lunedì 12 giugno 2023 - Phastidio

Melonomics, l’immaginazione al potere e il potere dell’immaginario

Nell'incontro con le parti sociali, la premier promette misure molto costose oppure tavoli e osservatori frutto di impotenza. Un singolare mix narrativo che al momento le consente di raccogliere il consenso degli elettori.

La premier Giorgia Meloni ha incontrato i sindacati per illustrare alcuni obiettivi di politica fiscale e dei redditi. L’incontro mi è parso una semplice photo opportunity, basata su “idee” che necessitano di corpose risorse che al momento non si vedono. Ma sappiamo che governo e maggioranza vogliono sfruttare il momentum fatto di dati economici apparentemente positivi e buoni riscontri elettorali. Ma tutto fa parte dell’apparire rispetto al realizzare e di strategie di comunicazione che proiettano grandi ombre sulla parete della caverna.

Ad esempio, tra le altre cose, Meloni ha detto ai sindacati che vuole fare entrare “molti più lavoratori” nel primo scaglione d’imposta Irpef. Che sarà anche cosa buona e giusta ma, se finora non è stata soluzione adottata dai governi che si sono susseguiti, significa che costa. Poi, Meloni pensa a “nuove deduzioni” per garantire la progressività del nuovo sistema fiscale, quello che dovrebbe nascere dal prossimo anno (e che non nascerà, causa eccessiva onerosità). “Ad esempio quelle sui trasporti”, ha chiosato. Ora, va bene tutto, ma pensare di contribuire alla progressività di un sistema tributario con simili trovate, magari per deflettere la critica delle istituzioni economiche interne ed internazionali sulla mancata progressività di un sistema a flat tax (che a sua volta non vedrà la luce in questo paese, a meno di accadere subito dopo un default), fa piuttosto sorridere.

Meloni ha anche ribadito l’importanza del PNRR per la sanità. Il che è ottimo, a patto di essere consapevoli che gli investimenti sul servizio sanitario nazionale hanno un elevato impatto in termini di aumento strutturale di spesa corrente successiva all’effettuazione dell’investimento, e che tale spesa corrente strutturalmente più elevata va accomodata nel bilancio dello stato. Qualcosa andrà comunque fatto, perché sul SSN questo paese rischierà l’osso del collo, nei prossimi anni, a causa dell’invecchiamento e del ricambio generazionale del personale sanitario, che già oggi appare fortemente insufficiente.

APRITE IL TAVOLO, SCRUTATE DALL’OSSERVATORIO

Altro tema su cui il governo e il/la premier si cimenta con la realtà è quello delle pensioni. Nel paese più vecchio del mondo, che ha in corso una depressione demografica ma dove si cercano voti titillando quella che pare essere la maggiore aspirazione degli italiani, il loro “progetto di vita”: la quiescenza. Meloni ha detto ai sindacati che

Sarà utile per mappare tutta la spesa e per valutare anche gli effetti di determinati provvedimenti in tema di esodi aziendali e ricambio generazionale. Il primo tavolo sarà sugli anticipi pensionistici. Si lavorerà sul rafforzamento del sistema previdenziale, con particolare riguardo alle pensioni future. Dobbiamo garantire la tenuta del sistema ed evitare il manifestarsi di una bomba sociale nei prossimi decenni

Che, come frase, è un etereo nulla. Perché da un lato introduce l’esigenza di una valutazione ex post dei provvedimenti (ohibò) che andrebbe integrata con una ex ante per evitare di partorire abiezioni come Quota 100, che era cavallo di battaglia leghista. Poi, sempre per andar dietro ai desiderata di Salvini e compari (ma non solo ai loro), annuncia l’immancabile “tavolo” sulle pensioni anticipate. Questa mi pare un’ottima notizia visto che, quando non si è in grado fare qualcosa, si apre l’immancabile tavolo e si tira a campare. Si chiude con la pensosa riflessione sulla “bomba sociale” e la “tenuta del sistema”, che si porta con tutto ma non con idee di inarrivabile stupidità (date le premesse) come Quota 41. Ma tant’è. Non trattenete il respiro e attendete l’ennesima riedizione, a bulloni ancora più stretti, di Quota 103 anche per il 2023. Ma nel frattempo, il signor Salvini potrà dire che “la legge Fornero è sospesa, in attesa della sua abrogazione”. Yawn.

