lunedì 27 luglio 2015 - Francesca Barca

Nella testa di Takeshi Kitano

l comico, scrittore e cineasta giapponese espone alla Fondazione Cartier di Parigitutti i suoi giocattoli d'artista. Un'imperdibile occasione per capire cosa frulla nella mente del genio demenziale di Mai dire Banzai: imparerete così perché si sono estinti i dinosauri e come salvarvi dalla pena capitale

La Fondation Cartier pour l'Art Contemporain di Parigisi è fatta madrina di un progetto in collaborazione con il cineasta giapponese Takeshi Kitano (in arte "Beat" Takeshi) che ospita nei suoi locali fino al 12 settembre 2010: Gosse de Peintre, un gioco di parole tra "ragazzino", "pittore" e "imbianchino". 
 
Kitano, che in Italia abbiamo conosciuto, prima ancora che per i suoi film da regista, per Takeshi's Castel - la trasmissione demenziale ripresa dalla Gialappa's Band come Mai Dire Banzai - ha una carriera estremamente produttiva: è scrittore (con oltre 50 titoli all'attivo), regista, pittore, comico e presentatore televisivo. 
 
Gosse de Peinte è il suo grande gioco: il visitatore viene accolto all'entrata da una statua di Kitano stesso che tiene in mano il suo cervello. La mostra è un percorso tra quadri, oggetti decorativi, giochi e macchine fantastiche. In richiamo alla tradizione giapponese, senza lesinarne la critica. Il tutto destinato prioritariamente ai bambini. 
 


Perché si sono estinti i dinosauri? Una statua di un dinosauro ci spiega la visione diBeat Takeshi in merito: avevano le mani troppo corte per lavarsi. Un'impiccato a grandezza naturale che si tiene il cappio tra i denti per salvarsi dalla morte allude invece all'attualità in Giappone, dove la pena capitale è ancora legale: Kitano propone diverse soluzioni per salvarsi in casi del genere, tutte esilaranti. Una torre di Hanoi gigante (ci vorrebbero 580 miliardi di anni per completarla) è esposta in una teca in tre versioni per i visitatori che perdono mezz'ore nel tentativo di risolverle. 
 
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A questo si aggiungono strumenti di guerra che si trasformano in animali, una macchina da cucire che è anche una locomotiva, il teatro giapponese, e un omaggio di retrospettiva proprio al Takeshi's Castel: un'immensa sala con le proiezioni del programma e una sfilata di tutti i personaggi che Beat Takeshi ha incarnato nella sua carriera di comico. 
 
Gosse de Peinte è una rassegna piacevolissima: divertente, intelligente e delicata. Si ride, ma senza concettualizzazione. Ci si informa con parole semplici. Se già si ama il Kitano regista ci si può rendere conto di quale mente possa stare dietro tutto questo. Se invece non lo si conosce, resta una bellissima passeggiata in un parco giochi gigante che prende sul serio i bambini. 
 
La mostra è una prima assoluta che pare la Fondazione Cartier abbia fortemente voluto, al punto di commissionare direttamente dei video inediti – Ça c'est le Japon, due cortometraggi di satira sul Giappone – all'artista. Kitano non aveva mai accettato prima di esporre i suoi lavori in un museo e pare che l'idea di Gosse de Peinte sia nata da un fitto scambio di idee con il direttore della Fondazione Cartier, Hervé Chandès. Unico neo: se Kitano è refrattario a istituzionalizzare la sua arte, che considera come una pratica personale, sicuramente meno lo è la Fondazione Cartier, che nella boutique ci propone delle opere di Kitano (vasi di fiori di ceramica con il corpo animale, ma senza testa) alla cifra di seimila euro. 
 




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