sabato 26 aprile 2014 - Giovanni Greto

Michael Nyman commenta la corazzata Potemkin

Ha fatto tappa anche al teatro la Fenice di Venezia, dopo il debutto nel Regno Unito, il tour della Michael Nyman Band – 11 musicisti più il pianista e direttore - impegnata nell’eseguire una nuova colonna sonora per "Bronenosec Potemkin" (la corazzata Potemkin). Prima dell’inizio, l’orchestra ha selezionato alcuni brani famosi, tratti da alcune delle colonne sonore composte da Nyman: film di successo come "Lezioni di piano", "Lo zoo di Venere" ed altri ancora.

Ma l’attesa era tutta per il secondo film di Sergej Ejzenstejn (1898-1948), proiettato in una versione particolarmente nitida. Considerato uno dei capolavori del cinema mondiale, anche se Paolo Villaggio in "Fantozzi"’ lo definisce “una boiata pazzesca”, il film, girato nel 1925, nacque da un’esigenza celebrativa, il ventennale della rivoluzione del 1905, da parte dello stato sovietico. Ejzenstejn, immerso nella sperimentazione formalistica, intesa come il modo principe per tradurre in cultura il processo rivoluzionario, è riuscito con un sorprendente linguaggio visivo, a sovrapporre il formalismo ai compiti assegnatigli dalla committenza.

Nel film, di ricostruzione storica, viene rappresentato l’ammutinamento navale del 1905, quando il plotone di esecuzione si rifiuta di fucilare i marinai della corazzata, che avevano protestato per il rancio avariato. La ribellione contro lo zarismo attira la solidarietà della popolazione di Odessa, che però viene caricata dai cosacchi, dando vita ad un feroce massacro. Dalla Potemkin si spara sul quartier generale del comando. Interviene però la flotta imperiale e la corazzata è costretta a prendere il largo, riuscendo a sventolare per la prima volta la bandiera rossa della libertà.

Dopo Edmund Meisel, il primo compositore, Nikolai Kryukov (1950) e Dmitrij Shostakovich (1975), Nyman si è aggiunto all’elenco, secondo un desiderio del regista, il quale sperava che ogni 20 anni fosse composta una nuova musica, in modo che il messaggio rimanesse attuale di generazione in generazione. Attraverso i consueti giri di accordi che si ripetono instancabilmente nella musica di Nyman, uno dei pionieri del cosiddetto Minimalismo, lo scorrere delle immagini comunica un senso di tensione, che esplode nella famosa sequenza della scalinata.

Attentissimi ed affaticati, i musicisti hanno suonato ad alto volume per tutti i 50 minuti, in cui si dispiegava la pellicola. Particolarmente ossessivo il lavoro del quartetto d’archi, mentre il sestetto di fiati creava un’avvolgente copertura sonora con felici impasti, ed un basso elettrico in punta di piedi manteneva il tempo dettato dal pianista. Non è venuto giù il teatro, ma tanti applausi hanno richiamato sul palcoscenico i protagonisti, i quali, visibilmente provati, non hanno concesso il consueto, agognato bis.

 

Foto: Wikimedia




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