giovedì 5 novembre 2015 - Giovanni Graziano Manca

Music highlights - I mistici dell’Occidente dei Baustelle

I Baustelle proposero il loro quinto CD a distanza di circa un decennio dal loro esordio discografico. I mistici dell’Occidente, penultimo lavoro della band, è una fortunatissima raccolta di canzoni che si adagia sul medesimo solco tracciato dalle precedenti uscite discografiche del gruppo di Montepulciano, in particolare da La malavita e Amen.  Si tratta di un disco assai significativo che ha fatto guadagnare ai musicisti toscani un posto stabile e più che meritato all’interno di una ipotetica colonna sonora di questi anni di grande miseria spirituale e di incertezze esistenziali.

La poetica dei Baustelle deplora questa temperie di esagerata opulenza e di sfrenata bramosia per tutto ciò che è materia o denaro e prende criticamente atto della povertà (in tutti i sensi) di tempi come il nostro in cui è ben riscontrabile la carenza di figure di riferimento e di santi. Oggi anche gli eroi sono una specie in via di estinzione e quelli che tra essi ancora sopravvivono sono sempre meno credibili perché incapaci di qualunque azione utile alla propria e alla nostra salvezza dal declino verso cui sembra inesorabilmente trascinarci questa nostra strana contemporaneità.

I mistici dell’Occidente è, musicalmente parlando, un ottimo disco di rock melodico che conferma gli stilemi e le capacità autoriali che Francesco Bianconi e Rachele Bastreghi hanno peraltro già ampiamente mostrato di possedere. Vi si possono rilevare influenze musicali assai eterogenee: mediterranee, cantautorali, rock e perfino beat ma anche, sparsi qua e la, e chi sonori morriconiani ed altri ancora che sembrano provenire direttamente dalle colonne sonore di certo cinema italiano d’azione tanto in voga nel nostro Paese negli ormai lontani anni Settanta.

Una veste musicale che appare particolarmente e assai felicemente in sintonia con il contenuto dei testi delle quattordici canzoni del disco. Essi appaiono legati ad un unico filo conduttore attorno a cui gli autori tessono una sconcertante disamina dei nostri giorni bui. Si valutino, inoltre, le eccellenti performances strumentistiche dei Baustelle: le tastiere e il pianoforte della Bastreghi e di Bianconi e la grande perizia che contraddistingue l’esecuzione dei ricami chitarristici di Claudio Brasini e, anche qui, di Francesco Bianconi, creano un’aura inconfondibile costituendo un ulteriore motivo di apprezzamento del disco.

Si diceva dei contenuti. Viene in questo disco riconfermata l’attitudine della band a riversare nelle canzoni il frutto di letture e visioni cinematografiche colte e importanti: i riferimenti presenti nei testi delle canzoni sono ai testi sacri e a Pasolini scrittore e cineasta, alla poesia di Baudelaire, all’amara poetica di Fabrizio De Andrè, alla cinematografia di Rossellini e alla cieca, assoluta incomunicabilità umana rappresentata in alcune delle più riuscite opere di Antonioni (ascoltate attentamente la canzone Follonica: il ritmo del vivere quotidiano vi appare talmente rallentato che non si fa più sesso per amore ma solo per ricordarci di esser vivi/sulla spiaggia di Follonica...), solo per citare alcuni dei grandi della letteratura e del Cinema a cui sembrano ispirarsi i Baustelle.

Le tematiche toccate nei vari brani del disco vengono sintetizzate in un insieme che in realtà è fortemente unitario; tutti i brani, ancorché differenti tra loro sia musicalmente che per la specificità dei contenuti delle liriche, si collocano sotto l’unico denominatore comune di quel sentimento di disillusione che si prova nel vivere l’attuale crollo dei valori e la mancanza di ideali in cui potersi riconoscere. Uno stato d’animo negativo che potremmo definire montaliano, magistralmente reso nel brano I mistici dell’Occidente : ‘ci salveremo disprezzando la realtà/e questo mucchio di coglioni sparirà/ e ne denaro e ne passione servirà/ gentili ascoltatori siamo nullità/ equipaggi persi in alto mare/ forse il presidente non lo sa/ […] sarà dolcissimo distruggerci vedrai/ e come i cieli amore nitido sarà/ saremo santi disprezzando la realtà/ e questo mucchio di coglioni sparirà/ e ne bellezza o copertina servirà/ e siamo niente siamo solo cecità/ pesci avvelenati in mezzo al mare/ questo il presidente non lo sa…’ .

Suggerimento di chiusura: I mistici dell’Occidente va ascoltato ogni volta dall’inizio alla fine: solo così può essere colta la complessità di questo disco e la straordinaria ricchezza di suggestioni, atmosfere, motivi e temi in esso presenti.

 




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