mercoledì 9 dicembre 2020 - YouTrend

Mortalità 2020 in Italia: nei primi 9 mesi 42 mila decessi in più rispetto agli anni passati

I dati sulla mortalità pubblicati dall’Istat mostrano un netto aumento dei decessi rispetto alla media dei 5 anni precedenti

Lorenzo Ruffino

 

Il 2020 è stato un anno segnato dalla pandemia di coronavirus: in Italia il primo caso è stato segnalato il 20 febbraio e al momento abbiamo oltre 1,6 milioni di casi confermati e 58 mila decessi.

La pandemia ha avuto un importante effetto sulla mortalità nel nostro Paese: per studiarlo, l’Istat ha iniziato a fornire i primi dati sulla mortalità in primavera, mentre in precedenza bisognava attendere diversi mesi per averli. Ieri l’Istat ha pubblicato un aggiornamento, rendendo noti i decessi a livello comunale e per fascia d’età aggiornati al 30 settembre: analizzarli ci permette di capire cos’è successo in Italia negli ultimi mesi.

Prima di procedere, due precisazioni: in primo luogo, i dati di settembre non sono ancora del tutto consolidati a causa dei ritardi delle anagrafi a registrare i decessi; in secondo luogo, l’aumento dei decessi che si è verificato non può essere ricondotto interamente al coronavirus, anche perché dai dati non è possibile conoscere la causa dichiarata del decesso. Ma quel che è più importante sottolineare è che una pandemia può causare morti dirette ma anche indirette, provocate ad esempio dall’enorme pressione che subisce il sistema sanitario e che impedisce ad alcuni di essere curati tempestivamente per altre patologie.

 

L’aumento dei decessi

In Italia tra gennaio e settembre sono complessivamente decedute 528 mila persone: in media tra il 2015 e il 2019 in questo periodo sono morte 486 mila persone ogni anno. Nel 2020 sono quindi morte 42 mila persone in più rispetto agli anni precedenti (+8,7%). 

Se si isola il periodo che va da marzo e settembre, si vede che l’eccesso di decessi è stato pari a 52,2 mila morti: i 10 mila decessi in più sono dovuti al fatto che tra gennaio e febbraio sono morte meno persone della media degli anni passati grazie a un inverno più mite a un ceppo influenzale meno aggressivo.

Il grafico sottostante, in ogni caso, permette di vedere su base settimanale l’andamento dei decessi nel 2020 e la media degli anni 2015-2019. Si vede chiaramente come l’eccesso di mortalità sia iniziato a fine febbraio e abbia toccato il suo picco nel mese di marzo: in quel mese in Italia morirono 27,8 mila persone in più delle attese (+47,8%). Ad aprile la situazione fu ancora drammatica con 20,6 mila decessi in più rispetto agli anni passati (+39,8%).

La situazione migliorò a maggio, quando l’epidemia era in forte arretramento: quel mese l’eccesso di decessi fu pari a 1377. Nei due mesi successivi morirono poi 1177 persone in meno degli anni precedenti, mentre l’eccesso di mortalità riprese ad agosto (1919 decessi in più) per poi continuare a settembre (+1652 stando ai dati provvisori).

 

I decessi sono cresciuti al Nord

Il coronavirus in Italia nella prima ondata non ha colpito nello stesso modo in tutto il Paese. L’epicentro è infatti stata la Lombardia e l’epidemia si è diffusa nel resto delle regioni settentrionali, e la decisione del governo di mettere l’intero Paese in lockdown ha permesso di limitare i contagi nel Centro-Sud.

