar in difesa della rivoluzione sandinista: Nicaragua tan violentemente dulce.

Nota della redazione

[L’appello è stato pubblicato sul sito di «Viento Sur», ed è sottoscritto da oltre un centinaio di firme, in grande maggioranza di Paesi latinoamericani. Fra quelle più note a chi segue questo sito, citiamo Maristella Svampa, sociologa e scrittrice, Argentina; Raúl Zibechi, saggista e scrittore, Uruguay; Hugo Blanco, militante, direttore di «Lucha Indígena», Perú; Pierre Salama, economista, Francia; Massimo Modonesi, UNAM, Messico; Edgardo Lander, sociologo, Venezuela; Beatriz Sarlo, saggista, Argentina; Pablo Ospina, storico, Ecuador; Ricardo Napurí, militante socialista, Argentina; José Luís Coraggio, economista, Argentina; Guillermo Almeyra, giornalista e scrittore, Argentina-Messico; Jaime Pastor, direttore della rivista «Viento Sur», Spagna. L’elenco completo si può trovare in calce al testo originale:

http://www.vientosur.info/spip.php?article14022

 

Per aderire all’appello, scrivere a:

[email protected]

 

Successivamente alla stesura di questo appello, la polizia e le “turbas” di Daniel Ortega – circa 3000 armati – hanno investito e “conquistato” la città di Masaya, che si era dichiarata “indipendente”. Conquista avvenuta con il solito bilancio di morti e feriti. Sembrerebbe così concludersi una prima fase, durata oltre tre mesi, di scontri e repressioni. Ma “sembrerebbe” soltanto, perché la ribellione continua a serpeggiare. Gli oltre trecento morti, quasi tutti manifestanti anti-Ortega, fra i quali si contano numerose donne e numerosissimi adolescenti («terroristi», secondo la Murillo), e decine dei quali presentano il “foro alla nuca” caratteristico delle esecuzioni a freddo, peseranno a lungo sulla coscienza di quella parte della “sinistra” internazionale che non ha voluto vedere, non ha voluto capire, si ostina a non guardare. È la degna erede di una “sinistra” che per decenni non ha visto e non ha capito: dalle repressioni staliniste sino a quelle polacche e ungheresi. Le macerie fra le quali ci aggiriamo, quelle del “socialismo reale”, sono non certo il prodotto ma anche il risultato di questo atteggiamento.

Per seguire la situazione in Nicaragua raccomandiamo gli aggiornamenti che compaiono sui siti di «A l’encontre» (in francese) e di «Viento Sur» (in castigliano). Su «A l’encontre», oltre alle frequenti cronache di Oscar-René Vargas, si legga la Lettre ouverte à Daniel Ortega del cantautore nicaraguense Carlos Mejía Godoy:

http://alencontre.org/ameriques/amelat/nicaragua/nicaragua-lettre-ouverte-a-daniel-ortega.html

Su «Viento Sur», si vedano Las venas abiertas de Nicaragua, del sociologo portoghese Boaventura de Sousa Santos:

http://www.vientosur.info/spip.php?article13986

e l’intervista a Gioconda Belli di Vanessa Amessa:

http://www.vientosur.info/spip.php?article13860

Per valutazioni più di fondo, si vedano (in francese) i testi di Mónica Baltodano e di Tomás Andino Mencía sul sito di «Inprecor»:

http://inprecor.fr/home

Traduzione e cura di Cristiano Dan




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