lunedì 24 settembre 2018 - Nello Russo

Michele Lanese: breve storia di un "suicidio di camorra"

"La camorra, così come la mafia e le altre organizzazioni criminali, non sempre hanno bisogno di sparare, per mantenere il potere. Anzi, esercitano la pressione sul popolo, per dimostrare la loro forza."

Ho mutuato dall’amico e collega Emilio questa riflessione, alla quale aggiungo che le organizzazioni criminali e mafiose hanno imparato ad esercitare il loro potere in maniera più sottile e scientifica, sparano di meno ed agiscono nel profondo delle cose e le controllano.

Trentadue anni fa - il 7 Novembre del 1986 - moriva Michele Lanese, sindacalista della Cgil, che aveva denunciato nel corso della sua attività i legami tra la camorra e l’apparato politico locale a Torre Annunziata, oltre ai tanti misfatti compiuti dall’organizzazione criminale in città.

Non furono le pistole della camorra ad uccidere Michele, ma le minacce, la pressione, la paura, l’isolamento, che lo portarono al suicidio.

Un suicidio di camorra!

Di Michele non si è mai parlato coi i soliti titoloni sui giornali, poiché amaramente ed a torto egli è stato considerato un personaggio marginale su scala nazionale, seppure scomodo. Tuttavia la memoria è viva nella sua città ed oggi voglio ricordare il suo sacrificio, la sua morte nel nome dell’antimafia ed in quello della lotta al malaffare, che si consumava in quegli anni nelle strade di Torre Annunziata e che albergava nelle stanze del palazzo comunale, dove tra l’altro lavorava. Ringrazio Emilio, per avermi dato lo spunto di questa informazione.

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