Marte, cosa ci dice la quiete tra le due tempeste?
Tra gli impatti di asteroidi che hanno formato i grandi crateri presenti sulla superficie di Marte c’è un periodo di quiete di circa 400 milioni di anni. Per i ricercatori questa pausa tra la formazione dei crateri è una prova della teoria dell’intenso bombardamento tardivo che ha interessato anche la Luna e Mercurio.
Gli scienziati hanno focalizzato la loro attenzione sui crateri più grandi e importanti di Marte. Il primo e più antico è Borealis, un cratere che si estende per circa 9650 chilometri e abbraccia la maggior parte dell’emisfero nord del pianeta. Questo cratere si è formato circa 4,5 miliardi di anni fa, quando il pianeta era appena nato. Gli altri importanti bacini presi in considerazione dagli scienziati sono invece più recenti. Si tratta di Hellas, Isidis, Argyre e Utopia, che si sono formati tra 4,1 e 3,8 miliardi di anni fa, proprio nel periodo in cui gli scienziati ritengono che si sia verificato l’intenso bombardamento tardivo.
Ma cosa è successo in quell’intervallo di 400 milioni di anni tra la formazione di Borealis e quella degli altri quattro e più recenti bacini? Questa la domanda che si sono posti Bottke e colleghi, ma la risposta che hanno ottenuto li ha decisamente sorpresi: in quell’intervallo di tempo sulla superficie di Marte non è successo assolutamente nulla di rilevante. Se qualcosa fosse accaduto tra le due tempeste che hanno rimodellato la superficie di Marte, i ricercatori avrebbero dovuto osservare dei crateri con caratteristiche di conservazione simili alle loro, ma così non è stato. Un vero e proprio periodo di quiete, in cui non c’è stata formazione di crateri o bacini che indicassero un’importante pioggia di meteoriti o altri eventi legati a impatti.
Una quiete che però rivela molto del pianeta rosso. L’unica conclusione possibile, secondo i ricercatori, è che proprio come per Mercurio e la Luna, anche Marte abbia subito l’intenso bombardamento e che la presenza dei suoi crateri sia una prova a sostegno di quella che al momento resta solo una teoria. Un periodo di quiete che, ne sono sicuri i ricercatori, può dire anche molto sulla sua evoluzione planetaria e che apre nuovi scenari sul passato geologico del pianeta.
Crediti immagine: University of Arizona/LPL/Southwest Research Institute