Mussolini fu un dittatore non uno statista
In questi ultimi lustri l'Estrema Destra si è impegnata non poco per cercare di riabilitare la figura di Mussolini.
Quindi si sono diffuse ad arte affermazioni del tipo "ma in fondo ha fatto anche delle cose buone" oppure "è stata tutta colpa di Hitler" e alcune perfino caratterizzate da veri e propri falsi storici come quella che colloca nel Ventennio l'introduzione della pensione nel nostro Paese.
Sorvolo però su queste esaltazioni di parte per soffermarmi invece su una dichiarazione che viene spesso ripetuta nel panorama variegato dell'Estrema Destra nostrana e che indica nel Duce la figura di un grande statista.
Conviene definire un po' meglio l'essenza di questo termine andando oltre quanto scritto in un qualsiasi dizionario.
Lo statista è un uomo di Stato che, chiamato a guidare una nazione, dimostra non soltanto di avere a cuore i destini del proprio Paese ma anche di essere seriamente intenzionato ad adoperarsi per tale missione attraverso indubbie quanto accertate capacità e competenze.
Orbene, come si può ancora dire che Mussolini sia riuscito ad incarnare davvero tale funzione?
Il Ventennio sul piano economico, sociale e culturale costituì una vera e propria involuzione per il Paese, mediante un dominio costante e crescente di una casta di pochi privilegiati, i quali grazie al Regime si arricchirono ancor di più, burocratizzando in modo asfissiante la gestione della cosa pubblica, ponendo le basi di una società fondata sulla paura e la repressione e su una corruzione diffusa e ancor più marcata che colpì pure i vertici del PNF e perfino lo stesso Mussolini, attraverso il coinvolgimento in losche faccende del fratello Arnaldo.
Prima dell'entrata in Guerra, l'Italia era e rimaneva comunque un Paese povero, con un esercito debole e un'industria sicuramente non in grado di competere con le nazioni più ricche dell'epoca.
Eccelleva in pochi campi e comunque era un attore economico e finanziario di secondo piano a livello internazionale.
Anche sul piano politico rimaneva una potenza considerata unicamente in chiave di appoggio alla Germania e nota più per l'istrionismo mediatico del Duce che per il suo peso reale nelle dinamiche che allora si stavano delineando sullo scenario internazionale e che avrebbero portato alla nascita dell'Asse.
Ma l'aspetto più grave che caratterizzò la vita politica di Mussolini fu quello di negare in modo costante e sistematico i diritti umani e sociali elementari alla stragrande maggioranza del suo popolo, giungendo perfino a farlo sprofondare nell'orrore e nella tragedia immane della Seconda Guerra Mondiale dalla quale l'Italia uscì distrutta, facendola poi diventare in pratica un vero e proprio protettorato americano, ovvero un Paese dalla sovranità limitata e sotto il vigile e continuo controllo degli Stati Uniti in pressoché ogni decisione politica, sociale ed economica di rilievo.
Tutto questo disastro rappresenta la pesante eredità lasciataci da Benito Mussolini.
E la Storia, costituita da fatti e non da fantasie o opinioni di parte, ha già sancito da tempo chi sia stato quest'uomo, il quale sicuramente non ha mai veramente operato per il bene del nostro Paese, ma in primis per alimentare la sua sconfinata megalomania nonché poi i privilegi del tutto ingiustificati di quella casta che lui stesso aveva costruito e di quelle entità che lo avevano appoggiato in questo fin dalla sua ascesa al potere nel 1922.
Un dittatore quindi.
Non certo uno statista!