mercoledì 11 luglio 2018 - Luigi Colella

Miglioramenti nei pazienti affetti da sclerosi multipla, parkinson e alzheimer

La tecnica innovativa in campo cardiovascolare è risultata strettamente connessa a miglioramenti nei pazienti affetti da malattie neurodegenerative quali sclerosi multipla, morbo di Parkinson, morbo di Alzheimer. Il professor Salvatore Spagnolo, direttore dell’unità di cardiochirurgia del policlinico di Monza, ha illustrato la tecnica e gli eccellenti risultati a una numerosa platea attenta e interessata che si è riunita nei giorni scorsi nei locali del Centro Diurno gestito dall’associazione Ra.Gi. di Catanzaro che ospita mensilmente i “Dementia Cafè”. Il professor Spagnolo è stato invitato a esporre la sua tecnica dalla presidente della Ra.Gi. Elena Sodano, psicologa e terapeuta psicocorporea, ideatrice del metodo Teci, unico in Italia per la cura ed il contenimento naturale delle demenze, che utilizza il contatto corporeo e l’approccio emozionale per “raggiungere” chi non è più in grado di comunicare in modo convenzionale. L’incontro ha dimostrato che quando in ambito sanitario (e sociale), professionalità, esperienza, capacità e ricerca si incontrano, nascono sinergie capaci di migliorare, e in molti casi salvare, la vita delle persone.

LA TECNICA
“Il mio intervento chirurgico di basa sul concetto che la stenosi delle vene giugulari è causa di sofferenza cronica sia del cervello che del midollo e la rimozione della stenosi migliora la nutrizione e la funzione di tutto il sistema nervoso – dichiara il professor Spagnolo - non parlo di guarigione di questa o quella malattia neurovegetativa.”

La tecnica per il trattamento della stenosi dei vasi brachiocefalici è stata messa a punto dal professor Spagnolo e dalla sua equipe dopo aver valutato che l’ostruzione totale o parziale dei tronchi venosi brachiocefalici, interferendo con il regolare deflusso del sangue dal sistema nervoso centrale, è frequentemente associata a una sintomatologia neurologica ingravescente. Questa patologia può essere efficacemente risolta mediante un complesso intervento chirurgico in cui viene applicato il cosiddetto “patch di allargamento” attraverso un vaso venoso prelevato dalla gamba del paziente per creare così un nuovo vaso più largo in grado di ristabilire il fisiologico deflusso del sangue.

L’importanza e l’efficacia della tecnica del professor Spagnolo che ha cambiato la vita di numerosi pazienti affetti da problemi neurologici, si scontra, è emerso durante l’incontro, con la classe medica che si ostina a non accettare l’esistenza di un legame tra stenosi delle vene e patologie neurologiche. “Noi medici abbiamo la responsabilità morale di non trascurare nessun percorso possibile per migliorare la vita dei nostri pazienti – ha affermato il professor Spagnolo - e credo che anche i neurologi debbano tener presente questo concetto. Io proseguirò nel mio cammino anche mediante percorsi di formazione di una classe medica che sia in grado di mettere in pratica la tecnica da me ideata”.

 

I NUMERI

I numeri dimostrano il successo della tecnica chirurgica: a oggi sono in tutto 127 i pazienti operati dal professor Spagnolo; tutte persone con problemi neurologici che, a seconda dei casi, dopo l’intervento hanno recuperato un certo benessere o addirittura la piena padronanza dei propri movimenti. Questi risultati dimostrano un chiaro legame tra la stenosi delle vene e i problemi neurologici generati dal malfunzionamento della circolazione nel cervello. Se questo fattore fosse tenuto in considerazione nelle diagnosi di patologie neurologiche, in alcuni casi si potrebbe impedire l’insorgere di gravi danneggiamenti cerebrali, intervenendo per tempo sulle vene giugulari e normalizzando la circolazione.

 

LA NEUOLOLOGIA NICCHIA
La neurologia non accetta, non può accettare, l’esistenza di un legame tra stenosi delle vene e patologie neurologiche. Non può per le linee guida che il sistema sanitario nazionale impone. Perché è prevista la cura farmacologica nelle malattie neurodegenerative e si stenta a riconoscere i casi positivi passati sotto i bisturi del prof. Salvatore Spagnolo.

 

L’ESPRESSO
In un interessante articolo su L’Espresso dell’1 luglio scorso, Francesca Mannocchi racconta la sua sclerosi multipla e scrive

“E’ una malattia di cui non si conoscono precisamente le cause, ma su cui la ricerca, cioè la ricerca sulle terapie che ne bloccano il peggioramento, la ricerca che doma la bestia che può diventare la malattia, ha fatto progressi incredibili”.

La ricerca del prof. Spagnolo è tra questi progressi. Se lui gira l’Italia e il mondo per spiegare la sua tecnica lo fa perché la medicina progredisca attraverso i pazienti e i loro famigliari, visto che il SSN ancora stenta a considerarla.

Francesca Mannocchi conclude con

“Comunità significa pensare all’altro. Pensare l’Altro. Tutelarlo oggi e tutelare i suoi bisogni di domani. Perché di fronte ai bisogni dovremmo poter essere tutti uguali.

Questo significa comunità…”.

 

GIAPPONE
La stessa comunità, quella che convive con le malattie neurodegenerative, deve sapere che il prof. Spagnolo è già stato in Giappone per illustrare la sua tecnica ma è tornato in Italia per diffonderla ai suoi colleghi medici e ai malati. Dal Giappone chiamano, lo vogliono lì per approfondire e curare. Se il prof. Spagnolo dovesse cedere alle lusinghe orientali, l’Italia arriverebbe per ultima all’adozione della sua tecnica e quindi alla soluzione dei problemi che i suoi iniziali 127 testimoniano per aver recuperato un certo benessere o addirittura la piena padronanza dei propri movimenti dopo l’intervento alla giugulare.

PER APPROFONDIRE (con video)

http://www.archimagazine.com/svolta-epocale-nella-cura-della-sclerosi-multipla.php

 

 

 

 

 

 

 




Lasciare un commento