martedì 17 maggio 2016 - Domenico Attanasii

Marco Pannella e gli indiani d’America

JPEG - 1 Mb
Pannella commosso
Pannella si commuove in mezzo all’on. Paolo Tancredi e il Sindaco della Città di Teramo, Maurizio Brucchi

 

Ci sono tante persone, anche giovani, che tirano a campare. Questa è una società che non ti dà più stimoli. Vedere persone che si lasciano comprare, che leccano i piedi e accettano mortificazioni pur di stare a galla. E' così che uno muore perché ha sposato l'ovvio, il banale. (Dario Fo)

C'è chi, per decenni, dai propri diciotto anni in avvenire, ha votato Pannella per esprimere un malessere esistenziale, il dissenso nei confronti di una classe dirigente delineata e segnata dai Radicali con il tratto netto di una matita blu.

Ogni Dio ha il proprio padrone. L'uomo si è impossessato del cielo e degli inferi per sbarrare con robusti lacci psicologici l'accesso al cospetto del Signore.

Con la "chiave" accettata dal leader dei Radicali, ci si sente traditi e, soprattutto, ingannati. Marco Pannella avrebbe potuto imporre un cortese rifiuto, come molti altri nel mondo hanno fatto, nel perorare nobili cause. 

Personaggi finanche più ricorrenti nella memoria collettiva, quanto Marlon Brando e la sua assenza agli Oscar del 1973, per protesta contro il trattamento degli indiani d'America nell'industria del cinema. 

Non bisognerebbe accettare riconoscimenti da chi politicamente ha reso Teramo più triste, misera e culturalmente effimera, attraverso scelte amministrative assai discutibili.

Stanchezza che penetra nell'anima guardare la foto di un grande affabulatore delle folle accerchiato, ed esibito come un trofeo internazionale, da anonimi politici locali.

L'on. Paolo Tancredi del NCD e il Sindaco Maurizio Brucchi, consegnano le chiavi della Città di Teramo a Giacinto Pannella, detto Marco.

Le regole sono regole se non le segui sono solo indicazioni

 




Lasciare un commento