 

Su inflazione e potere d’acquisto, che sono la spada di Damocle dell’impoverimento dei dipendenti, Meloni estrae dal cilindro un coniglio spelacchiato:

Voglio istituire a Palazzo Chigi un osservatorio governativo sul tema del potere d’acquisto: salari, monitoraggio dei prezzi e della politica dei prezzi, controllo dell’attuazione e degli effetti dei provvedimenti che noi abbiamo introdotto e che magari non hanno dato i risultati previsti, come per esempio la riduzione dell’Iva sui prodotti per la prima infanzia

Anche qui, quando non si è in grado di muoversi in una direzione e la stanza è piccola anche per un tavolo pieghevole, ecco che arriva l’osservatorio. Interessante la scoperta delle curve di domanda e offerta da parte di Meloni, quando si chiede per quale diavolo di motivo la riduzione Iva su prodotti per la prima infanzia non sia arrivata ai consumatori ma sia stata in parte assorbita tra produzione e distribuzione. Un tempo, comunque non in Italia, quando ci si facevano domande di questo genere, si studiava la struttura dei mercati e si correggevano eventuali strozzature alla concorrenza.

Ma da noi questo termine suscita ripulsa ed è considerato il cavallo di Troia delle forze del Male che congiurano contro il nostro meraviglioso paese ed i suoi intraprendenti ed eroici concessionari pubblici, esercenti, e autonomi. Meglio un osservatorio annonario con qualche supereroe immaginario, tipo Mister Prezzi, che ogni tanto lancia moniti a non esagerare. E se si scopre che la nostra inflazione è più vischiosa di quella di altri paesi che magari tengono un po’ più a bada le rendite, pazienza. Noi siamo differenti, come sappiamo.

SOGNI E SOLDI CHE MANCANO

Da dove verrano i soldini?, si diceva. Beh, in queste settimane c’è la bella storia dell’Italia locomotiva d’Europa, che straccia francesi e soprattutto tedeschi. Quindi qualche extra gettito lo si troverà, magari per confermare nel 2024 misure costose come la decontribuzione sui redditi entro la soglia magica di 35 mila lordi annui. Ma vivere di extra gettito non appare la strada migliore per la tranquillità. Il Pil italiano del primo trimestre è stato rivisto al rialzo, grazie al recupero di consumi privati che nel quarto trimestre dello scorso anno erano risultati molto deboli. Quindi, oltre a non prendere un singolo dato e lanciarlo nella stratosfera, e tenendo presente che, quando la Germania ha la febbre, l’Italia rischia la polmonite, serve prudenza. In caso, si potrà sempre dire che le cose non sono andate come sperato. Ma non prima di aver cercato di fare cassa con qualche misura condonistica da presentare come “preparazione alla grande riforma fiscale”. Un piccolo suggerimento alla premier entusiasta per questa crescita gajarda d’aaa nazzzione: le stime 2023 poggiano sull’argilla del completo esborso dei fondi PNRR che dovremmo ricevere, la leggendaria “messa a terra”. Occhio, quindi, ché a terra potrebbe finire il nostro deretano se andiamo avanti con questo stallo di ammuina e recriminazioni.

Mi pare sintomatico che la premier, nelle more della più grande riforma fiscale (immaginaria) da mezzo secolo in qua, continui a non prendere in considerazione la restituzione integrale del fiscal drag, con indicizzazione di scaglioni d’imposta e detrazioni/deduzioni. Chissà perché. Perché costa, ovviamente. Ma sarebbe misura tangibile di serietà. Quindi non arriverà. E tuttavia, sin quando gli elettori accetteranno queste costose riforme immaginarie, attendendole con pazienza pur di impedire l’arrivo al potere di chi promette di reperire risorse solo a colpi di maggiore tassazione, ad aver ragione saranno le affabulazioni melonesche.

Foto: Governo




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