venerdì 21 agosto 2009 - Damiano Mazzotti

Mente, Tabù alimentari, Etnocentrismo e Amore

I tabù alimentari sono il cuore dell’identità psicologica e culturale di una persona.

Secondo l’antropologo Marvin Harris (1985), i tabù alimentari hanno o avevano dei precisi significati ecologici ed economici indiretti: ad esempio ebrei e musulmani erano tribù del deserto, e i maiali sono animali della foresta e quindi competono con gli uomini per l’acqua e cibi molti nutrienti, essenziali e rari come la frutta e la verdura. Pecore, capre e bovini sono molto più adatti agli ambienti meno ricchi di acqua e vegetazione. Per questi motivi il maiale è stato vietato.

Invece a parere di Steven Pinker la funzione principale dei tabù alimentari è quella di rappresentare un marchio etnico: “In ogni gruppo i membri più giovani, più poveri [o più creativi e originali] e con meno diritti possono essere tentati di disertare a favore di altri gruppi. I potenti, specie se parenti, hanno interesse a non farli andar via. Ovunque le persone formano alleanze mangiando insieme, sia in banchetti e fastose cerimonie quali i “potlatch” [feste con consumi eccezionali], sia in pranzi d’affari e cenette intime. Se non posso mangiare con te, non posso diventare tuo amico. Spesso i tabù alimentari proibiscono un cibo preferito da una tribù vicina… In primo luogo, rendono un preludio alla cooperazione con estranei, lo spezzare il pane insieme, un inequivocabile atto di sfida. E, meglio ancora, sfruttano la psicologia del disgusto”.

Gli alimenti tabù sono assenti nel periodo cruciale in cui si apprende a preferire dei cibi piuttosto che altri (fino ai 4 anni circa), e questo basta affinché i bambini crescano trovandoli disgustosi… La tattica, poi, si perpetua da sé: i figli, crescendo, diventano dei genitori che non danno da mangiare cibi disgustosi ai propri figli... Ma poiché gli anziani non hanno nessuna voglia che la comunità veda i tabù sotto questa luce, li avvolgono in sofismi” (p. 411). Perciò anche le idee possono riprodursi come i “geni egoisti”. C’è poi da considerare che in molte società i figli sono considerati come una proprietà e che nel settanta per cento delle culture umane quando due persone si sposano c’è qualcuno che paga e qualcuno che ci guadagna (p. 525).

Così, ritornando ai fatti nostri e vostri: “da qualche parte, in questo mondo di sei miliardi di esseri umani, c’è la più bella, la più ricca, la più intelligente, la più divertente, la più gentile delle persone che vi accetterebbero. Ma è un ago in un pagliaio, e potreste morire single stando ad aspettare” l’ok dei vostri genitori. La cosa che risulta più comoda a molti di noi è quella di metterci con la persona che incontriamo più spesso (il collega di lavoro e il vicino di casa, che poi ci lascia per un altro collega di lavoro o un conoscente). E invece la cosa più vantaggiosa potrebbe essere quella di guardarsi bene intorno quando si va in giro per il mondo. Un altro problema delle società occidentali plasmate dai mass media è quello di fornire un’abbuffata quotidiana di persone virtuali di inusitata bellezza, dovuta al trucco e ai ritocchi al computer, che può tarare le scale di giudizio su valori più alti e farci apparire brutti i nostri potenziali partner e pure noi stessi (p. 522). Forse è per questo motivo che i single sono in aumento in tutte le società occidentali, mentre in altri tipi di società più tradizionali in caso di necessità (non ci sono donne “legalmente” disponibili per fare sesso) si consumano rapporti omosessuali tra uomini e quelli con animali (soprattutto in alcune società islamiche dove le donne vengono recluse in casa o sorvegliate continuamente dai familiari). Pure S. Agostino era a favore della prostituzione per evitare i danni ben più gravi derivanti dallo stupro, dai rapporti animaleschi, da quelli omosessuali (che vista l’igiene dell’epoca erano molto più a rischio), e dalla tentata e probabile corruzione delle innocenti di buona famiglia.

