lunedì 25 giugno 2018 - Patrizia Ciava

Migranti: a qualcuno interessa ancora la semplice realtà?

Da una parte c’è chi vuol far credere che in Italia ci sono più rifugiati o immigrati stabili da paesi terzi che in altre nazioni europee e non è vero. Le statistiche parlano chiaro e, d’altronde, basta andare in Inghilterra, Francia, Svezia o Germania per rendersene conto.

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C’è chi lancia allarmi per la sicurezza a causa di questa presunta invasione quando il nostro paese è uno dei più sicuri al mondo, con uno degli indici più bassi di crimini violenti ogni 1000 abitanti, l’unica nazione europea a non aver subito attentati di matrice estremista.

Dall’altra parte, c’è chi vuol far credere che non esiste una emergenza migranti, ed è altrettanto falso.

L’Italia è stato il paese di primo approdo per un numero impressionante di migranti negli ultimi 3 anni, più di 600.000, ed ha ricevuto il maggior numero di sbarchi (pur essendo drasticamente diminuiti nel 2017 grazie all’accordo di Minniti con la Libia). Basti pensare che la Spagna in un anno ha ricevuto il numero di migranti che l’Italia ha dovuto gestire in un solo giorno, 12.000.

Questo rappresenta un problema perché occorre ospitare queste persone, fornire assistenza linguistica e medica, e gestire le pratiche per le richieste d’asilo. In molti presentano domanda ma solo il 4% dei nuovi arrivati ha diritto allo status di rifugiato perché fugge da paesi in guerra o da persecuzioni politiche. Quasi tutti quelli cui viene rifiutato lo status di rifugiati fanno ricorso e questo, oltre ad intasare i tribunali, è costoso poiché si avvalgono dell’assistenza di avvocati d’ufficio pagati dallo Stato italiano.

I fondi europei contribuiscono in minima parte a coprire tutte le spese, senza contare lo sforzo in termini organizzativi e di gestione di questa massa di persone. E’ ovvio che questo enorme impegno non può essere svolto da un solo paese. Per questo motivo l’Italia ha chiesto all’Europa di condividere l’onere e di contribuire ad accogliere i migranti in arrivo per espletare le pratiche di prima assistenza e di richiesta d’asilo.

D’altra parte, è anche vero che questo “business” dell’accoglienza, come alcuni lo chiamano, da lavoro a molte persone che altrimenti sarebbero probabilmente disoccupate, come insegnanti, psicologi, avvocati, mediatori linguistici, e personale vario.

Alcuni dei migranti appena sbarcati, sapendo di non aver diritto allo status di rifugiati, spariscono e diventa quindi difficile quantificarne il numero esatto poiché sono di fatto clandestini. Molti ambiscono a ricongiungersi con familiari in altri paesi europei e vengono bloccati alla frontiera con la Francia, la Svizzera o con l’Austria.

I proclami contrapposti “fuori gli stranieri” oppure “accogliamoli tutti” sono altrettanto ridicoli e privi di senso logico, ed impediscono al nostro Paese di mantenere una posizione condivisa che sarebbe essenziale in questo momento. Ma non è certo una novità!

Mi rendo conto che questa narrazione, meramente oggettiva, è meno attraente delle fake news che le opposte tifoserie si sbattono l’un l’altra metaforicamente in faccia ogni giorno sulle pagine social per dimostrare di aver ragione. Né sarebbe mai adottata dai giornali che si prodigano per aizzare quella o quell’altra fazione al fine di ottenere commenti, condivisioni e click sulla pagina. Magari, se lo facessero, si potrebbe dire che fanno informazione e non propaganda, ma evidentemente i media non lavorano per informare ma per vendere e per “orientare”.




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