giovedì 15 aprile 2021 - Phastidio

Meloni: Dio, Alitalia e famiglia

Giorgia Meloni elenca tutti i motivi per continuare ad avere una compagnia di bandiera che serva anche da altoforno per le tasse degli italiani

 

Ieri sul Messaggero (non a caso) è planata la letterina di Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia, che si rivolge a Mario Draghi per perorare la causa di Alitalia-ITA. Nulla di inedito, molto di prevedibile. Si tratta infatti della summa di quanto letto e sentito in questi lunghi e inutili anni italiani fatti di proiettili d’argento e di politici che coltivano orticelli tossici mentre il paese crepa avvelenato.

C’è tutto, si diceva: ad esempio, credere che le azioni di co-marketing degli aeroporti rispetto alle low cost siano alla base del fallimento di Alitalia. Logica assai fallace: se vietassimo queste prassi avremmo più costi di sistema sui distretti turistici, e la politica locale inizierebbe a strillare al danno causato dalla difesa a oltranza di un vettore che semplicemente non può fare la low cost.

Campo di gioco livellato e raso al suolo

Meloni, o meglio chi le ha scritto la letterina da mandare al giornale, dovrebbe sapere che, in tale contesto, unica via per tenere in vita Alitalia -forse- sarebbe quella di causare forti aumenti dei prezzi dei biglietti. Poiché pare che la domanda non sia inelastica al prezzo, ci sarebbero ricadute non piacevoli sul territorio. Muoia Alitalia con tutti i sindaci filistei?

C’è tuttavia qualcosa di utilizzabile, nella critica di Meloni: mettiamo tutto a gara, e vediamo come va a finire. Ho il sospetto che Alitalia non andrebbe comunque molto lontano, ma proviamo.

Altra osservazione da tricolore scaldato dalla fiamma: le low cost sono rimaste ferme durante la pandemia, mentre Alitalia volava in giro per il mondo a riportare a casa gli italiani. Mi asciugo una lacrimuccia e faccio presente che questo non è un argomento, per tacere della verifica della sua veridicità oltre che del fatto che non si vive di sole pandemie, e che gli stati possono requisire mezzi e precettare persone, oltre a usare mezzi di trasporto militare. Siamo patriottici ma non scemi, in sintesi.

Trasporti eccezionali

Scopriamo anche, sempre per la penna di Meloni, che

Alitalia è l’unica compagnia abilitata al trasporto di organi per trapianti, radiofarmaci e passeggeri in barella. A chi affideremo tutto questo con una “mini Alitalia” ripulita del nome e del glorioso marchio?

Sarò cinico e spregevole ma non credo che questa meritoria funzione non sia replicabile in altro contesto e modalità, né che si tratti di punto qualificante per giustificare l’antieconomicità strutturale della compagnia e il suo ennesimo auspicato sovradimensionamento. E infatti l’affermazione di Meloni è falsa, visto che anche NEOS è abilitata a tale trasporto.

Aggiungerei che Alitalia è l’unica compagnia “abilitata” al trasporto di papi, ma neppure questa mi pare motivazione idonea a mantenerla in essere a carico dei contribuenti. È appena il caso di osservare che le preghiere non le sono servite se non a far sparire il profitto, sterco del demonio.

Sorvolerei (appunto) sulla italiagna (lagna italiana), che trova puntuale applicazione nella frase “Air France ha avuto 88 euro a passeggero di rimborsi, Alitalia solo 9”. Le cose sono un po’ più complesse di così, onorevole Meloni.

E passiamo oltre anche su “Macron ha sospeso le tasse sulle compagnie aeree francesi”. L’Italia, invece, ha messo gabelle su ogni decollo da aeroporti italiani, con qualsiasi compagnia, per poter continuare a pagare anni di cassa integrazione senza tetto al personale delle compagnie aeree. Di una, in particolare. Questione di prospettive.

Lo Stato perdeva meno, signora mia

Più interessante un’altra osservazione meloniana:

[…] nessun ultraliberista si scandalizzi. Alitalia negli ultimi anni ha registrato perdite ingenti. Con la gestione pubblica erano molto inferiori. La forbice oscilla tra il 7% e il 25% del fatturato. Lo diciamo anche con autocritica, visto che fummo in maggioranza con i “capitani coraggiosi”del 2009, ma non abbiamo dogmi, si tentano soluzioni e se ne misurano gli effetti.