Nei mesi di gennaio e febbraio i decessi sono stati sotto la media in quasi tutte le regioni. A marzo, però, la situazione è cambiata radicalmente: in Lombardia i decessi sono stati il 192% in più rispetto al media 2015-2019, in Emilia-Romagna il 69% in più, in Trentino-Alto Adige il 63% in più, in Liguria il 54% in più e in Valle d’Aosta e Piemonte il 53% in più. L’unica regione ad aver mostrato un forte incremento e a non trovarsi al Nord è stata quella delle Marche, dove i decessi sono cresciuti del 44%. Le due regioni settentrionali che hanno visto invece un minore incremento dei decessi sono state Veneto (+22%) e Friuli Venezia Giulia (+13%).

Nel mese di aprile la variazione dei decessi sui 5 anni precedenti è stata minore rispetto a marzo in Lombardia ed Emilia-Romagna (rispettivamente +118% e 53%), ma maggiore in Piemonte (+77%), Trentino-Alto Adige (+73%), Valle d’Aosta (+70%), Veneto (+31%) e Friuli Venezia Giulia (+21%). 

In generale a marzo e aprile in nessuna regione italiana si è registrato un calo dei decessi: anche in quelle meridionali e centrali, pur molto meno colpite dal virus, c’è stato un leggero incremento dei morti. A giugno e luglio, poi, si è osservato un generale calo dei decessi quasi ovunque e le variazioni non sono risultate statisticamente significative.

Nel mese di agosto l’eccesso di mortalità è stato nuovamente presente in diverse regioni: Puglia, Sardegna, Sicilia e Umbria hanno registrato un +8% rispetto alla media 2015-2019, Toscana, Marche e Trentino-Alto Adige un +7% e la Valle d’Aosta un +21% (dopo però aver segnato un -16% a luglio). A settembre la Liguria ha registrato un +11% di decessi, la Sardegna un +10% e la Toscana un +8%: questi ultimi dati, come già detto, non sono però ancora consolidati. 

 

L’eccesso di mortalità ha colpito gli over 50

Istat fornisce i dati, oltre che per regione, anche per classi di età quinquennali: guardando l’evoluzione nel 2020 dei decessi, si vede come l’eccesso di mortalità abbia riguardato quasi esclusivamente gli over 45.

Anche in questo caso nei primi due mesi dell’anno i decessi sono stati tendenzialmente sotto la media del precedente quinquennio. A marzo e aprile, però, in tutte le classi di età oltre i 45 anni si è registrata un’importante crescita dei decessi: nel mese di marzo tra i 70 e i 74 anni i decessi sono saliti del 67%, mentre ad aprile tra i 95 e i 99 anni si è arrivati a una crescita dell’81% dei decessi.

A maggio l’eccesso di mortalità si è ridotto e sostanzialmente è scomparso sotto i 50 anni. Per i mesi seguenti non si sono registrati particolari eccessi ad eccezione della classe di età 95-99 anni, che ha continuato ad avere una mortalità del 20% superiore alla media 2015-2019. Ad agosto e settembre tra gli over 80 si sono poi registrati nuovo eccessi di mortalità, seppur contenuti e con crescite inferiori al 10% rispetto al 2015-2019. 

Tra le fasce più giovani si è avuto un sensibile calo dei decessi, in particolar modo ad aprile: questo può essere spiegato con le misure restrittive adottate dal governo che hanno comportato, ad esempio, la riduzione degli incidenti e delle morti sul lavoro. 

 

Conclusione

In Italia da quando il coronavirus è presente nel Paese si è assistito a un forte incremento dei decessi: questo è avvenuto principalmente tra marzo e aprile, ma anche ad agosto e settembre si è registrato un leggero eccesso di mortalità. L’eccesso di mortalità è concentrato nell’Italia settentrionale e tra le persone più anziane, mentre tra i più giovani e al Sud si è invece registrato tendenzialmente un calo dei decessi. 

Con la seconda ondata che ha colpito l’Italia tra ottobre e novembre si registrerà molto probabilmente un nuovo importante eccesso di decessi rispetto alla media del lustro precedente, anche se è ragionevole aspettarsi che esso non sarà contenuto in un’unica regione.




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