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Medio Oriente: c’è un “Asse di Resistenza” contro gli USA

«La scorsa settimana, Israele e gli Stati Uniti si sono scontrati simultaneamente con le forze dell’Asse della Resistenza sia a Gaza che in Cisgiordania, in Palestina, in Libano, Siria, Iraq e anche nello Yemen. Il che può essere visto anche come un livello particolarmente basso di intensità, di un impegno militare indiretto con l’Iran», informa Rami G Khouri su Al Jazzera [1].

 

In particolare, le milizie Hezbollah (Libano), Hamas (Palestina) e Ansar Allah (Yemen) insieme alla resistenza dell’Iran alle provocazioni americane e israeliane hanno costituito un vero e proprio “Asse di Resistenza”: «La realtà emergente – prosegue il giornalista esperto di Medio Oriente – è che l’Asse di Resistenza che unisce l’Iran con una mezza dozzina di grandi e piccoli attori arabi, non statali e armati, sta diventando sempre più forte».

« Il crescente potere, integrazione e influenza dell’Asse della Resistenza si collocano tra gli sviluppi geostrategici più significativi avvenuti in Medio Oriente nell’ultimo mezzo secolo », aggiunge Rami G Khouri su Al Jazzera.

Ansar Allah ( i cosiddetti Houthi ), compongono con Hamas e Hezbollah l’asse di Resistenza

« La nuova abilità di Hamas nell’attaccare Israele e nel difendere le proprie risorse lo avvicina alle capacità qualitative di Hezbollah; e la comprovata competenza di Ansar Allah [ nome corretto delle milizie yemenite, NdR ] negli attacchi con droni e missili contro l’Arabia Saudita, gli Emirati Arabi Uniti e le spedizioni del Mar Rosso ne aumentano l’abilità militare ».

Il giornalista avvisa: « Washington sta prendendo in considerazione attivamente attacchi militari contro Ansar Allahsebbene l’Asse della Resistenza e la storia yemenita – in linea con il loro atteggiamento di sfida – suggeriscano che ciò non scoraggerebbe futuri attacchi contro le navi ».

Ma « Anche il Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti esita ad entrare in qualsiasi tipo di interazione militare nello Yemen, perché capisce quanto sia difficile » [2], spiega il giornalista.

Infatti, « le capacità di Ansar Allah stanno migliorando: dopo aver costretto l’Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti a porre fine alla guerra contro lo Yemen, nell’ultimo mese ha attaccato almeno 100 navi nel Mar Rosso con grande efficienza ».

Rami G Khouri ricorda l’andamento della guerra in Yemen in corso dal 2014: « L’Arabia Saudita ha intrapreso una guerra contro lo Yemen per cinque anni con americani e britannici supporto tecnico, rifornimento di carburante, intelligence e tutta questa roba. E hanno perso. Sono stati cacciati. I sauditi dovevano lasciare lo Yemen. Gli Emirati sono usciti prima, perché sono ancora meno efficienti in guerra. E gli Emirati sono acquattati nello Yemen meridionale e cercano di fondare lì una sorta di nuovo paese o qualcosa del genere ».

Quel che conta però è che « i sauditi se ne sono andati. Quindi comprendono le capacità di Ansar Allah e del popolo yemenita. Nel corso del tempo, gli yemeniti hanno sconfitto quasi ogni singola persona che ha tentato di entrare nel loro paese e dominarlo, occuparlo o dargli ordini. Quindi questo è un dato di fatto » [1].

Medio Oriente, Times: l’attacco USA e UK agli Houthi sarebbe imminente

Eppure, l’attacco dell’Impero d’Occidente allo Yemen sarebbe imminente. RT, riportando il quotidiano londinese Times, riferisce che « Londra e Washington dovrebbero rilasciare una dichiarazione congiunta nel corso della giornata di domenica, avvertendo gli Houthi di cessare immediatamente gli attacchi o di affrontare un’azione militare da parte dell’Occidente. Il messaggio è inteso come un “avvertimento finale” » [3].

Se i combattenti yemeniti non dovessero dare ascolto all’avvertimento, prosegue il Times, « navi e aerei da guerra britannici e americani lanceranno missili contro obiettivi “pre-pianificati” nello stesso Yemen e sul Mar Rosso » [3].

al-Sayeed-Abdul-Malik-Badr-al-Din-al-Houthi

l leader della Rivoluzione yemenita, però, al- Sayeed Abdul-Malik Badr al-Din al-Houthi [nella foto], per come riportato dall’agenzia di stampa locale Saba, ha già risposto che: « se gli americani desiderano un’ulteriore escalation, prendendo di mira il nostro Paese, non staremo a guardare: li prenderemo di mira, renderemo le navi da guerra americane, gli interessi americani e il traffico marittimo americano un obiettivo per i nostri droni e le nostre operazioni militari » [4].

Rami G Khouri, intervistato da “Democracy Now”, una ONG d’informazione indipendente statunitense, afferma poi che « Washington non sa come impegnarsi nella politica estera. Usano le loro capacità di guerra. Usano le sanzioni. Mettono il veto alle Nazioni Unite. Fanno minacce. Cercano di inventare queste grandiose coalizioni. E la maggior parte di questi hanno fallito, a partire dal Vietnam, dall’Afghanistan, dall’Iraq, dallo Yemen, oggi. Non funzionano. E continuano a provarli. È molto sconcertante » [2].

Ma sembra proprio che gli USA debbano per forza continuare a mostrare i propri “muscoli” militari. E a giorni, dopo lo scontro sul mar Rosso di fine d’anno nel quale sono state affondate tre motovedette yemenite, si attendono novità nere.




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