mercoledì 7 gennaio 2015 - Mario R. Zampella

Napolitano, ultimo atto

Sottosuolo Marcio e Corrosivo.

Il consueto discorso di fine anno tenuto dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, ha rivestito nell'ultima occasione del 31 dicembre 2014, il duplice scopo inerente il suo commiato dalla scena istituzionale italiana, essendo imminenti le sue dimissioni, e l'analisi sommaria, come da protocollo, dell'anno trascorso.

In chiave prettamente ottimistica, egli ha sottolineato i pregi più che i difetti del nostro Paese, citando i successi, nazionali e non, di personaggi eccellenti nella loro specifica qualità. Il "sottosuolo marcio e corrosivo", significante e significato dell'amara realtà in cui versa sia il territorio, nel ruolo amaro di discarica rifiuti, sia la società, attrice attiva nel campo della corruzione, come quotidianamente la cronaca dimostra, è ben lungi dall'essere bonificato.

Un'opera di colossali proporzioni sarà necessaria, e per estirpare le molteplici radici del malaffare conficcate tenacemente in terra, e per la rieducazione civica e psicologica di un popolo che ha travisato l'intelligenza genetica con l'atteggiamento ugualmente raffinato di una furbizia dannosa ed egoista.

Si tratta di un intervento di carattere radicale, la cui unica speranza risiede nella cooperazione e nel confronto con un'Europa che ha molto da imparare ma anche da insegnarci. E proprio il richiamo di Napolitano all'indissolubilità dell'attuale comunità, tende a rammentare che la crisi in corso sarebbe stato un ostacolo insuperabile se non avessimo gettato le basi in quei lontani anni '50. 

L'Italia, elogiata e rimproverata, premiata e punita, i compiti a casa li deve fare per davvero, in uno spirito possibilmente fraterno, accomunato dalla fierezza di un passato quasi sempre all'altezza dei propri ideali, dal settore artistico allo scientifico, e dal desiderio di riaffermare quello spirito, seppur collegiale, indipendente al tempo stesso.

 

 

     




Lasciare un commento