mercoledì 27 giugno 2018 - Francesca Barca

Migranti e richiedenti asilo in Francia: in quattro anni il numero di respingimenti è quintuplicato. Sull’Europa fortezza

Il numero di migranti respinti alle frontiere francesi dal 2015 ad oggi è drammaticamente esploso: 15.849 richiedenti asilo rifiutati nel 2015, contro gli 85.408 nel 2017, di cui 17.036 minori. Questi dati si trovano all'interno di un rapporto che racconta la fortezza che l'Europa si sta costruendo, intorno e al suo interno. 

 

Le persone "non-ammesse" sul suolo francese sono aumentate. O meglio, sono aumentati i "No" a chi chiede di entrare alle frontiere francesi per fare domanda di asilo. Lo dice la Cimade (Comité inter mouvements auprès des évacués), associazione che si occupa di migranti, rifugiati, richiedenti asilo e, in generale, di persone in situazione irregolare. L'associazione, basandosi sulle le cifre ufficiali fornite dalla polizia, ha pubblicato un rapporto che mette in evidenza quante persone che la Francia ha respinto negli ultimi tre anni, a partire cioè dal 2015, anno in cui i controlli alle frontiere sono stati ripristinati. E, sottolinea la Cimade, il tutto «utilizzanto in maniera impropria leggi pensate per la lotta al terrorismo», usate invece per controllare l'immigrazione. 

Nel rapporto, (qui in francese), intitolato "Un'Eruopa che si chiude" si parla di 85.408 persone che nel 2017 non sono state ammesse sul suolo francese, il 34% in più rispetto al 2016 (63.845 respingimenti). Nel 2015, invece, anno in cui, in seguito agli attentati terroristici vennero ripristinati i controlli alle frontiere, si registrarono in Francia 15.849 respingimenti. Tra questi, nel 2017, si contano 17.036 minori, di cui 13.500 alla frontiera di Ventimiglia. 

Da dove arrivano queste persone? Soprattutto dal Sudan (11.000), Guinea (5.900), Marocco (5.372) e Costa d'Avorio (5.205). 

La maggior parte di questi dossier riguardano, ça va sans dire, proprio la frontiera franco-italiana e Ventimiglia: qui sono state bloccate 44.433 persone (un aumento dei respingimenti del 42% in un anno), mentre dal lato di Briançon, attraverso le Alpi, l'aumento è stato del 700%. 

La Cimade fa notare come la chiusura delle frontiere francesi in seguito agli attentati terroristi del novembre del 2015 (con le leggi che ne seguirono e, in maniera particolare, lo stato di emergenza, che è stato rinnovato ben 6 volte) sia stata fatta in chiave anti-terroristica ma che, nei fatti, è servita in per bloccare i migranti e i richiedenti asilo. 

Secondo il rapporto sono state utilizzzate in maniera impropria leggi pensate per la lotta al terrorismo: «Il ripristino dei controlli alle frontiere ha permesso soprattutto un aumento di pratiche legate ai controlli delle migrazioni, molto più che, come era nelle intenzione, l'identificazione di persone sospette legate al terrorismo».

Tra l'altro la maggior parte degli attentati commessi in Francia dal 2012 sono stati commessi da cittadini francesi: su 22 persone, 7 non avevano la nazionalità francese. 13 sono nate in Francia e, per quanto riguarda i fratelli Abdeslam, si tratta di francesi nati da genitori francesi ma poi cresciuti in Belgio. (Qui l'elenco). 

In generale, il rapporto sviluppa, in 68 pagine un quadro, che va ben al di là della Francia e guarda all'Europa e alla situazione delle persone migranti nello spazio Schengen. La Cimande ha visitato le zone di frontiera in Ungheria, Serbia, Italia, Spagna, Germania e Belgio: «Vogliamo decostruire il discorso secondo il quale bisognerebbe riforzare le frontier per salvare Schengen: stiamo negando tutto quello che era lo spazio Schengen, ovvero la libera circolazione e il rispetto dei diritti fondamentali». 

Nel 1995 gli stati europei si sono accordati per una zona di libera circolazione che, fino al 2011, ha resistito. Da quell'anno per il terrorismo da un lato e la "crisi dei rifugiati" dall'altro, sono state apportate le prime modifiche. Una dozzina di Stati in Ue lo hanno quindi fatto. Con quali consenguenze? Secondo la Cimade sono state generalizzate pratiche di respingimenti senza che venissero, dall'altro, garantiti i diritti fondamentali; i luoghi di reclusione si sono moltiplicati; il problema è stato "appaltato" alla guardia costiera libica nel Mediterraneo e i salvataggi hanno lasciato il posto ai controlli. Se ci sono più vittime nel Mediterrano (34.361 in 15 anni) dipende, secondo la Cimande, dal fatto che «politiche migratorie più dure spingono le persone a prendere sempre più rischi».

 




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