lunedì 10 giugno 2019 - Ettore Scamarcia

Napoli. Assalto alla città

Quando alcuni mesi fa venne presentato il progetto di riqualificazione del rione Sanità, qualcuno pensò di trovarsi dinanzi alle solite trovate megalomani che la politica napoletana è abituata a sfornare in prossimità delle scadenze elettorali. Ma l'annuncio della imminente stipula della convenzione tra Mibac e Comune di Napoli per l'elaborazione di uno studio di fattibilitàcome annunciato dal presidente della municipalità Ivo Poggiani, sembra avergli dato concretezza. 

Le linee progettuali, redatte dall'università Federico II di Napoli, prevedono, oltre al prolungamento dell'Alta velocità nel cuore della città, la costruzione di una nuova rampa della tangenziale che vada ad immettersi nella trama viaria del rione. In prossimità del nuovo ingresso è prevista la costruzione di mega-parcheggi per 2000 posti auto, da collocarsi nelle delicate cavità tufacee che lambiscono le Catacombe di San Gennaro, in gran parte di proprietà della Curia

Le motivazioni addotte per un'opera del genere sono le più svariate: si va dallo scomodare la rievocazione dello storico sopruso compiuto dai francesi nel 1800 con la costruzione del famigerato ponte della Sanità, fattore di isolamento del rione dal resto della città, fino alla ben più prosaica necessità di rendere il centro storico fruibile per i crescenti flussi turistici. Qualunque cosa pur di giustificare una delle più grandi speculazioni edilizie dai tempi d'oro del terremoto, quando i vari ministri Scotti e Cirino Pomicino (attuale presidente della Tangenziale di Napoli SpA) costruivano le fortune d'una vita sulle macerie di quegli anni. Nel partecipare al convegno indetto dall'università, il presidente della Camera Roberto Fico non ebbe difficoltà ad ascrivere il progetto nell'ottica di un piano complessivo di rigenerazione urbana di Napoli, insieme al sindaco Luigi de Magistris, al governatore Vincenzo De Luca e al sacerdote della chiesa di San Vincenzo Antonio Loffredo, grande sponsor della riconversione delle cave dello Scudillo in chiave turistica fin dai tempi del romanzo Nostalgia del compianto Ermanno Rea, al quale ne avrebbe parlato con lo pseudonimo di don Luigi Rega

Il progetto

Proprio le motivazioni a sostegno del progetto non reggono a semplici considerazioni: la tangenziale, lungi dal decongestionare un quartiere densamente abitato come la Sanità, è da sempre un fattore di aggravamento del traffico a causa della sua collocazione in prossimità del centro cittadino, oltre che dello scandaloso pedaggio; senza tener conto che l'opera potrebbe essere sfruttata dal gruppo Benetton per ottenere un ulteriore prolungamento della convenzione col Ministero delle infrastrutture, così come avvenuto per quella scaduta nel 2009 e prorogata fino al 2037 dietro il pretesto del cantieramento di nuovi lavori. Cosa dire poi del fatto che tutto ciò cozza contro qualsivoglia programma di disincentivazione del mezzo privato a favore dei trasporti pubblici. Dove sono finite le idee di car sharing, di mobilità sostenibile?

L'impressione è che pur di rendere la città a misura di turista, si finisce ancora una volta per piegare gli strumenti istituzionali al meccanismo di accumulazione del capitale. Strumenti che invece rimangono assolutamente inerti laddove sarebbe prioritario intervenire a sostegno dei tanti che non traggono alcun beneficio da questa nuova rincorsa all'oro: si tenga presente che ad oggi non c'è traccia delle delibere annunciate mesi fa da de Magistris, volte a regolamentare il fenomeno dei bed&breakfast spuntati come funghi nel centro storico, a cui è seguito il vertiginoso aumento dei fitti che ha spinto il procuratore Giovanni Melillo al paragone con la realtà immobiliare di Manhattan a New York. Emblematico di questo laissez-faire è stato il cartello "vendesi" apposto in un vicolo del centro storico, su cui il proprietario si è premurato di riservarlo ai soli turisti, con un laconico non ai napoletani. Un deja-vu che rimanda ad analoghi divieti rivolti ai meridionali emigrati nel Nord Italia, e che evidenzia come il disprezzo sociale sia un problema di classe e non di localizzazione geografica. 

