sabato 26 febbraio 2011 - Claudia Bellocchi

Museo di Arte Hispanoamericano Isaac Fernández Blanco

Il Museo di Arte Hispanoamericano Isaac Fernández Blanco

Ricordo che già nell’entrare attraverso il portone del Fernandez Blanco mi è sembrato come di passare in uno stargate: la struttura dello splendido Palacio Noel in stile neocoloniale aperto su una piazzetta alberata mi ha accolto isolandomi dal rumore della “calle” e, non so come, mi ha proiettato in uno stato di coscienza nel quale quasi mi è sembrato di essere nella medesima epoca in cui furono utilizzati gli oggetti di oreficeria, i dipinti, le ceramiche e l’arte sacra ospitati nella collezione permanente del museo.

Questa sensazione si è ripetuta ad ogni mia visita: evidentemente l’atmosfera che avvolge il Fernandez Blanco è densa della storia e dell’energia che portano con sé tutti gli elementi della collezione.

Non voglio parlare dei dettagli relativi al patrimonio del museo perché spero che il lettore abbia la curiosità sufficiente per superare la pigrizia e sperimentare e approfondire personalmente. Voglio parlare invece dell’incontro con quelle che sono le immagini che evoco nella mia mente e, mi permetto di dire con un pizzico di follia, gli esseri che accompagnano la mia anima: Los Angeles Arcabuseros!

Questi dipinti incotrati nel Fernandez Blanco, mi hanno tanto colpito da spingermi a viaggiare alla scoperta dei luoghi del nord ovest argentino dove risiedono altre di queste stupende opere della scuola Cuzqueña.

Los Angeles Arcabuseros mi danno una gioia che posso giustificare razionalmente riferendomi all’universo simbolico che riflettono e cioè quello di un popolo che, anche se sottomesso, si è andato passo passo liberando, trasformando e rielaborando la cultura e la religione imposta dal conquistatore, integrandola con le credenze e gli usi della proprie radici storico-culturali: essi conservano ancora l’identità originaria di un popolo.

Questa realtà di trasformazione e integrazione di culture può essere percepita in quasi tutta la collezione del Fernandez Blanco, ma negli Angeles Arcabuseros per me è particolarmente evidente: con la loro rappresentazione la pittura indigena si è allontanata dall’iconografia e dai canoni stilistici classici dei colonizzatori (inclusa la prospettiva!) per giungere ad uno stile unico nel suo genere, frutto della maggiore libertà di espressione lentamente conquistata.

Sì, i miei Angeli alati, vestiti con gli indumenti dell’epoca dai colori tanto unici nelle loro sfumature cromatiche che quasi mi sembrano vivi! Si percepisce inequivocabilmente il riflesso del territorio in cui sono stati prodotti, in quanto i pigmenti sono stati ricavati da minerali e vegetali autoctoni.

Vi auguro un felice weekend, accompagnadovi con le mie immagini preferite.

Angel Arcabusero

Madonna




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