Comunque la condotta ideale potrebbe essere quella di non accettare un partner che ci vuole per un motivo razionale. “Cercatene uno che s’impegna perché voi siete voi. Che cosa l’impegna? Lo impegna un’emozione. Un’emozione che non ha deciso di avere e quindi non può decidere di non avere. Un’emozione che non è stata innescata dal vostro oggettivo valore sul mercato dei partner, e quindi non può trasferirsi a qualcuno di valore superiore. Un’emozione che dà la garanzia di non essere una simulazione perché ha dei costi fisiologici quali la tachicardia, l’insonnia e l’anoressia. Un’emozione come l’amore romantico” (Steven Pinker, Come funziona la mente, 2000, p. 445).

Del resto “le coppie che tengono un conteggio meticoloso di quello che uno ha fatto per l’altro sono le meno felici” (p. 543) e in realtà l’amore più duraturo è quello legato all’amicizia amorosa dovuta alle cose che si hanno in comune e alle doti personali molto particolari che caratterizzano molti di noi: gli amori romantici legati alla bellezza e all’affinità sessuale in un mondo globalizzato e libero come quello di oggi hanno sempre più spesso gli anni contati (da 2 a 9 anni circa, il tempo necessario per portare avanti un minimo di cure condivise agli eventuali figli).

Inoltre “I figli prendono calorie e protezione dai genitori perché essi sono i soli disposti a fornirle, ma traggono le informazioni dalle migliori fonti che hanno a loro disposizione ed elaborano in prima persona le proprie strategie. I genitori possono non essere gli adulti più saggi e più ricchi di cultura a portata di mano e, peggio ancora, le regole domestiche congiurano spesso contro alcuni figli… un figlio dovrà competere per i partner, e prima ancora per lo status necessario a trovarli e conservarli, in altri campi di battaglia, dove vigono regole diverse” (p. 481).

Ma i giovani si devono fare le ossa col tempo e a volte con svariate esperienze. E ogni sesso compie un suo errore tradizionale. Le femmine si affidano ai “giuramenti degli uomini che sono i traditori delle donne” (Shakespeare) e “Agli uomini piacciono le donne con un passato perché sperano che la storia si ripeta” (Mae West). È quindi saggio colui che sa scegliere la persona che lo accompagnerà per tutta la vita. E chi crede nel “valore legale” della tradizione religiosa merita di riflettere su queste parole tratte dalla Bibbia: “Marciarono dunque contro Madian come il Signore aveva ordinato a Mosè, e uccisero tutti i maschi… Gli Israeliti fecero prigioniere le donne di Madian e i loro fanciulli e depredarono tutto il loro bestiame, tutti i loro greggi e ogni loro bene… Mosè disse loro: “Avete lasciato in vita tutte le femmine? Ora uccidete ogni maschio tra i fanciulli e uccidete ogni donna che si è unita con un uomo; ma tutte le fanciulle che non si sono unite con uomini, conservatele in vita per voi” (Numeri, 31). A mio parere gli storici che affermano che la Bibbia è in gran parte la raccolta di molti testi con una valenza prevalentemente storica e letteraria hanno pienamente ragione… C’è un detto che dice che se diamo un martello a un bambino, poi finirà per vedere solo chiodi: cerchiamo quindi di utilizzare molti altri strumenti nella nostra vita.

Infine chiudo con un piccola curiosità sociobiologica: “Gli scienziati non primogeniti sono più innovativi, meno specializzati, e si cimentano in un maggior numero di discipline scientifiche” (Frank Sulloway). Sarà per questo motivo che l’attuale Italia dei figli unici si sta rincitrullendo?

Nel 1948 i laureati in Parlamento erano più dell’80 per cento, oggi siamo a poco più del 60 per cento. Il livello intellettuale della maggioranza dei politici si avvicina molto pericolosamente allo zero assoluto e i cittadini dei vari schieramenti continuano a riverirli e a obbedirli come se fossero dei bambini di fronte alla maestra. Non a caso la maggior parte degli anziani sopra i cinquant’anni ha una formazione scolastica che arriva solo alla la quinta elementare...

 P. S. Il libro di Steven Pinker ha una prima parte pedante e una seconda parte molto interessante e perturbante. Pinker ha diretto il Centro di Neuroscienza Cognitiva del Massachusetts Institute of Technology (http://web.mit.edu). A chi è interessato alle Neuroscienze segnalo anche il Computional Neurobiology Lab, che si trova in California (http://cnl.salk.edu). E agli studenti italiani più mammoni consiglio l’European Brain Research Institute di Roma, fondato da Rita Levi-Montalcini (www.ebri.it) e l’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano (www.unisr.it).




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