Il cartello apparso nel centro storico

Ma che il mattone rappresenti ancora una volta il presente e il futuro della classe dirigente italiana, sia da un punto di vista statico (la messa a reddito della proprietà privata) che da un punto di vista dinamico (il ciclo del cemento), lo dimostrano le modifiche che il governo gialloverde sta approntando al codice dei contratti pubblici. L'obiettivo dichiarato è quello di estrarre ulteriore plusvalore da un territorio ormai esangue e altamente antropizzato, stanco di pagare tributi alla logica del profitto. A livello locale è sufficiente spulciare alcuni permessi a costruire rilasciati dall'amministrazione comunale per capire che la direzione intrapresa non è poi così diversa dai rampanti anni '80. Uno di questi prevede la demolizione di un opificio industriale abbandonato lungo via della Stadera - arteria orientale che connette la città col suo sgangherato hinterland - per far posto ad un grosso complesso residenziale usufruendo del bonus del 35% in più di cubature consentite dal Piano Casa approvato nel 2009 dall'allora governo Berlusconi. Ad aggiudicarsi l'affare è stato il costruttore napoletano Francesco Fontana, più volte finito nel mirino della magistratura per reati di abusivismo edilizio.

Ed è proprio l'economia informale il vero deus ex machina in grado di orientare il mercato immobiliare a queste latitudini, nonostante ci si sforzi di narrare una criminalità organizzata ormai ripiegata su sé stessa e ridotta a livelli di gangsterismo giovanile. Questo forse è vero per le paranze di giovanissimi, ma non per le organizzazioni più radicate, ormai proiettate nel mondo degli affari. Proprio il procuratore Melillo ci ha tenuto a sottolineare che gli alti prezzi delle case praticati a Napoli sono il frutto dell'inquinamento criminale nel mercato immobiliare, denunciando al contempo la collusione dai ceti professionali con la camorra, con rapporti tali da non consentire un agevole inquadramento delle fattispecie in chiave di diritto penale. A Crescenzo Esposito, presunto riciclatore al soldo di più clan, l'antimafia ha disposto pochi giorni fa il sequestro di 49 unità immobiliari. Fu arrestato nel 2017 quando venne coinvolto con alcuni commercialisti e funzionari di banca accusati di aver riciclato un ammontare di denaro pari a 700 milioni di euro. Cifre astronomiche, così come il numero di 1200 unità immobiliari che in quell'occasione furono sequestrate in tutta Italia. E qui si sta parlando solo della punta dell'iceberg, ossia di ciò che le indagini della magistratura riescono a scoperchiare, e soprattutto a reggere alla prova dei processi. Il mese scorso la DDA di Napoli si è vista sconfessare in primo grado il teorema accusatorio costruito ai danni di 25 imputati, quasi tutti assolti dall'accusa di far parte del clan Mallardo, a cui è seguito il dissequestro di beni mobili e immobili pari a 300 milioni di euro

A questo quadro bisogna aggiungere quegli enti istituiti dalla politica per dirottare denaro pubblico con l'obiettivo di conferirlo ai privati (a scopo di sviluppo, per carità!). Invitalia, l'agenzia per gli investimenti controllata dal Ministero dell'economia, ha staccato un assegno da 28 milioni di euro (di cui 11 milioni a fondo perduto) ai proprietari dei grandi resort cittadini. L'obiettivo dichiarato? Realizzare un nuovo polo del lusso. Secondo il comunicato di Invitalia "le imprese coinvolte sono la Palazzo Caracciolo SpA, che nel 2017, dopo la ristrutturazione e riqualificazione di “Palazzo Caracciolo”, ha acquistato lo storico Hotel Britannique trasformandolo in un hotel a 5 stelle, e la O.S.A.R.A. S.r.l, proprietaria del prestigioso Grand Hotel Parker’s a Napoli da quasi 70 anni." L'Invitalia così solerte verso gli albergatori è la stessa che poche settimane fa si è vista annullare dal Consiglio di Stato il bando di gara per la bonifica dell'ex area industriale di Bagnoli, spingendo così il commissario Floro Flores ad operare un "cambio di strategia" per accelerare le operazioni: non più un'unica azione globale di bonifica, bensì la suddivisione del territorio in lotti, iniziando prioritariamente dove sono previste le nuove cubature residenziali, in spregio alla definizione di zona rossa a rischio vulcanico che coinvolge l'intera area flegrea. Per le aree non interessate dalle residenze poi si vedrà.

E proprio il caso di dire: vecchie logiche che sanno di nuovo, o nuove logiche che sanno di vecchio? La finalità appare sempre la stessa: il profitto per gli affaristi, la sopravvivenza per i politici.




Lasciare un commento