venerdì 3 giugno 2022 - Giuseppe Aragno

Mattarella "fa la festa" alla Repubblica

 Mattarella ha ribadito ufficialmente la sua posizione sul tragico conflitto che ci vede protagonisti nel ruolo incostituzionale di cobelligeranti.

 Ha reso così ancora più fitta l’ombra che avvolge il suo ruolo di garante della Costituzione da quando, dopo sette anni di presidenza, ha accettato la rielezione. Un’ombra fitta e profonda, perché, da giurista qual è, per ragioni di costituzionalità, aveva più vole e giustamente rifiutato di tornare al Quirinale.

Con quest’ombra che ne appanna la figura, ieri ha sostenuto la legittimità del nostro intervento in una guerra scoppiata per controversie internazionali. Ha fatto, cioè, il contrario di quanto gli ordina quella Costituzione di cui dovrebbe essere garante. Invece di assumere il ruolo neutro di pacificatore, ha ospitato, infatti, i diplomatici di un Paese in guerra e ha sbattuto la porta in faccia a quelli che stanno dall’altra parte.

Poteva utilizzare un criterio unico – tutti o nessuno – ha scelto invece una parte, si è schierato e da bravo cobelligerante ha dettato le condizioni: la guerra finirà solo quanto tutto tornerà com’era prima che scoppiasse. Costi quel che costi, anche un conflitto nucleare. Non una mediazione, quindi, non un intervento per la pace e l’invito a una trattativa, ma un vero e proprio ultimatum.
Il nostro Parlamento, intanto, che nel suo insieme, è molto preoccupato per la sorte della sedicente democrazia ucraina, si disinteressa completamente di ciò che accade alla nostra Repubblica. Così stando le cose, oggi non si fa festa per la Repubblica, ma si prende atto che ormai da anni i nostri bipresidenti, Napolitano e Mattarella, hanno “fatto la festa” alla Repubblica e alla sua Costituzione democratica e antifascista, fondata sul ripudio della guerra come soluzione delle controversie internazionali.




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