Corre l’obbligo di segnalare all’onorevole Meloni che la gara non è a chi perde meno soldi, tra proprietà pubblica e privata. Pare incredibile ma, prima della pandemia, c’erano vettori (non virali) che riuscivano a fare pacchi di soldi col trasporto passeggeri. E diciamo anche, non prima di esprimere apprezzamento per l’autocritica sui “capitani coraggiosi”, che rendere profittevole una compagnia aerea non richiede trial a tre fasi e doppio cieco, come fosse un farmaco o un vaccino. Quindi, nessun motivo per “tentare soluzioni e misurarne gli effetti”.

E quindi no, onorevole Meloni: lei porta su di sé il marchio (il marchietto) di non essere abbastanza “nuova” per poter parlare liberamente di cosa serve per rilanciare una compagnia aerea nazionale, per “prova ed errore”. Anche se tutto il paese pensa che lei sia “nuova”.

Solo per buongustai

Altro punto in cui l’autore della letterina di Meloni risulta assai poco ispirato è sempre il solito:

La presenza dello Stato è determinante per la difesa di un interesse pubblico strategico in una nazione che vive di turismo, cultura, enogastronomia, manifattura, promozione del Made in Italy. Presidiare la sovranità delle infrastrutture e dei collegamenti è vitale.

Serve commentare? Magari serve guardare le quote di mercato nel trasporto internazionale passeggeri per scoprire che già oggi i turisti arrivano in Italia con compagnie diverse da Alitalia. Qui è auspicabile che i trial clinici di Meloni, prima di accorgersi di questa palmare evidenza, richiedano meno dei dodici anni necessari a fare autocritica sui capitani coraggiosi.

Segue poi minuziosa analisi dei costi di Alitalia:

Lo stato controlla Eni ed è incredibile che paghi il carburante a prezzi fuori misura. Gli aerei oggi si possono reperire a prezzi ultra vantaggiosi. Cassa Depositi e Prestiti può acquistare la flotta da Boeing e Airbus e concederla in leasing ad Alitalia costi di mercato mentre l’affitto di aerei a prezzi stellari garantiva imprenditori cedenti che hanno creato la voragine.

Sulla cresta della costosa onda

Un attimo: che significa “fuori misura”? Eni fa la cresta sul carburante? Meloni è già andata dal giudice con la prove di questo misfatto? Lo stesso dicasi per i contratti di leasing. Gli aerei a prezzi “ultra-vantaggiosi” li ha trovati su eBay o con la raccolta punti di qualche supermercato? Non ci tenga in sospeso, andiamo matti per i business plan ben riusciti. Segue poi peana all’eccezionalismo italiano:

Ecco, l’Italia intera, con le famiglie che rischiano il lavoro, vuole mordente e visione. Nemmeno sa che abbiamo la compagnia tra le più sicure e la più puntuale, con i migliori piloti, il catering primo fra tutti, gli operai specializzati egli addetti alla manutenzione più bravi, l’assistenza al volo più professionale, tanto se ne è parlato male. Cedere questi standard di qualità significa arrendersi.

Un mondo di falliti di successo guarda all’Italia e ai suoi primati, cercando con ogni mezzo di sabotarli. “Mordente e visione, Italia campione”. Isole comprese:

Possiamo sapere, oltre a quanti soldi risparmieremmo con una mini compagnia, quanto ci costerà non avere più Alitalia, cioè quanto perderemmo se costretti a volare con altre compagnie per promuovere l’Italia nel mondo e quanti soldi dovremmo sborsare per la continuità territoriale con le isole e le aree meno sviluppate?

Volare, e voleremo

Italo Balbo

Sulla continuità territoriale potremmo (ma è solo una bizzarra ipotesi, sia chiaro) mettere a gara anche quella, visto che l’onorevole Meloni si è dimostrata sostenitrice della concorrenza sul co-marketing aeroportuale. A dirla tutta, sostiene concorrenza ma anche primato statale. Visto che parliamo della leader di un partito iconograficamente molto virile, diremmo strabismo di Marte. Altro materiale per Corrado Guzzanti.

La chiusa è un ibrido retorico tra patriottismo costituzionale e struggenti rimembranze di Italo Balbo:

La sovranità prevista dalla Costituzione si compone di tanti tasselli, tra cui la libertà di volare autonomamente, proprietari dei propri interessi, capaci di salvaguardare una delle tradizioni aviatorie più prestigiose della storia moderna. Una mini compagnia non ci farà toccare il cielo della rinascita italiana.

Volai, sempre volai, fortissimamente volai. O, meglio ancora: volare, e voleremo.

(Nella foto: il logo di Ala Littoria)




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