martedì 12 novembre 2013 - Traiettorie Sociologiche

Mille domande da un solo libro

Un saggio, è parere di chi scrive, assolve al suo compito non tanto se offre risposte a quesiti o sistematizza lo stato dell'arte su di un tema, quanto piuttosto se stimola il lettore ad approfondire l'argomento interrogando altri testi, poiché fa esplodere nella testa di chi legge domande, intuizioni, riflessioni che quel libro, da solo, non può colmare. Un caso recente in questo senso è rappresentato da Comunicare la scienza (Carocci, Roma, 2013 / pagine 126, € 11,00) di Silvia Bencivelli, comunicatrice free-lance, e Francesco Paolo de Ceglia, storico della scienza, edito da Carocci.

Di facile lettura, snello, ricco di esempi e consigli pratici per chi voglia comunicare la scienza, questo volumetto di circa 130 pagine offre al lettore una riflessione a tutto tondo sul tema della comunicazione del sapere scientifico e delle sue applicazioni pratiche, aprendo spaccati su un argomento affascinante e di attualità. Utile per chi si affacciasse per la prima volta all'argomento, ma anche per l'esperto che intendesse guardare al tema per affrontare, con uno sguardo d'insieme, una pratica che deve essere sempre più coerente tra la comunicazione museale, quella via Web, della stampa specializzata, ecc. Il testo discute, tra le altre cose, lo stato della comunicazione scientifica in Italia.

Nell'introduzione gli autori offrono le coordinate per leggere la comunicazione scientifica e come questa sia cambiata nel tempo – in particolare nel riconoscere il ruolo attivo del ricevente – e mettendo sostanzialmente il lettore di fronte ad un fatto ovvio, ma spesso dimenticato: la scienza è pervasiva nella società contemporanea. È un sapere utilizzato per legittimare le policy, è una conoscenza impiegata dai movimenti nei conflitti sociali ed ambientali, è onnipresente nella nostra vita quotidiana poiché incorporata in tutti gli strumenti che “aumentano” le nostre facoltà. La scienza è quindi un aspetto costitutivo del nostro presente, ma, al contempo, non è un sapere neutro ed estraneo alla sfera economica o politica, da cui dipende per i finanziamenti che ne permettono lo sviluppo o ne determinano l'impatto nelle vite di tutti i giorni.

È quindi evidente come gli aspetti della divulgazione-comunicazione, nonché della costruzione di questa comunicazione, vadano indagati e compresi affinché questo sapere non sia usato in modo tecnocratico o respinto per convinzioni ideologiche, ma sia invece parte di un processo deliberativo democratico che – a fronte di rischi, opportunità, domande, esigenze – sceglie con responsabilità le opzioni tecnico-scientifiche che si ritengono più adeguate e rispondenti ai valori sociali diffusi. È tuttavia necessario analizzare in chiave critica la divulgazione scientifica, ponendosi delle domande proprio in tutela della democrazia.

Nello specifico: chi decide l'agenda della comunicazione scientifica? Chi valida una comunicazione, un articolo, un libro che parla di scienza? Come va organizzata e pensata la comunicazione nei diversi media, vecchi e nuovi? Quale ruolo, autonomia, deontologia ha il comunicatore della scienza e chi è il divulgatore? Come possiamo pensare la scienza e la sua comunicazione in un contesto come quello contemporaneo in cui il sapere esperto perde la sua aura esoterica – come l'opera d'arte di Walter Benjamin – ed irrompono modi open, dal basso, diffusi, partecipati, in rete, di costruire e validare la conoscenza scientifica e le sue implicazioni nella vita sociale? Queste sono alcune delle domande a cui il volume di Bencivelli e de Ceglia offre parziale risposta, nonché invogliare all'approfondimento attraverso un percorso di otto capitoli in cui gli autori – con un equilibrio espositivo sempre rispettato tre gli elementi legati alla pratica professionale di chi è divulga scienza e quelli della contestualizzazione storica – ci mostrano come nell'editoria periodica e libraria, in radio e nei documentari televisivi, su Internet, nei musei, si dovrebbe comunicare la scienza in modo efficace ed utile.

Il testo, che può apparire in alcuni punti poco critico o con una attenzione ridotta verso certi temi (la formazione del comunicatore, il ruolo di Internet, la comunicazione di crisi, la crisi del sapere scientifico, il ruolo dei non-esperti, ecc.), è corredato di una buona bibliografia utile per approfondire. È per questi apparenti limiti, oltre che per gli indubbi pregi, che questo volume andrebbe letto e suggerito. Un testo equilibrato e sobrio, che apre mille finestre su cui dare uno sguardo fugace ma anche su cui poter ritornare più volte per districarsi in una materia in evoluzione e di fondamentale importanza nella società complessa di oggi in cui scienza, politica ed economia si intrecciano e confondono.

 

di Ivano Scotti. Sociologo, attualmente è Assegnista di Ricerca presso il Dipartimento di Scienze Sociali dell'Università degli Studi di Napoli “Federico II”.

 

 




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