martedì 26 marzo 2019 - La bottega del Barbieri

Morire per il Kurdistan: Ayten, Zulkuf, Ugur

Notizie terribili dalle prigioni del fascismo turco. Per il momento i morti sono tre; ma continuando con il clima che avviluppa la tragica vicenda (ormai migliaia i curdi in sciopero della fame) esiste il fondato timore che la lista sia destinata ad allungarsi.

di Gianni Sartori

La notizia è del 23 marzo. Ayten Becet (di 24 anni, in prigione da 6) si è data volontariamente la morte nel carcere di Gezbe per protestare contro l’isolamento imposto a Ocalan.

Le autorità turche hanno già provveduto a portar fuori dalla prigione il corpo della prigioniera politica trasportandolo in una località sconosciuta dove, presumibilmente, verrà sepolta di nascosto. Il regime infatti vuole assolutamente evitare che ai funerali possano presenziare migliaia di curdi per esprimere solidarietà ai prigionieri e severa condanna per lo Stato turco.

E’ accaduto anche dopo la recente morte di Zulkuf Gezen un altro prigioniero (un suicidio di “protesta” per lo stesso motivo: fine dell’isolamento e liberazione dei prigionieri politici). Anche i suoi funerali – si preannunciavano ampie mobilitazioni – si sono svolti privatamente e vi hanno potuto partecipare solo pochi familiari.

Il 22 marzo è deceduto anche Ugur Sakar che il 20 febbraio si era immolato con il fuoco davanti al tribunale di Krefeld, in Germania.

Ugur, attivista curdo di 43 anni, è deceduto in una clinica di Duisburg – dopo un mese di agonia – per le gravi ustioni riportate. Oltre che per l’isolamento imposto al fondatore del PKK, intendeva protestare per la repressione subita dal movimento curdo in Germania e per l’indifferenza – sorda e cieca – sinora dimostrata dall’opinione pubblica.

NELLA FOTO Ayteen Becet




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